Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Agenzia DI.MA. in cui replica alla nuova dichiarazione rilasciata dall’Aned sulla vicenda che riguarda il trasporto dei pazienti dializzati in Basilicata.
Di seguito il testo integrale e la nota già pubblicata di ANED.
L’Agenzia DI.MA. è diventata bersaglio delle invettive del segretario Basilicata e del presidente nazionale dell’ANED.
Spiegare i motivi non basta. Per i rappresentanti dell’ANED la difesa dei diritti dei pazienti si attua mistificando le ragioni delle imprese e dei lavoratori. Donato Andrisani, segretario Basilicata, non ha battuto ciglio quando – mesi orsono – ha saputo che l’Agenzia DI.MA. datempo stava anticipando i rilevantissimi costi del servizio prestato ai dializzati. Credeva che le società di leasing, le banche, i distributori di carburante, gli assicuratori ed i dipendenti– conoscendo la sua abnegazione nella strenua difesa degli sfortunati dializzati – avrebbero concesso alla DI.MA. una moratoria sine die e l’avrebbero proposta per una medaglia d’oro al valore civile della sanità pubblica.
Ci sarebbe piaciuto tanto, ma le cose non stanno in questo modo. Le imprese vivono dell’impegno delle persone che ci lavorano. Le imprese vivono di programmazione e di rispetto degli impegni economici assunti. Non possono giustificarsi con le altrui omissioni ed inadempienze. Vengono attinte da iscrizioni pregiudizievoli nelle centrali rischi delle banche, sono destinatarie di istanze di fallimento e perdono la fiducia dei fornitori. Chiudono, caro segretario.
Encomiabile il suo impegno. Mentre lei era intento a distruggere l’immagine della DI.MA. qualcuno si preoccupava di reperire i fondi necessari per continuare ad erogare il servizio ai suoi iscritti. Grazie ai suoi esposti ed ai suoi comunicati stampa i dializzati continuano ancora oggi ad essere regolarmente accompagnati presso i luoghi di cura. La quota di iscrizione che versano è davvero ben spesa.
Quale soluzione migliore poteva escogitare il nostro paladino dei diritti dei dializzati? Non proporre un fondo associativo per fronteggiare tali evenienze, non fare fronte comune – quando gli è stato richiesto – per ovviare a tutto questo, ma scagliarsi, per motivi non troppo imperscrutabili, contro chi lavora e, guardate un po’, chiede di essere pagato.
Sa qual è la prova provata della serietà dell’impresa che rappresento? Nonostante lei si sia fatto paladino di questa crociata, non uno dei dializzati ha optato per altra soluzione. Forse loro hanno capito, lei no!
Trasporto dializzati, Aned: “Asm e Di.Ma si alleano contro i pazienti. Anziché proporre soluzioni concrete, si appellano a dei cavilli”. Di seguito la nota integrale.
È incredibile. La scandalosa vicenda che riguarda il trasporto dei dializzati, ai quali è giunta l’ingiunzione di pagamento dal Tribunale di Matera, per decreto ingiuntivo presentato dall’agenzia Di.ma, sta assumendo connotati grotteschi – afferma il Segretario dell’ANED Basilicata Donato Andrisani.
Ci aspettavamo soluzioni concrete e condivise, che potessero rassicurare i pazienti che da settimane vivono in uno stato di ulteriore ansia, preoccupazione, timore, agitazione; invece, leggiamo un comunicato congiunto in cui Asm e Di.ma fanno sfoggio di cavilli, sottigliezze e giustificazioni insensate.
Ribadiamo quanto già scritto nel nostro precedente comunicato “I dializzati usati come scudi umani”.
1) Il trasporto dei dializzati è una prestazione sanitaria,
2) L’agenzia Di.ma non partecipa ad una gara ma ad una manifestazione di interesse pubblicata dall’Asm nel 2016. La Dima firma con l’Asm un protocollo d’intesa, propone delle tariffe che l’Asm accetta e insieme condividono altre condizioni, fra cui i tempi di pagamento.
I pazienti non hanno mai avuto nessun ruolo né durante la durata del protocollo d’intesa né dopo la scadenza dello stesso. Non hanno scelto la ditta che presta il servizio, non hanno sottoscritto con essa nessun contratto, non hanno pattuito nessun prezzo.
3) Il protocollo d’intesa ha per oggetto (art.1) e si pone come obbiettivo (art. 2) la realizzazione dell’attività di trasporto collettivo dei pazienti sottoposti a dialisi, allettati e non, a sua volta disciplinato dall’art. 33 L.R. 42/2009, comma 2 lettera “e”, che così recita:“Le Aziende Sanitarie Locali sono autorizzate, qualora il numero dei pazienti lo consenta,a stipulare direttamente contratti di noleggio per il trasporto collettivo degli stessi dal domicilio al centro dialisi, ovvero a mettere a disposizione degli stessi mezzi propri per il trasporto collettivo”.
