“Ormai è palese a tutti in quale stato drammatico versi la sanità lucana. Le criticità stanno esplodendo nella totale inerzia della Regione Basilicata. D’altronde, come evidenzia l’ultimo rapporto Crea Sanità, la percezione dei lucani, che si scontrano quotidianamente con una realtà ben diversa da quella che ci viene propinata da rassicuranti dichiarazioni dell’assessore al ramo Francesco Fanelli, colloca il nostro servizio sanitario regionale al penultimo posto, prima della sola Calabria”. è quanto affermano il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa e la segretaria generale della Fp Cgil di Potenza, Giuliana Scarano.
“Le carenze di personale – continuano – stanno bloccando i servizi alla salute mentre non tutti i concorsi programmati per compensare almeno il turn over vengono sbloccati. Nelle nostre aziende sanitarie e ospedaliere mancano anestesisti, cardiologi, psichiatri (la sospensione temporanea delle attività dell’Spdc di Villa D’agri è solo l’ultimo degli effetti), ginecologi, radiologi, nefrologi, e oltre 20 medici dell’emergenza urgenza. Complessivamente, da piani dei fabbisogni delle aziende regionali, che sono solo indicativi rispetto alla effettiva necessità in quanto espressione di scelte contemperate con le risorse disponibili in base alle cessazioni, mancano in Basilicata oltre 300 dirigenti medici.
Una voragine – denunciano i dirigenti sindacali – al cospetto della quale non si può nicchiare evitando il confronto e nascondendo la sabbia sotto il bel tappeto delle dichiarazioni e degli annunci. Non c’è azienda in cui non si lavori sul filo del collasso e mentre il personale è sottoposto a carichi di lavoro insopportabili, l’utenza è in sofferenza. D’altronde la Basilicata, oltre alla diminuzione degli screening oncologici, il cui volume di attività dal 2019 al 2020 si è ridotto del 27% (solo per fare un esempio lo screening cervicale si è attestato su un meno 70%), figura con i valori più bassi di prime visite e visite di controllo erogate nel 2020 ridotte di oltre 1/3 rispetto al 2019, il che denota la netta contrazione dell’attività ambulatoriale.
Un fenomeno strettamente legato alle liste di attesa – aggiungono i segretari – che inducono i lucani a rinunciare alle cure, a rivolgersi al privato o ad andare fuori regione, alimentando il saldo della mobilità passiva. Attese di oltre un anno, ad esempio, per visite endocrinologiche, cardiologiche e pneumologiche e agende bloccate per alcune specialità, con sospensioni e ritardi per interventi, visite ed esami. Il tutto nell’immobilismo della Regione Basilicata: l’abbattimento delle liste di attesa – accusano Summa e Scarano – è rimasta una priorità solo nelle dichiarazioni d’intenti dell’assessore alla Sanità visto che a tutt’oggi non ci risulta che la Regione abbia rimodulato il piano di recupero delle liste di attesa. Un piano che andava presentato entro il 31 gennaio 2022 al ministero della Salute e al ministero dell’Economia, termine poi prorogato al 24 febbraio.
In questo scenario – proseguono Summa e Scarano – si aggiunge il decreto ministeriale 77 del 23 maggio 2022 che ha riformato completamente la sanità territoriale prevedendo degli standard per i Distretti sanitari che aumentano il fabbisogno di personale medico e infermieristico nei servizi già in sofferenza. Basti pensare all’assistenza primaria nella quale già a novembre risultava una carenza di circa 60 medici di medicina generale. Cosa si è fatto fino ad oggi e come si pensa di coprire le sedi rimaste scoperte e che lasciano interi comuni lucani privi del medico di base? Quante sono ad oggi le località carenti del medico convenzionato?
Nei prossimi anni l’invecchiamento della popolazione eserciterà ulteriori pressioni sul nostro sistema sanitario, soprattutto sull’assistenza a lungo termine. La capacità di fornire servizi e rispondere alle nuove richieste di assistenza in modo adeguato dipende dalla disponibilità di una forza lavoro flessibile e in possesso delle competenze adeguate. Occorre realizzare e rendere rapidamente operativi le strutture e presidi territoriali previsti dal Pnrr, come le case di comunità e gli ospedali di comunità a gestione pubblica, ma bisognerà garantirne la piena operatività con tutte le figure professionali necessarie. Come pensa di farlo il presidente Bardi?
Il governo regionale – concludono Summa e Scarano – non può continuare ad evitare il confronto necessario, dovuto e non più procrastinabile, in quanto è a rischio la tenuta del sistema – socio sanitario lucano e in questa crisi ci stanno rimettendo cittadini e lavoratori. Questo è inaccettabile, perché quando si parla di temi come le liste di attesa o esami fondamentali per non morire, cioè dei diritti basilari di un cittadino, non dare risposte adeguate e nei tempi non è solo un problema politico e sociale, ma una questione di dignità di chi riveste una responsabilità politica al servizio della comunità. Noi non assisteremo inerti a questo tracollo: se non ci sarà una netta inversione di rotta sarà mobilitazione”.