Il C.A.I. Centro Antiviolenza Italiano ha inaugurato nel pomeriggio all’interno della Cappella Malvinni-Malvezzi di Palazzo Gattini la Campagna Antiviolenza “Dalle parole ai fatti: per un mondo migliore”. Un incontro moderato dal giornalista Emanuele Frascati e aperto da Ivana Giudice, Presidente del Centro Antiviolenza Italiano. Presenti tra gli altri il segretario regionale della Lega, Antonio Cappiello, il senatore della Lega, Pasquale Pepe, l’onorevole Annarita Tateo della Lega, il senatore Arnaldo Lomuti del Movimento 5 Stelle e il consigliere regionale Nicola Benedetto. Di seguito l’intervento di Ivana Giudice e la fotogallery dell’evento.
In uno spaccato di mondo segnato da un quadro a dir poco drammatico che non accenna a placarsi, ove una donna su tre subisce quotidianamente abusi fisici e sessuali, senza considerare le violenze non denunciate, le donne uccise per mano di un uomo ormai contano una media statistica di 174 casi annui. Anche in questo anno 2018, quasi agli sgoccioli, sono più di 70 le donne uccise per mano di un uomo. Donne violate nella loro vita, nei loro affetti, nei loro sogni, nella maggior parte dei casi per mano di una persona alla quale sono o sono state legate sentimentalmente, ma anche da parte di uomini appena conosciuti o sconosciuti, come nei casi di Pamela Mastropietro o Desireè Mariottini. Una mattanza che non ha risparmiato neanche la nostra regione, la Basilicata, ove i femminicidi, i loro tentativi, i casi di violenza domestica e di stalking fanno sentire il loro peso. E, il nostro pensiero non può non andare ad Angela Ferrara di Cersosimo, uccisa a settembre di quest’anno dal marito, poi morto suicida, che in uno dei suoi ultimi post scriveva “Se davvero m’ami, non raccogliermi”. O a Grazia Gioviale, Elisa Claps, Anna Rosa Fontana, Vita Maria Farina, Valentina Stella, Maryna Novozhylova. Donne tutte uccise da mani assassine. Non da ultimo, il tentato femminicidio accaduto a Barile, dove un uomo ha accoltellato nel sonno alla gola la moglie, e, solo grazie al pronto intervento del figlio della coppia, il femminicidio non è andato a buon fine.
Non possiamo più rimanere indifferenti a questo stillicidio di genere né come singole persone, né come appartenenti alla collettività sociale, né tantomeno come Centro Antiviolenza. Le donne, dalle giovanissime alle meno giovani, sono quotidianamente costrette a confrontarsi con una realtà che sta rappresentando un genocidio di genere, compiuto attraverso efferati crimini e con l’annullamento dei valori culturali del genere femminile. Basti pensare al linguaggio sessista utilizzato anche da rappresentanti delle istituzioni! Perché una campagna antiviolenza? Riteniamo che non basti più denunciare gli episodi di violenza, pur rimanendo la denuncia un elemento indispensabile e prioritario. E’ diventato necessario impegnarsi per arginare questa vergogna della violenza sulle donne, dal momento che pensare di poter rimuovere le cause e le condizioni sembra essere diventata una chimera. La sequenza dei femminicidi e femmicidi registratasi negli ultimi anni, ma anche di espisodi di violenza domestica, stupri e stalking, mostra un Paese dove i diritti e la dignità delle donne sono calpestati continuamente. Riteniamo che sia doveroso ed improcrastinabile affrontare il problema da un nuovo punto di vista: la violenza di genere non si può più combattere con le campagne di mera sensibilizzazione. Occorre garantire risposte concrete alle donne che denunciano la violenza ed anche a coloro che hanno paura di denunciare, non solo offrendo opportunità di riscatto economico e sociale, non solo educando al rispetto della persona e dei diritti delle donne, per contrastare gli stereotipi di genere alla base di una visione errata del ruolo di donne e di uomini nella società. Ma, garantendo alle donne misure adeguate che servano da deterrente agli uomini nel commettere questi tipi di reati di genere, tra cui necessariamente nuove leggi che assicurino corsie preferenziali nelle indagini penali, celerità dei processi, massima severità delle pene, impossibilità di accedere a riti alternativi, esclusione delle circostanze attenuanti. E introducendo, nelle scuole di ogni ordine e grado, la materia dell’educazione al contrasto della violenza di genere. Di tutto questo ed altro, si parlerà nel corso dell’inaugurazione della nostra campagna antiviolenza, che vedrà come padrino d’eccezione Vito Gioviale, fratello di Grazia. Il nostro progetto– prosegue Ivana Giudice – verterà su due punti in particolare: realizzare questo evento di impatto con i cittadini e gli esponenti politici, istituzionali e del mondo associativo, affinchè tutti, nessuno escluso, si inseriscano in una progettualità diffusa nel tempo, soprattutto per sollecitare la riflessione e l’approfondimento da parte di tutte le generazioni sulla necessità di una reale eliminazione di ogni tipo di violenza contro le donne; creare una sollecitazione emotiva e propositiva finalizzata all’interazione, partecipazione e coinvolgimento di tutti, da concretizzare in proposte di legge che mirino a realizzare un mondo migliore, dalle parole ai fatti.