La Segretaria Fp Cgil Potenza, Giuliana Scarano, il Segretario regionale Uil Fpl, Raffaele Pisani e il Segretario regionale Cisl Fp, Pasquale Locantore in una nota esprimono alcune riflessioni sulla vertenza Aias e la scelta di licenziare 10 lavoratori “Non rispettati gli impegni assunti. Atteggiamento di chiusura inaccettabile da parte della onlus”.
L’AIAS inopinatamente sceglie di licenziare 10 tra lavoratrici e lavoratori. Si è chiuso con un mancato accordo il tavolo di raffreddamento presso la Prefettura di Potenza aperto su richiesta di CGIL, CISL e UIL a seguito dei trasferimenti disposti da AIAS nel mese di dicembre. Quattro trasferimenti verso le sedi di Scanzano e Santarcangelo che riguardavano lavoratori e lavoratrici individuati in base a non chiari criteri.
Un tavolo che ha consentito all’AIAS, a seguito delle sollecitazioni dei sindacati confederali, l’apertura di una trattativa con la Regione e l’ASP che aveva portato ad un’offerta transattiva di settecentoventimila euro su vantati crediti pregressi da liquidarsi nel termine di trenta giorni e ad un impegno da parte della Regione e ASP di riconoscere a diverso titolo ulteriori somme per un totale complessivo di un milione di euro circa, il tutto accompagnato dall’ulteriore impegno a porre in essere le condizioni future per garantire un equilibrato rapporto tra prestazioni erogate, spese sostenute, rimborsi riconosciuti.
A fronte di tutto ciò l’AIAS si impegnava a sospendere per sei mesi i licenziamenti previsti procedendo alla riduzione dell’orario di lavoro alle categorie professionali interessate dagli esuberi, mentre restavano fermi i quattro trasferimenti già disposti. Questi i termini dell’accordo.
Alla legittima richiesta di CGIL CISL e UIL di garantire per i sei mesi la rotazione delle quattro unità interessate dal trasferimento nell’ambito del personale della medesima qualifica e profilo, l’AIAS ha eccepito un irremovibile rifiuto che neanche gli sforzi di mediazione del Prefetto di Potenza, intervenuta personalmente nella vertenza, sono riusciti a scalfire.
Un atteggiamento incomprensibile a fronte dell’apertura di tutte le parti in causa e alla luce del fatto che la rotazione non aveva alcun impatto economico sull’AIAS, ma come unico effetto quello di ripartire il sacrificio delle trasferte, a proprie spese e senza stipendio, tra più lavoratori.
Per qualche incomprensibile ragione, secondo l’AIAS l’accordo poteva imporre alle categorie di lavoratori dichiarate in esubero la riduzione oraria ma non la turnazione, come se gli esuberi fossero una condizione soggettiva di singoli lavoratori e non di categorie professionali. Strano modo di interpretare la valenza ed efficacia degli accordi sindacali!
Un accanimento immotivato ed ingiustificato e, fatto ancor più grave, sostenuto ed avallato da sindacati autonomi compiacenti che evidentemente antepongono gli interessi dei dirigenti dell’AIAS ai diritti dei lavoratori arrivando addirittura ad ipotizzare e ritenere legittimo che la turnazione sui trasferimenti si potesse estendere ai soli lavoratori iscritti a CGIL CISL e UIL, come se i lavoratori non fossero tutti uguali e i loro diritti non vadano difesi a prescindere dalla tessera sindacale sottoscritta.
Un fatto assolutamente inaccettabile, come inaccettabile sarebbe stato sottoscrivere un accordo che prevedeva un vantaggio economico di tale entità per l’azienda facendone pagare il sacrificio ai quattro lavoratori dai cui trasferimenti era conseguita l’apertura del tavolo e che tutt’oggi continuano a viaggiare a loro spese e con cinque mensilità di stipendio arretrate.
Al termine di questa lunga vertenza, è lecito chiedersi quale sia l’interesse di AIAS a rompere le trattative per avviare e tenere in piedi un contenzioso giudiziario che inevitabilmente seguirà ai licenziamenti rinunciando ad una concreta opportunità di rilancio dell’Associazione che eroga, su convenzione, prestazioni sanitarie di riabilitazione per il trattamento di disabilità importanti. CGIL CISL e UIL ritengono che se la onlus non è in grado di garantire la corretta gestione di tali delicati servizi di riabilitazione e il giusto rispetto dei diritti dei lavoratori si debba procedere con immediatezza alla verifica della sussistenza delle condizioni per la revoca dell’affidamento del servizio.
Finalmente un terzo comunicato sul tema chiaro, che spiega bene e il tutto in modo semplice e comprensibile ai più, perché questo è il fine di chi ha qualcosa da comunicare. Concordo con l’operato delle tre sigle storiche e con le loro conclusioni, che poi sono le uniche possibili: “se la Onlus non è in grado di garantire la corretta gestione di tali delicati servizi di riabilitazione e il giusto rispetto dei diritti dei lavoratori si deve procedere con immediatezza alla verifica della sussistenza delle condizioni per la revoca dell’affidamento del servizio”. Come sempre in questa regione e in tema di sanità si inverte il rapporto cliente – fornitore, si usano i lavoratori per far valere altro, mancano del tutto i destinatari del servizio (dove sono e che dicono nel merito? ) e, se proprio devo dirla tutta,andrebbe verificato se le somme rivendicate sono dovute. Perché in tale campo, se siamo nel caso in cui chi prescrive le prestazioni e chi poi eroga le prestazioni è lo stesso soggetto privato, e magari i casi più scomodi sono stati lasciati a casa, come può accadere in altri nostri territori, ebbene, è il caso che si verifichi anche questo per l’ultimo decennio.