Il Dipartimento Salute e la Giunta Regionale hanno di tempo sino al 2 ottobre prossimo per assumere determinazioni in relazione al parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha accolto le osservazioni di Sanità Futura in merito alla definizione dei criteri peri “tetti di spesa” assegnati annualmente alle strutture sanitarie private accreditate. Lo ha comunicato oggi il Presidente di Sanità Futura Michele Cataldi che insieme ai dirigenti Giuseppe De Marzio, Antonio Mussuto e ad alcuni titolari di strutture associate, ha tenuto una conferenza stampa per illustrare il parere a firma del Presidente dell’Autorità Giovanni Pitruzzella e per illustrare le ulteriori iniziative dell’Associazione.
In sintesi – è stato detto ai giornalisti – sono state riconosciute valide tutte le motivazioni della nostra posizione di netta contrarietà rispetto ai contenuti delle deliberazioni di giunta assunte in materia di tetti di spesa,questione che è strettamente intrecciata a quella delle liste di attesa e al diritto dei cittadini alla salute. Dal mancato parere espresso dalla Quarta Commissione, al metodo di definizione dei tetti per ciascuna struttura, ai ritardi accumulati (i tetti 2017 decisi a dicembre 2017) l’Autorità rileva che il solo criterio della “spesa storica” di ciascuna struttura “non consente di prendere in considerazione parametri quali-quantitativi legati ad una serie di aspetti e si traduce in un freno alla concorrenza tra le strutture sanitarie”. In sostanza – ha detto Cataldi – sono i diritti del cittadino alla libera scelta di dove curarsi e dell’imprenditore ad esercitare la propria attività che risultano pesantemente compromessi. Il risultato è da un lato l’impossibilità a smaltire le liste di attesa per esami e prestazioni specialistici che il pubblico non è in grado di soddisfare e dall’altra la mancanza di possibilità di programmazione per le imprese che svolgono un servizio a favore del SSR. Ovviamente non ci sentiamo appagati dalle prescrizioni dell’Autorità e né potremmo esserlo – ha continuato – fino a quando non saranno ripristinati i due diritti attraverso criteri fondati su una sana competizione e sulla qualità dei servizi e delle prestazioni. Per questo aspettiamo le conseguenti decisioni di Assessore e Giunta ai quali più volte abbiamo ribadito il nostro punto di vista: il problema centrale determinato dal groviglio di interpretazioni su norme e procedure è causato dalla macchina burocratica ma se non lo si supera si diventa fino in fondo corresponsabili. Per tutti l’esempio del contenzioso tra strutture sanitarie accreditate e Regione che come testimoniano le numerose sentenze del Tar e della magistratura danno tutte ragione alle strutture e producono l’effetto di pagare decine di milioni di euro in più alla Regione che invece potevano essere investite diversamente. Il Presidente di Sanità Futura ha insistito sulla concrta possibilità di superare le liste di attesa così come è avvenuto di recente con l’intesa Regione Lazio-associazioni di categoria. Le liste di attesa sono liste di persone, sono liste di speranza, che sia “solo” un controllo o un esame, e spesso si trasformano anche in viaggi della speranza. Dovrebbero dargli un nome più appropriato come “ritardo nella cura”. Sono 43 le prestazioni salvavita che invece – come sostiene Sanità Futura – vanno sottratte ai tetti.Per dare un’idea della situazione Sanità Futura ha parlato digrande “gioco dell’oca”della sanità lucana con il ritorno alla casella di partenza e l’aggravante del tempo perduto (almeno tre anni), dei problemi inevitabilmente peggiorati e delle crescenti difficoltà delle strutture sanitarie private accreditate (oltre 60 con circa 700 operatori-lavoratori).Qualunque passo in avanti ci riporta nella casella dei “prigionieri”. Il parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è la novità chesposta più di una casella in avanti. Anche se l’arrivo resta lontano soprattutto a causa delle grandi manovre elettorali in atto. Ma non si può certo abbassare la guardia per fare in modo che le strutture sanitarie private accreditate possano erogare i servizi sanitari 365 giorni all’anno per non perdere l’efficacia delle cure sui pazienti, per mantenere costante la performance qualitativa della struttura e per mantenere attivi tutti i posti di lavoro che in sanità non possono essere interinali.L’Autorità ha reso noto che la “mancata tempestiva definizione dei criteri per i tetti di spesa (secondo i rilievi mossi) potrà essere valutata nell’ambito dell’esercizio dei poteri di cui art.21-bis della legge n.287/90”. Sanità Futura ha annunciato una campagna di mobilitazione di strutture ed operatori, una campagna di informazione a favore dei cittadini e un pacchetto di iniziative perché la classe dirigente e politica dia un segnale di buon senso dalla parte di cittadini ed operatori.
Set 21