Nella gestione del Dipartimento Salute, come riprovano le deliberazioni di Giunta che determinano i tetti di prestazioni che le strutture dell’assistenza specialistica ambulatoriale possono erogare ai cittadini, prevale ancora un “modus operandi”, un insieme di scelte e comportamenti, che di fatto penalizzano e in alcuni casi discriminano le stesse strutture con conseguenze negative sull’utenza regionale ed extraregionale. E’ questa la posizione espressa dai rappresentanti di Sanità Futura (Michele Cataldi) e FederAnisap (Antonio Flovilla), tra gli altri, nel corso dell’audizione ieri in Quarta Commissione.
In particolare, Michele Cataldi (Sanità Futura) nel fare la cronistoria del confronto in Regione ha detto che con l’accordo sottoscritto tra le parti il 16 febbraio scorso alla presenza del Presidente Pittella si confidava nell’avvio di una nuova fase, invece – ha affermato – siamo tornati indietro di molti anni. Nonostante non si sia tenuto fede ad impegni sottoscritti noi – ha continuato – vogliamo continuare a dare credito alle istituzioni e per questo sollecitiamo un’iniziativa, non certo formale, della Quarta Commissione. Cataldi ha evidenziato che l’accordo ribaltava la logica dell’assegnazione dei tetti sul cosiddetto “storico” inteso come fatturato di ciascuna struttura per affermare, finalmente, i principi dei fabbisogni di prestazioni con riferimento ai territori e alla “sana competitività” con la conclusione condivisa di procedere alla programmazione dei tetti “senza riduzione tariffaria anche attraverso risorse aggiuntive a quelle disponibili” che per il 2018 ammontano a 25,7 milioni di euro. Tutto ciò non è avvenuto nonostante il senso di responsabilità dimostrato dalle Associazioni di categoria sino alla rinuncia a ricorsi e al contenzioso che hanno prodotto negli anni per effetto di sentenze sfavorevoli alla Regione spese per diversi milioni di euro. Di fronte a questo comportamento non abbiamo altra scelta dei ricorsi al Garante Autorità Concorrenza e Mercato e al Tar di Basilicata che si sono già espressi in passato il primo con documenti di censura e il Tribunale Amministrativo con recenti sentenze a favore di strutture sanitarie costringendo la Giunta a rifare atti amministrativi e di spesa.
Quanto alla mobilità sanitaria – vale a dire ai lucani che si rivolgono a strutture extraregionali, con una spesa annua superiore ai 40 milioni di euro – Sanità Futura ha ribadito le proposte per incrementare le entrate attraverso l’incremento di prestazioni e servizi a favore di cittadini-utenti di altre regioni. Accade purtroppo – ha detto Cataldi – che se un cittadino della provincia di Foggia o della provincia di Bari telefona al nostro CUP per prenotare una visita specialistica piuttosto che un esame diagnostico e si rivolge a noi siamo costretti a rifiutare la prestazione per il “tetto” che ci è stato imposto, quel tetto che continua ad ignorare i cambiamenti intervenuti in questi anni a partire dai fabbisogni territoriali ed extraregionali vanificando di fatto la libera scelta del cittadino a curarsi dove ritiene più opportuno.Ribadiamo, in sintesi, la nostra posizione: più tutele per i pazienti e più garanzie per le strutture più piccole ma con maggiore potenziale di distribuzione territoriale; sana competizione che garantisce il diritto di libera scelta del luogo di cura e che premia quelle strutture che assicurano un’offerta di prestazioni ampia e di qualità; più controlli sull’appropriatezza e sugli sprechi. Poiché il lavoro di imprese e operatori e la stessa salute dei cittadini non possono essere condannati in perpetuo ad una riedizione punitiva del “gioco dell’oca” noi siamo decisi a far saltare questo assurdo e dannoso passatempo, attivando lo Sportello del Malato.
