Ticket sanità, allarme Ministro Balduzzi trova distratti i politici regionali: E’ quanto sostiene in una nota Michele Cataldi di Sanità Futura. Di seguito la nota integrale.
Forse troppo impegnati, dopo 19 mesi dal primo annuncio, nella rimodulazione dei ticket sanitari sulla specialistica, i politici della nostra regione appaiono piuttosto distratti rispetto all’allarme lanciato, con tono forte e chiaro, dal Ministro alla Salute Balduzzi: bisogna aspettarsi altri due miliardi di ticket, che entrano in vigore dal primo gennaio 2014. Anche se è lo stesso Ministro a dire che ”sono insostenibili per i cittadini e per il Servizio sanitario”, scaricando la patata bollente sul governo che verrà, sempre nella speranza, ribadita “in tutte le lingue” dal sistema delle piccole e medie imprese del Paese, che ci sarà un nuovo governo, perché ogni giorno chiudono decine di pmi. A proposito il Ministro ci fa sapere che gli italiani hanno sborsato nel 2012 di tasca propria circa 4,4 miliardi di euro di ticket tra farmaci, visite, esami e accessi al Pronto Soccorso. Noi, nonostante ripetute sollecitazioni, non sappiamo invece quanto ha effettivamente incassato la Regione Basilicata. Secondo il preconsuntivo 2012, a livello nazionale, in ambulatori e ospedali pubblici l’aumento è stato del 13%, passando da 1,3 a 1,5 miliardi pagati dai cittadini. Per i farmaci i cittadini hanno pagato poco più di 2 miliardi di euro (la spesa ‘out of pocket’ é variata di poco rispetto al 2011 mentre la spesa per il Servizio sanitario è calata di quasi un miliardo per effetto della spinta ai generici e per gli sconti applicati dalle farmacie) mentre per visite ed esami in strutture private ma convenzionate con il Ssn i ticket sono costati agli italiani 755 milioni di euro. Sulla specialistica ha pesato anche il ‘superticket’, reintrodotto da metà 2011.
Noi restiamo fortemente preoccupati che le ragioni del “ticket in salsa lucana” siano state principalmente ispirate dal far cassa in modo rapido e facile, forse anche oltre le necessità riconducibili al ticket nazionale. Se così dovesse essere, il problema per i lucani resterebbe ancora tutto intero nella sua dimensione ingiusta, iniqua e discriminatoria: perfino pugliesi e campani sono trattati meglio di noi.
L’auspicio è che l’allarme del Ministro e l’ordine del giorno approvato all’unanimità in Consiglio Regionale riaprano le condizioni del confronto, a questo punto non solo con il governo regionale ma con l’intero Consiglio (maggioranza ed opposizione), giacchè non ci pare più possibile continuare a ricevere generiche disponibilità ad entrare nel merito della nostra proposta di rimodulare i ticket della specialistica ambulatoriale. Sarebbe fin troppo colpevole, per l’intera classe politica regionale, dover attendere ulteriori provvedimenti nazionali per fare una scelta giusta e doverosa verso i cittadini lucani che potrebbe essere fatta adesso. Poco è valso, fin qui , proporre l’esperienza di altre Regioni, che hanno adottato un ticket in base al reddito di cittadini/famiglie, ricercando altri strumenti per ridurre la spesa regionale at traverso la lotta a sprechi e privilegi. E sottoponiamo la questione della disparità di trattamento tra lucani, da una parte, pugliesi, emiliani, toscani, umbri, dall’altra, come elemento simbolicamente e tecnicamente rappresentativo di un problema di costituzionalità che anche in Basilicata ha preso forma con questo ticket. Quella che sosteniamo è una questione di diritto costituzionale e di sostanziale pericolosità sotto il profilo socio-economico al tempo stesso: per la flessione dei volumi di lavoro delle nostre piccole imprese, per la diminuzione della prevenzione, per la tenuta dei livelli occupazionali , per i percorsi di accesso inappropriati indotti onde evi tare i l pagamento di un ticket ingiusto, per i saldi di mobilità interregionale.
E sempre in materia di spesa sanitaria, il DEF 2013 approvato nei giorni scorsi dal Governo, oltre al ticket, nella definizione dei fabbisogni sanitari stabilisce che verrà applicata la metodologia dei costi standard. In materia di attuazione del federalismo fiscale, la normativa concernente l’armonizzazione dei bilanci, rappresenta un ulteriore miglioramento dei vigenti procedimenti contabili nel settore sanitario: di particolare rilievo sono le disposizioni dirette a garantire, nel bilancio regionale, un agevole individuazione dell’area del finanziamento sanitario, e a disciplinare, nell’ambito del bilancio sanitario regionale, la contabilità delle cosiddette gestioni sanitarie accentrate presso le regioni (quote di finanziamento del Ssn non attribuite alle aziende, ma gestite direttamente presso le regioni), il consolidamento regionale dei conti sanitari, specifiche deroghe alle disposizioni civilistiche al fine di tenere conto della specificità degli enti , nonché la trasparenza dei flussi di cassa relativi al finanziamento sanitario.
In sintesi, la costruzione di benchmark di spesa e di qualità, l’omogeneizzazione dei documenti contabili, la previsione di sanzioni in caso di deficit, hanno delineato un sistema fondato sul corretto principio della piena responsabilizzazione delle Regioni. E in nome di questa rinnovata responsabilizzazione vorremmo un confronto non formale.
Apr 14