La mammografia digitale in 3D rileva un numero maggiore di tumori al seno invasivi e riduce il numero dei richiami per ulteriori approfondimenti diagnostici spesso inutili. La conferma autorevole viene da un recente studio dell’ University in Pennsylvania (Usa)secondo cui lo screening delle donne con la digitalbreasttomosynthesis (DBT), in aggiunta alla mammografia digitale (DM), è destinato a superare a breve le precedenti tecnologie diagnostiche. Uno screening che è possibile fare in Basilicata presso il Centro Radiologico Madonna della Bruna, una delle strutture accreditate dal SSN di eccellenza radiologica nel centro-sud. Al Centro materano – con la “mission” di porre il paziente al centro dell’attenzione, garantendogli qualità, sicurezza del servizio e rispetto dei suoi dirittioltre che ricercare e progettare interventi finalizzati ad incrementare l’affidabilità e l’efficacia delle prestazioni erogate- spiegano che la mammografia tridimensionale, nota anche come tomosintesi digitale del seno, è l’evoluzione dell’attuale mammografia digitale. Il mammografo digitale 2D, grazie a un sistema di pendolazione del tubo tradizionale che emette le radiazioni, consente di acquisire mammografie in 3D. In pratica, a differenza di una normale mammografia, dove la macchina è fissa, nella tomosintesi si muove intorno al seno, creando con i raggi X un’immagine tridimensionale dei tessuti mammari sovrapposti
I ricercatori statunitensi sono giunti a conclusioni decisamente incoraggianti dopo aver confrontato retrospettivamente gli approcci diagnostici con i dati relativi a più di 44.000 eventi di screening in quasi 24.000 donne. I dati riportati includevano un intero anno di approcci diagnostici con imaging con la DM solo se negativa, e nei tre anni successivi, quando era stata aggiunta una DBT. Nel corso dell’anno della DM, il tasso di richiamo era 104 per 1.000 screening, significativamente superiore a quello riportato dopo l’adozione della DBT (90 a 92)per 1.000. I tassi di rilevamento del cancro per ogni paziente richiamata è aumentato dal 4,4% con DM al 6,7% con DBT.
Se in Italia, ogni anno, sono circa 37 mila le donne che si ammalano di tumore al seno, in Basilicata sono circa tremila le donne interessate dalla patologia e ogni anno si registrano quasi trecento nuovi casi. Raggiungendo questi numeri, il carcinoma della mammella si guadagna di diritto, il posto d’onore fra le malattie più aggressive e pericolose per il genere femminile.
Dal 2002, anno del picco massimo di decessi in Italia, la tendenza del tasso di mortalità legato alla patologia è in netta diminuzione, segno che una corretta e puntuale informazione e un più attento stile di vita sono fondamentali per ridurre il rischio di insorgenza del tumore. Un risultato raggiunto anche grazie a campagne come quella promossa dalla LILT e dalla Fondazione Veronesi per informare le donne sui fattori di rischio e sulle tecniche basilari dell’autodiagnosi al fine di una più concreta presa di coscienza del problema. A queste campagne si aggiunge la nuova tecnologia diagnostica come quella possibile nel Centro di Matera.
Mag 05