Antonio Flovilla (FederAnisap) ha sottolineato che purtroppo solo a parole si riconosce al sistema delle strutture private accreditate – che assorbe complessivamente appena il 5% della spesa regionale per la sanità – il ruolo di cooperazione paritaria con il sistema pubblico, dimostrando scarsa consapevolezza che senza i nostri centri le liste d’attesa per il cittadino si allungherebbero ulteriormente. A proposito di spesa, la Regione Basilicata come hanno fatto altre tra cui la Campania che pure non è certo tra le regioni virtuose, non solo non ha reperito altri fondi ma non indica dove finiscono quelli destinati all’ospedalità privata che come è noto da noi, eccetto una quota molto residuale per 40 posti al Don Uva, riguardavano sino a poco tempo fa l’ex Clinica Luccioni di Potenza. Dunque la “coperta” è stretta e – ha detto ancora Flovilla – accade che si applicano criteri differenti tra prestazioni e prestazioni. E’ il caso dei laboratori di analisi che hanno già subito un danno medio del 30% per effetto della diminuzione delle tariffe e si ritrovano adesso dopo il danno la beffa di ulteriori riduzioni per il criterio del fatturato invece di individuarne un altro più equo. Il risultato: ci sono laboratori che si ritrovano un nuovo tetto sino a 300 mila euro in meno. Il vice presidente nazionale FederAnisap ha quindi sollecitato di riparametrare l’indicatore in attesa del reperimento di nuove risorse in modo da avviare concretamente la competitività, attraverso una revisione delle deliberazioni di giunta. Ci sono dunque – ha concluso Flovilla – ampi margini di intervento sia in sede tecnica che politica per ristabilire condizioni di equità che favoriscano direttamente l’utenza. E la Commissione ha un ruolo importante da svolgere in questa direzione.
Tetti di spesa sanità privata, audizioni in 4^ Commissione Regione Basilicata
Michele Cataldi (Sanità Futura), Antonio Flovilla (FederAnisap) e Michele Cannizzaro (Cicas) hanno criticato il provvedimento, illustrato in tutti i suoi aspetti dal dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi
Le delibere della Giunta regionale che determinano i tetti di spesa per le prestazioni che le strutture dell’assistenza specialistica ambulatoriale possono erogare ai cittadini, “di fatto penalizzano e in alcuni casi discriminano le stesse strutture con conseguenze negative sull’utenza regionale ed extraregionale”. E’ questa la posizione espressa dai rappresentanti di Sanità Futura (Michele Cataldi),FederAnisap (Antonio Flovilla) e Cicas (Michele Cannizzaro)centro delle audizioni svolte ieri nella quarta Commissione (Politica sociale) presieduta da Vito Giuzio.
Al centro del confronto in particolare la determinazione per il 2018 dei “tetti di spesa per l’assistenza specialistica ambulatoriale e per l’assistenza ospedaliera per acuti”, che è stata nella stessa riunione illustratain tutti i suoi aspetti alla Commissione dal dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi.
Michele Cataldi (Sanità Futura), nel fare la cronistoria del confronto in Regione, ha detto che “con l’accordo sottoscritto tra le parti il 16 febbraio scorso alla presenza del presidente Pittella si confidava nell’avvio di una nuova fase, invece siamo tornati indietro di molti anni”. Cataldi ha evidenziato che l’accordo ribaltava la logica dell’assegnazione dei tetti sul fatturato “storico” di ciascuna struttura “per affermare, finalmente, i principi dei fabbisogni di prestazioni con riferimento ai territori e alla ‘sana competitività’ con la conclusione condivisa di procedere alla programmazione dei tetti senza riduzione tariffaria anche attraverso risorse aggiuntive a quelle disponibili che per il 2018 ammontano a 25,7 milioni di euro”. “Tutto ciò non è avvenuto – ha aggiunto – nonostante il senso di responsabilità dimostrato dalle associazioni di categoria sino alla rinuncia ai ricorsi e al contenzioso che hanno prodotto negli anni per effetto di sentenze sfavorevoli alla Regione. Di fronte a questo comportamento non abbiamo altra scelta dei ricorsi all’autorità garante della concorrenza e del mercato e al Tar della Basilicata che si sono già espressi in passato il primo con documenti di censura e il tribunale amministrativo con recenti sentenze a favore di strutture sanitarie costringendo la Giunta a rifare atti amministrativi e di spesa”.Quanto alla mobilità sanitaria – che presenta una spesa annua superiore ai 40 milioni di euro per i lucani che si rivolgono a strutture extraregionali, Sanità Futura ha ribadito “le proposte per incrementare le entrate attraverso l’incremento di prestazioni e servizi a favore di cittadini-utenti di altre regioni”.
