Cresce in Basilicata la sensibilità dei più giovani rispetto alla donazione del sangue: in pochi anni, AVIS giovani ha registrato un aumento dalle 20 alle 120 unità, con tassi di crescita tali da rappresentare un modello per le altre regioni d’Italia. E’ per questo motivo, oltre che per la dinamicità dell’AVIS regionale – che ha da tempo raggiunto il traguardo dell’autosufficienza e anzi, negli anni scorsi, ha potuto contribuire alla raccolta in altre regioni d’Italia – che Matera ha avuto l’onore di ospitare lo scorso weekend il Meeting nazionale Avis giovani. 150 ragazze e ragazzi, provenienti da tutta Italia, hanno avuto il loro quartier generale a Casa Cava, nei Sassi, per riflettere sulle prospettive dell’organizzazione. E che non fosse un meeting qualunque lo diceva già il titolo: “Cominciamo dall’abc: dal sogno di Formentano al nostro futuro nel terzo settore”; un viaggio nella storia e lo sguardo proiettato al futuro, insomma: “Perché essere un volontario Avis non è uno scherzo, ma una missione e un valore per la collettività”, come amano ripetere i giovani avisini.
“Abbiamo una grande storia – ha dichiarato Vincenzo Saturni, presidente Avis nazionale – e questi ragazzi dimostrano che abbiamo un grande futuro. Quello di un’associazione a rete con presidi comunali, provinciali e regionali, tutti con la propria autonomia e missione: la donazione del sangue, volontaria e apartitica; un gesto di solidarietà verso il prossimo, un’assunzione di responsabilità rispetto alla consapevolezza che qualcuno ha bisogno del nostro sangue e potrà essere salvato”.
“Il numero dei giovani Avisini lucani è sempre in aumento – aggiunge Francesco Mastroberti, lucano eletto nella Consulta nazionale -. Ma non è solo il dato numerico a confortarci. C’è voglia di formarsi e informarsi per una migliore crescita associativa. Di fatti la consulta ha tra i suoi compiti questo; formare giovani quali futuri dirigenti associativi, ma non solo futuri ma anche nel presente, visto che in ogni direttivo delle Avis comunali i giovani sono presenti e sempre più propositivi”.
Largo ai giovani, dunque, rispetto alle le sfide future dell’Avis: conquistare ulteriore autorevolezza e credibilità tra l’opinione pubblica e avere un rapporto collaborativo e corretto con il sistema, evitando forme di collateralismo e passività; continuare a garantire la sicurezza del donatore, non solo monitorandone lo stato di salute ma anche attraverso un adeguamento strutturale e tecnologico dei centri di raccolta del sangue. E ancora: saper gestire in modo oculato le risorse a disposizione, impegnandosi anche nella rendicontazione sociale e offrendo centri di raccolta efficienti e funzionanti e che non costino troppo. Ma soprattutto deve saper educare, sensibilizzare e fidelizzare il donatore, facendogli comprendere il valore che ha per la società e alle istituzioni che un donatore periodico con una storia sanitaria non è un aggravio per il sistema sanitario ma un risparmio, perché donerà il suo sangue non appena ce ne sarà bisogno, contribuendo a salvare delle vite umane.