Unità di Crisi Sanitaria: aumenta il panico di lavoratori e pazienti. Di seguito la nota integrale.
Il tempo passa e la soluzione non arriva, dopo un piccolo barlume di speranza torna l’angoscia. Una delegazione dell’Unità di Crisi è presente durante il consiglio regionale del 29 settembre.
Sembrava potesse arrivare una soluzione in tempi brevi, dopo la seduta del consiglio regionale del 16 settembre u.s., per quanto riguarda la crisi delle strutture private lucane accreditate col SSN, ma il tempo continua a passare e la soluzione non arriva.
Ricordiamo che a rischio ci sono prestazioni già prenotate e posti di lavoro, oltre alla possibilità concreta che alcune strutture chiudano per sempre a causa dei mancati pagamenti da parte della Regione Basilicata per le prestazioni erogate fino ad oggi per conto del SSN.
Una catastrofe che ha messo in ginocchio un intero settore, oltre a rappresentare una vera e propria emergenza sanitaria e lavorativa.
“Per tutti i Comuni serviti da questi servizi sarà un caos generale, non sapremo più dove curarci”- ci riferisce un paziente di Lavello – “Ho prenotato adesso una visita al CUP regionale e mi hanno dato appuntamento per il 2024” – sono solo alcune delle testimonianze di pazienti, raccolte in questi giorni, come quello della signora Maria (nome di fantasia) che rappresenta i genitori dei bambini che necessitano di cure logopediche e che si rivolgono al centro fisioterapico Fisioelle di Lavello, ha riferito allarmata in occasione della manifestazione di piazza “per questa situazione, al disagio di un genitore e di un ragazzo, che necessitano di percorsi di cura costanti nel tempo, si aggiunge la preoccupazione di non poter più proseguire le cure necessarie, come faremo? Per questo mi appello ai vertici regionali affinché garantiscano il diritto alle cure”.
Oltre ai pazienti, che per un attimo avevano sperato di non essere abbandonati a sé stessi, si aggiunge la disperazione dei lavoratori, molti dei quali appartenenti a famiglie monoreddito che temono per il proprio futuro. Alcune strutture non sono riuscite a pagare le ultime mensilità e, data la situazione, non stanno ricevendo più credito dalle banche, poiché ancora non c’è la certezza che vengano sbloccati i pagamenti da parte delle ASL.
Abbiamo raccolto tantissime testimonianze di questo tipo, come ad esempio quella di un paziente che a breve dovrà sottoporsi (fuori regione) ad un delicato intervento, ma non sa se potrà fare il necessario percorso riabilitativo, visto che la struttura della sua cittadina che eroga questo tipo di servizio per conto del SSN allo stato attuale non potrà più erogare le prestazioni e sul territorio non ci sono alternative; una prospettiva che genera angoscia, soprattutto perché si va ad aggiungere ad una situazione lavorativa precaria e che non permetterebbe di rivolgersi a cure in regime privato. Purtroppo, sono tante le situazioni di questo tipo, o ancora più gravi, come quelle dei pazienti oncologici, per fare un esempio, dei diabetici, cardiopatici, che non avranno più modo di effettuare i dovuti controlli, senza i quali il loro stato di salute verrebbe inevitabilmente compromesso. Chi si prenderà la responsabilità di tutto ciò?
Uno scenario da brividi riguardo al quale l’Unità di Crisi ha lanciato l’allarme sin da subito, ma adesso siamo arrivati sull’orlo del baratro. La politica sembra che si sia finalmente resa conto della gravità e della situazione e ha dato mandato ad un’apposita task force di trovare entro dieci giorni una soluzione, ma ne sono già passati 13 da allora e ancora non è stato adottato un provvedimento salva emergenza.
Facciamo appello, dunque, a nome di tutte le strutture sanitarie, a nome di tutti i lavoratori, a nome di tutti i pazienti, che questo strazio abbia fine e, visto che ci sono tutti gli elementi necessari, anche di disponibilità di fondi, per poter giungere ad un epilogo immediato e risolutivo, chiediamo di farlo, chiediamo anche alla politica di vigilare che la macchina burocratica non ostacoli, perché in ballo c’è la stessa vita di tantissime persone.
Affinché i consiglieri regionali si facciano parte attiva del nostro disperato appello e mantengano gli impegni presi, una delegazione dell’Unità di Crisi è stata presente alla riunione del Consiglio regionale del 29 settembre.
