Tetti di spesa da assegnare annualmente alle strutture sanitarie private accreditate, Flovilla (FederAnisap): Regione Basilicata diventa caso nazionale in negativo. Di seguito la nota integrale.
“Sulla questione dei tetti di spesa da assegnare annualmente alle strutture sanitarie private accreditate la Regione Basilicata è diventata in negativo un “caso nazionale” in quanto continua a collezionare sentenze del TAR che annullano le delibere che negli anni sono le stesse nella sostanza e nel merito perché adottano l’identico sistema censurato dai magistrati. In sostanza, manca la capacità progettuale di determinare i tetti di spesa per la sanità privata accreditata, con la conseguenza che questa incapacità si tradurrà, in termini di bilancio economico finanziario regionale, in un vero e proprio rischio di default del sistema sanitario se non arginato rapidamente ed in maniera efficace”. E’ quanto dichiara Antonio Flovilla, vice presidente nazionale FederAnisap (con delega al Mezzogiorno).
Flovilla si riferisce a due recenti sentenze del TAR Basilicata, depositate nel mese di maggio, che accolgono i ricorsi presentati da due strutture (una di Laboratorio e una di FKT) operanti in Basilicata con i quali si chiedeva l’annullamento della delibera che stabiliva nuovamente (ma in modo assolutamente identico a quanto prevedeva una precedente delibera già annullata) i tetti di spesa per l’anno 2018 per la sanità privata accreditata.
“I dati ricavabili dalle sentenze in questione – sottolinea Flovilla – sono almeno due, uno metodologico ed uno di merito. In primo luogo, per definire la questione dei tetti di spesa per l’anno 2018, la Regione Basilicata ha riproposto un provvedimento già annullato dal Tribunale Amministrativo Regionale della Basilicata con la sentenza n. 700/2019. Sul punto, nella sentenza n. 296/2021, il TAR ha osservato che “è agevole rilevare come il provvedimento qui in contestato, ben lungi dal cogliere le sollecitazioni recate dalla richiamata sentenza, non abbia colmato lacuna alcuna, restando oscuri i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno indotto parte resistente a riproporre i criteri di computo diversi, sperequati e divisivi, per il valore di partenza su cui operare la determinazione del tetto, in quanto per le sole strutture di laboratorio si è fatto riferimento all’entità della produzione 2017, mentre per le strutture delle altre branche si è adottato quello della “media delle produzioni del triennio 2015-2017”. Insomma, la Regione ha ingiustificatamente reiterato la palmare disparità di trattamento tra laboratori e altre tipologie di strutture, nonché tra strutture afferenti alla stessa branca, con statuizioni già censurate in precedenza, né tale carenza motivazionale può essere sanata tramite eterointegrazione, non essendo possibile cogliere distinzioni tipologiche e normative nell’unitario quadro disciplinare concernente le prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Sotto altro profilo, il TAR ha rilevato come, in distonia con quanto deciso nella sentenza n.700/2019, il prospetto di riparto allegato alle (caducate) deliberazioni nn. 316/2018 e 367/2018 è rimasto immutato, con la conseguenza che permangono le “censure di opacità del criterio di riparto”, non risultando individuate né la classe di casi in cui ricondurre ciascuna delle strutture, né il tetto teorico attribuito a ciascuna di esse, né il metodo di computo del tetto di spesa effettivamente assegnato alle stesse, e certamente non contribuendo in tal modo neppure a chiarire quali siano stati i criteri applicati in concreto dall’Ente regionale.
Sicuramente, si tratta di una situazione ereditata dal precedente governo regionale, tuttavia, resta stridente l’atteggiamento inerte della Regione Basilicata, ed in particolare del Dipartimento Salute rispetto a una questione di tale rilevanza che interessa il sistema della sanità privata accreditata, che – è utile ricordare – occupa oltre 600 addetti. Il rischio – conclude Flovilla – è che se non si interviene in maniera immediata, corretta e radicale si potrebbero produrre notevoli danni a carico del bilancio regionale, con conseguenze negative facilmente immaginabili”.