Pio Abiusi per conto dell’associazione Ambiente e Legalità torna ad occuparsi del flusso migratorio stagionale che interessa la nostra regione. Di seguito la nota integrale.
I campi di accoglienza non sono zooO
Finalmente questo anno una tak force ha messo un po’ di ordine in quello che era il flusso migratorio stagionale interno composto di extracomunitari, essi si spostano nelle campagne dell’Alto Bradano per la raccolta del pomodoro. Alcuni di loro si trattengono anche oltre per la raccolta autunnale ed invernale quale quella delle olive.
Negli scorsi anni si assisteva alle solite parate pubblicitarie di interventi non organici in cui quei poveracci erano accampati in luridi tuguri privi di acqua ed energia elettrica e manco a pensare ad eventuale forme di riscaldamento qualora ce ne fosse stato bisogno. In questo marasma a trarne beneficio erano spesso soccorritori, semmai caporali che facevano i loro piccoli affari speculando sulla disgrazia altrui.
Questo anno per la prima volta si è fatto chiarezza intervenendo in maniera organica, semmai con un certo ritardo. Sono state create due sistemazioni decorose una a Venosa e l’altra a Palazzo S. Gervasio dotate di servizi igienici , di servizio mensa, di radiatori per riscaldare i locali oltre ad organizzare in maniera organica l’assistenza sanitaria e che negli ultimi anni era garantita da Emergency in maniera estemporanea e comunque generosa. Non solo la sistemazione logistica è stata assicurata ma anche l’avviamento al lavoro è garantito secondo termini legali e trasparenti, quei poveri derelitti non hanno dovuto più pagare tangente a nessuno. E’ chiaro che se togli l’osso a qualcuno quello trova tutti i pretesti per risentirsi. Tutto ciò premesso diciamo che è encomiabile e genuino il desiderio degli amministratori pubblici di constatare “de visu” che quelle cose alle quali loro stessi hanno creduto si sono finalmente realizzate ma non possiamo non ricordare che quei campi non sono degli ZOO da visitare a piacimento e senza pagare un biglietto. In quei campi ci sono persone che svolgono la loro vita di concerto con l’attività lavorativa e vi sono volontari addetti a prestare la loro opera a che la giornata si svolga in maniera regolare e dignitosa.
Non è complicato, crediamo, concertare le visite con la direzione dei campi sia per massimizzare il risultato della visita sia per non intralciare l’attività che in essi si svolge. Tutto quanto detto non ha nulla a che vedere con i CIE- Centri di Identificazione ed Espulsione- di triste memoria e che appartengono al passato e neppure con i i CARA- Centri Accoglienza Richiedenti Asilo-. Per chiudere è da dire che forze politiche, sindacali e sociali, sono impegnate a lottare contro il caporalato ormai da oltre 30 anni e che di volta in volta questa lotta assume connotazioni diverse da quando i movimenti erano interregionali per arrivare a toccare, oggi, una nuova forza lavoro che è extracomunitaria.
Pio Abiusi – Associazione Ambiente e Legalità