E’ sicuramente positivo che la Regione Basilicata è tra le otto Regioni italiane (l’unica del Sud) “promosse” per il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza, ma la vicenda della rimodulazione dei ticket sulla specialistica ambulatoriale (fattore non secondario) si sta ingarbugliando sempre di più. Qualche giorno fa il tavolo tecnico dei Ministeri Salute ed Economia ha imposto alla Regione Basilicata di modificare il meccanismo dell’indicatore di reddito, passando dall’Isee all’Irpef. Ciò richiederà un nuovo lavoro di calcoli e soprattutto altro tempo. Il Ministro alla Salute Balduzzi, intanto, ha annunciato una modifica a livello nazionale sostenendo che il meccanismo dei ticket ”va migliorato sotto i profili dell’equita’, della trasparenza, della omogeneità”, come sosteniamo da sempre.
Ancora, è necessario tenere conto che dal primo gennaio 2014 arrivano i ticket della finanziaria Tremonti, con due miliardi in piu’ di euro, insostenibili dagli utenti ma anche dal servizio sanitario nazionale. Perche’ non c’e’ soltanto il profilo problematico della rinuncia a curarsi, c’e’ anche quello altrettanto problematico del ricorso alla sanita’ a basso costo (come abbiamo evidenziato con il nostro recente Rapporto sulla sanità low cost), al privato-privato perche’, in molti casi (un buon vantaggio per gli utenti), costa meno del ticket. Dunque Sanità Futura risolleva, nuovamente, una questione di diritto alla salute che non potrebbe e non dovrebbe, in alcun modo, porre in conflitto l’autonomia delle Regioni con diritti costituzionalmente garantiti. In sostanza, riponiamo fiducia nelle parole del Ministro quale “garante” del diritto degli italiani, ovunque essi risiedano, a ricevere prestazioni e servizi sanitari di cura e prevenzione in modo omogeneo. E torniamo a sottoporre la questione della disparità di trattamento tra lucani, da una parte, pugliesi, emiliani, toscani, umbri, dall’altra, come elemento simbolicamente e tecnicamente rappresentativo di un problema di costituzionalità che anche in Basilicata ha preso forma con il ticket che, nonostante, la rimodulazione decisa a distanza di mesi dall’approvazione della Finanziaria Regionale, sarà sempre tra i più alti d’Italia. Quella che sosteniamo è una questione di diritto costituzionale e di sostanziale pericolosità sotto il profilo socio-economico al tempo stesso: per la flessione dei volumi di lavoro delle nostre piccole imprese, per la diminuzione della prevenzione, per la tenuta dei livelli occupazionali, per i percorsi di accesso inappropriati indotti onde evitare il pagamento di un ticket più caro, per i saldi di mobilità interregionale. Riteniamo che la riorganizzazione federalista dello Stato trovi nella sanità ( L 42/2009) uno dei più importanti banchi di prova. Il federalismo, soprattutto nell’erogazione di servizi e prestazioni di tutela della salute, non può giustificare un’ulteriore divaricazione nel Paese, differenze strutturali esistenti tra i sistemi sanitari delle Regioni e ancor più giustificare sperequazioni tariffarie a carico degli utenti-cittadini, come nel caso dei ticket sulla specialistica ambulatoriale.
La Regione Basilicata, a fronte delle 13.000 firme raccolte dal Comitato di crisi, come è noto, ha presentato una proposta di rimodulazione “bocciata” dal Governo, e non ci stancheremo mai di denunciare che non è certamente quella che hanno chiesto 13mila lucani firmatari della petizione popolare da noi sostenuta perché se è stato elevato il reddito che dà diritto all’esenzione dal pagamento del ticket è rimasto invariato il parametro riferito al costo delle prestazioni. E fatto più grave il provvedimento (che dovrà essere rivisto per adempiere alle richieste ministeriali) non tiene conto non solo della richiesta di 13mila persone ma nemmeno di quanto previsto da una legge regionale (art. 24 LR 16 dell’8 agosto 2012). Come dire: le leggi regionali si rispettano a piacimento.
Michele Cataldi, Sanità Futura