Antonio Flovilla (FederAnisap) ha sottolineato che “purtroppo solo a parole si riconosce al sistema delle strutture private accreditate – che assorbe complessivamente appena il 2,5 per cento della spesa regionale per la sanità – il ruolo di cooperazione paritaria con il sistema pubblico, dimostrando scarsa consapevolezza che senza i nostri centri le liste d’attesa per il cittadino si allungherebbero ulteriormente”. A proposito di spesa, “la Regione Basilicata, come hanno fatto altre tra cui la Campania, che pure non è certo tra le Regioni virtuose, non solo non ha reperito altri fondi – ha detto ancora Flovilla –ma non indica dove finiscono quelli destinati all’ospedalità privata. Dunque la ‘coperta’ è stretta e accade che si applicano criteri differenti tra prestazioni e prestazioni. E’ il caso dei laboratori di analisi che hanno già subito un danno per effetto della diminuzione delle tariffe e si ritrovano adesso dopo il danno la beffa di ulteriori riduzioni per il criterio del fatturato invece di individuarne un altro più equo. Il risultato: ci sono laboratori che si ritrovano un nuovo tetto sino a 300 mila euro in meno”. Il vice presidente nazionale FederAnisap ha quindi sollecitato “di riparametrare l’indicatore in attesa del reperimento di nuove risorse. La riparametrazione consiste nell’opzione tra la condizione di miglior favore individuata tra la media del triennio 2015/2017 e la produzione del 2017. Questo perché nel corso del triennio di riferimento i laboratori di analisi hanno subito una riduzione tariffaria media del 37 per cento, nonostante ciò hanno continuato ad erogare la stessa quantità di prestazioni e alcuni addirittura una quantità maggiore, in modo da avviare concretamente la competitività, attraverso una revisione delle deliberazioni di giunta. Ci sono dunque – ha concluso Flovilla – ampi margini di intervento sia in sede tecnica che politica per ristabilire condizioni di equità che favoriscano direttamente l’utenza. E la Commissione ha un ruolo importante da svolgere in questa direzione”.
Michele Cannizzaro (Cicas) si è innanzitutto riferito a un altro recente provvedimento della Giunta regionale, adottato per stabilire i criteri e la quantificazione delle somme che le strutture private devono avere per gli anni 2015/2017 a seguito dei pronunciamenti del Tar. A suo parere “questo provvedimento della Giunta è illegittimo. Sul 2015 l’interpretazione della delibera, per quanto non conciliabile nonché in virtù della sua difformità rispetto all’accordo, tenta di applicare le sentenze del Tar, mentre per il 2016 e il 2017 non solo non applica le sentenze, non solo è difforme dall’accordo ma prende come riferimento un dato oggetto di censura da parte del Tar: assegnare come tetto il liquidato dell’anno precedente non può non tenere presente che per il 2016/2017 il tetto è viziato o oggetto di annullamento già per la sua quantificazione derivante dalla delibera della Giunta n. 1650”. “Noi abbiamo avuto un atteggiamento responsabile – ha detto -, nella speranza di poter arrivare a una mediazione. Le strutture che avevano fatto ricorso avevano rinunciato a delle risorse e ci saremmo aspettati l’attuazione dell’accordo del 16 febbraio, ma invece ci troviamo di fronte ad un totale stravolgimento di quell’accordo”. Quanto all’altro provvedimento della Giunta, che fissa il tetto di spesa per il 2018,“abbiamo chiesto un incontro – ha aggiunto – perché non abbiamo capito il metodo con cui sono giunti a quella quantificazione. Abbiamo anche chiesto di spiegarci quando si parla di ‘tetto teorico’ a cosa ci si riferisce, a noi sfugge, ma non abbiamo avuto risposta”. “Oggi purtroppo – ha concluso Cannizzaro – ci troviamo di fronte all’obbligo di adire il Tar. Chiediamo di rivedere in autotutela la deliberasulle somme per il periodo 2015/2017 e di ridiscutere quella relativa ai tetti per il 2018, anche perché una corretta programmazione richiede accordi triennali. Inoltre, considerato che neanche le sentenze vengono rispettate, siamo costretti a valutare di adire la magistratura ordinaria e contabile”.