4)Tutti i rapporti burocratici, amministrativi e finanziari sono sempre intercorsi fra la Di.ma e l’Asm, anche dopo la scadenza del protocollo d’intesa. Infatti, l’Asm ha sempre pagato direttamente la Di.ma, la Di.ma ha sempre incassato direttamente dall’Asm. Confermiamo che la Di.ma ha emesso fatture intestate a nome dei pazienti all’insaputa degli stessi. I pazienti non hanno mai ricevuto copia delle fatture né alcun rimborso.
4) Non abbiamo mai affermato che la Dima abbia incassato i pagamenti da dicembre 2021 ad agosto 2022 prima della presentazione del decreto ingiuntivo. Questo è facilmente desumibile dall’esposto che abbiamo presentato alle autorità sanitarie nazionali e locali, alla Procura della Repubblica di Matera e alla stessa Di.ma, attraverso il quale indichiamo tutti i riferimenti, comprese le date, delle determine di pagamento pubblicate dall’Asm. Abbiamo precisato che l’Asm ha pagato con notevole ritardo.
5) Copia della delega di pagamento, fatta firmare in buona fede dalla Di.ma ai pazienti nel mese di aprile scorso, non è mai stata consegnata ai pazienti, neanche quando i pazienti l’hanno richiesta per allegarla al provvedimento di opposizione al decreto ingiuntivo che chiede loro di pagare migliaia di euro. Molti pazienti ci hanno riferito che la firma è stata richiesta al termine della dialisi quando i malati sono in uno stato di spossatezza fisica e mentale o quando erano in ambulanza di ritorno a casa. Non solo, sembrerebbe che la Di.ma abbia consigliato ai pazienti di rivolgersi ad un loro avvocato di fiducia, che avrebbe presentato l’opposizione a loro nome. In sostanza la Di.ma fa firmare ai pazienti una delega di pagamento, poi minaccia di sospendere il servizio, successivamente invia loro una lettera di messa in mora, dopo presenta un decreto ingiuntivo e infine indica ai pazienti il nome di un avvocato di fiducia della stessa Di.ma. Come si può definire tale comportamento, qual è l’obiettivo?
6) Su altro versante, è bene sottolineare tuttavia che la Asm, non da noi chiamata in causa, in prossimità della scadenza del protocollo d’intesa, non si è mai preoccupata di prorogare il servizio o di bandire una nuova manifestazione d’interesse o gara d’appalto; ha interrotto i pagamenti alla Di.ma per quasi 6 mesi e non ha informato i pazienti su quali erano i motivi di tale ritardo. Non ha comunicato ai pazienti alcunché, né ha indicato le soluzioni alternative. Sono state scaricate sui pazienti le beghe sorte all’interno degli stessi uffici e le diatribe nate con la Dima.
Asm e Dima,finora in contrasto – osserva Giuseppe Vanacore, Presidente Nazionale dell’ANED – si presentano uniti per attaccare la nostra associazione, medaglia d’oro al valor civile della sanità pubblica, che da 50 anni si batte al fianco dei pazienti e sostiene il Servizio Sanitario Nazionale. Ora miracolosamente pacificati sostengono (sic!)di aver agevolato i pazienti. Al contrario li hanno danneggiati costringendoli a trascorrere un brutto Natale, e ancora oggi non sanno cosa gli aspetta per il futuro.
Fortunatamente Aned c’è – dichiara Pasquale Scarmozzino, Vicesegretario Nazionale e Coordinatore delle regioni del SUD -. Siano riusciti a recuperare alcune deleghe e a consegnarle agli avvocati con i quali siamo in contatto per sostenere i pazienti nel miglior modo possibile. Abbiamo preso in carico direttamente i pazienti che non possono permettersi di pagare le spese legali.
Noi dell’ANED abbiamo un solo obiettivo, che è quello di assicurare – come la normativa stabilisce – il trasporto gratuito a tutti i pazienti nefropatici costretti, per sopravvivere, a sottoporsi per tre giorni alla settimana alla dialisi. Ci aspettiamo il ritiro immediato da parte della Di.ma dei decreti ingiuntivi e finalmente la fine di questa odissea per i pazienti. Non siamo interessati alle polemiche, ma vogliamo risolvere i problemi che di sicuro i pazienti non hanno contribuito a creare.