Il tempo passa e la soluzione non arriva, dopo un piccolo barlume di speranza torna l’angoscia. Una delegazione dell’Unità di Crisi è presente durante il consiglio regionale del 29 settembre.
Sembrava potesse arrivare una soluzione in tempi brevi, dopo la seduta del consiglio regionale del 16 settembre u.s., per quanto riguarda la crisi delle strutture private lucane accreditate col SSN, ma il tempo continua a passare e la soluzione non arriva.
Ricordiamo che a rischio ci sono prestazioni già prenotate e posti di lavoro, oltre alla possibilità concreta che alcune strutture chiudano per sempre a causa dei mancati pagamenti da parte della Regione Basilicata per le prestazioni erogate fino ad oggi per conto del SSN.
Una catastrofe che ha messo in ginocchio un intero settore, oltre a rappresentare una vera e propria emergenza sanitaria e lavorativa.
“Per tutti i Comuni serviti da questi servizi sarà un caos generale, non sapremo più dove curarci”- ci riferisce un paziente di Lavello – “Ho prenotato adesso una visita al CUP regionale e mi hanno dato appuntamento per il 2024” – sono solo alcune delle testimonianze di pazienti, raccolte in questi giorni, come quello della signora Maria (nome di fantasia) che rappresenta i genitori dei bambini che necessitano di cure logopediche e che si rivolgono al centro fisioterapico Fisioelle di Lavello, ha riferito allarmata in occasione della manifestazione di piazza “per questa situazione, al disagio di un genitore e di un ragazzo, che necessitano di percorsi di cura costanti nel tempo, si aggiunge la preoccupazione di non poter più proseguire le cure necessarie, come faremo? Per questo mi appello ai vertici regionali affinché garantiscano il diritto alle cure”.
Oltre ai pazienti, che per un attimo avevano sperato di non essere abbandonati a sé stessi, si aggiunge la disperazione dei lavoratori, molti dei quali appartenenti a famiglie monoreddito che temono per il proprio futuro. Alcune strutture non sono riuscite a pagare le ultime mensilità e, data la situazione, non stanno ricevendo più credito dalle banche, poiché ancora non c’è la certezza che vengano sbloccati i pagamenti da parte delle ASL.
Abbiamo raccolto tantissime testimonianze di questo tipo, come ad esempio quella di un paziente che a breve dovrà sottoporsi (fuori regione) ad un delicato intervento, ma non sa se potrà fare il necessario percorso riabilitativo, visto che la struttura della sua cittadina che eroga questo tipo di servizio per conto del SSN allo stato attuale non potrà più erogare le prestazioni e sul territorio non ci sono alternative; una prospettiva che genera angoscia, soprattutto perché si va ad aggiungere ad una situazione lavorativa precaria e che non permetterebbe di rivolgersi a cure in regime privato. Purtroppo, sono tante le situazioni di questo tipo, o ancora più gravi, come quelle dei pazienti oncologici, per fare un esempio, dei diabetici, cardiopatici, che non avranno più modo di effettuare i dovuti controlli, senza i quali il loro stato di salute verrebbe inevitabilmente compromesso. Chi si prenderà la responsabilità di tutto ciò?
Uno scenario da brividi riguardo al quale l’Unità di Crisi ha lanciato l’allarme sin da subito, ma adesso siamo arrivati sull’orlo del baratro. La politica sembra che si sia finalmente resa conto della gravità e della situazione e ha dato mandato ad un’apposita task force di trovare entro dieci giorni una soluzione, ma ne sono già passati 13 da allora e ancora non è stato adottato un provvedimento salva emergenza.
Facciamo appello, dunque, a nome di tutte le strutture sanitarie, a nome di tutti i lavoratori, a nome di tutti i pazienti, che questo strazio abbia fine e, visto che ci sono tutti gli elementi necessari, anche di disponibilità di fondi, per poter giungere ad un epilogo immediato e risolutivo, chiediamo di farlo, chiediamo anche alla politica di vigilare che la macchina burocratica non ostacoli, perché in ballo c’è la stessa vita di tantissime persone.
Affinché i consiglieri regionali si facciano parte attiva del nostro disperato appello e mantengano gli impegni presi, una delegazione dell’Unità di Crisi è stata presente alla riunione del Consiglio regionale del 29 settembre.