“La delibera n. 316/2018 – ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi – riguarda la definizione del tetto regionale, fissato nel rispetto del decreto legge 2015, che fa riferimento alla spesa del 2011 meno il 2 per cento. La somma stanziata, pari a 25 milioni e 738 mila euro,tiene anche conto della spesa di competenza del 2011 riconosciuta successivamente. La ripartizione riguarda le sole strutture già contrattualizzato, quindi la delibera non prevede nuove contrattualizzazione con queste risorse”. Pafundi ha evidenziato che “l’accordo del 16 febbraio, che è stato rigettato da alcune sigle quando si sono fatti i calcoli, esplica fortissimi effetti non su questa delibera ma sulla delibera 400, che riguarda le annualità 2015/2017”. Con la delibera 316/2018, invece, “abbiamo fatto il tentativo di trovare una soluzione unica e condivisa da tutte le parti, ma in assenza di una proposta unitaria da parte delle associazioni, il dipartimento si è assunto la responsabilità di formulare una proposta per evitare che si arrivi tardi come è già accaduto nel 2015”. Abbiamo ricercato il criterio più equo possibile che non creasse distorsioni nel sistema, cercando innanzitutto di tutelare i piccoli centri, con una produzione inferiore ai 100 mila euro, che non hanno subito decurtazioni. È stato preso a riferimento il valore medio delle prestazioni erogate negli anni 2015, 2016, 2017, questo per tutte le strutture tranne che per i laboratori, che hanno avuto una vita diversa dalle altre strutture, perché nel 2015 con l’applicazione delle tariffe del dm12 ottobre 2012 hanno visto una diminuzione delle tariffe. Quindi per tutelare i laboratori è stato applicato un criterio un po’ diverso: abbiamo preso a riferimento il 2017, perché metà anno è stato fatto con tariffe aggiornate. Abbiamo definito un criterio che seguisse le prestazioni effettivamente erogate, non penalizzasse le strutture di laboratorio e non penalizzasse i piccoli operatori”. Per quanto attiene alla competitività, infine, Pafundi ha infine detto che la Giunta ha assunto l’impegno di verificare, con proposte legislative, la possibilità di assegnare ulteriori risorse al comparto con fondi di bilancio, per dare una riposta a nuove aziende e al problema dei tetti sforati nel 2017. Questioni che saranno affrontate con risorse che il Consiglio regionale dovrà individuare per questa fattispecie.
Nel breve dibattito che è seguito sono intervenuti i consiglieri Perrino, Lacorazza, Benedetto, Pace, Galante e il presidente Giuzio.
Alla riunione della Commissione, oltre al presidente Vito Giuzio (Pd), hanno partecipato i consiglieri Bochicchio (Psi), Galante (Ri), Soranno (Pp), Rosa (Lb-Fdi), Napoli, Benedetto, Perrino (M5s), Pace (Gm) e Lacorazza (Pd).