Nel 2012 in Basilicata le visite mediche (fiscali) di controllo sono state in totale 10.205 di cui 7.310 disposte di ufficio, che ha portato alla riduzione della prognosi in 720 casi (9.9%) e 2.895 su richiesta dell’azienda, con riduzione della prognosi in 141 casi (4%). Le riduzioni della prognosi nella nostra regione sono tra le più basse tra quelle registrate nelle regioni italiane (in Calabria sfiorano il 40%, in Campania il 19% e in Puglia il 15%) e nella media nazionale, pari al 9% per le visite di ufficio e al 5,5% per quelle su richiesta di aziende.
Sono dati che Sanità Futura, associazione delle strutture sanitarie private accreditate lucane e pugliesi, ha rielaborato in chiave regionale sulla statistica di attività dell’Inps 2012.
Sanità Futura sostiene le rivendicazioni dei medici di famiglia della FINMG e degli altri sindacati dei medici contro i tagli decisi dall’Inps di circa 40 milioni di euro agli stanziamenti per il «servizio di controllo domiciliare» – che costa ogni anno in tutta Italia circa 50 milioni di euro, mettendo a rischio circa 1.300 medici fiscali su tutto il territorio nazionale. Si tratta di medici che esercitano la libera professione in maniera continuativa da anni per l’Inps: sono poco sindacalizzati, hanno rinunciato ad entrare in specialità o ad altre convenzioni per fare il lavoro del medico fiscale, quello che va a suonare il campanello per verificare che il lavoratore in malattia stia davvero male. Nonostante il 75% dei controlli medici fiscali sia richiesto proprio dall’Inps, i sindacati sono preoccupati per un possibile «rilassamento del sistema di controllo» dovuto a un rapido aumento dell’assenza per malattia che apporterebbe «una spesa maggiore di quella attualmente affrontata per pagare le visite mediche».
«Un lavoro a volte difficile e antipatico – evidenzia Sanità Futura – Fino a qualche anno fa la paga era bassa, 25 euro più rimborso benzina per ogni accesso, dopo qualche protesta i medici addetti sono riusciti a salire sui 40 euro e dunque non si tratta di grandi cifre. Ma risparmiando sul costo dei controlli, si rischia di spendere di più. Dal quarto giorno di malattia infatti è l’Inps a pagare stipendio e contributi al posto del datore di lavoro. Se si smascherano le false malattie e i giorni vengono ridotti l’Inps risparmia. Se aumentano le false malattie, l’Inps spenderà di più: serve una riorganizzazione vera, non tagli lineari. Ad esempio usare personale non medico per controllare il rispetto delle fasce orarie di reperibilità».
L’Inps ha fornito i numeri su tutto il territorio nazionale: su poco più di 1,2 milioni di visite mediche di controllo, 900mila sono state disposte d’ufficio dall’Inps, per una spesa complessiva di circa 50 milioni di euro: le visite mediche di controllo, eseguite d’ufficio sono a carico dell’Istituto; quelle richieste dalle aziende vengono pagate dalle aziende: in questo caso nel 2012 ne sono state richieste meno di 300mila. L’esito delle 900mila visite disposte d’ufficio dall’Inps ha portato a una riduzione della prognosi solo in 83mila casi (il 9% del totale delle visite eseguite: un risultato comunque quasi doppio di quello delle visite richieste dalle aziende, su 295mila visite effettuate su richiesta dell’azienda solo 16mila volte si è giunti a una riduzione di prognosi, cioè nel 5,5% dei casi).