Il 19 giugno si è svolta a Roma la presentazione del Report Statistico Nazionale 2024 sulla Povertà in Italia, all’interno del quale sono riportati anche i dati del territorio dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina.
Cresce su tutto il territorio il numero di persone povere supportate dalle Caritas diocesane. Spesso povertà croniche e a più dimensioni.
Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%. Una persona su quattro è accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.
Il profilo emerso, relativo a colui si rivolge alla Caritas, è quello di donne (51,5%) e uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%).
Contestualmente sono stati analizzati anche i dati sulla Povertà che, a livello diocesano, confluisco all’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, dal Centro di Ascolto Diocesano, dai Centri di Ascolto Parrocchiali e dai servizi in risposta agli ambiti di bisogno.
Nel 2023 le persone che si sono rivolte alla rete diocesana dei Centri di Ascolto sono state 912, di cui 516 donne e 396 uomini per un totale di 1842 persone. Quindi significa che alla Caritas si rivolge, per il nucleo familiare, la donna. Di questi 521 sono italiani.
Il profilo appare in linea con il trend nazionale, sebbene, nel nostro contesto questo profilo lo avevamo già rilevato da due anni.
Il profilo è quello di una persona con problematiche lavorative (disoccupazione/lavoro in nero) e la classe di età che maggiormente è nel vortice della povertà è quella tra 45 -54 anni.
Sono persone che hanno un titolo scolastico basso, sono portatrici di un minimo di tre bisogni e hanno ricevuto una media di 5 interventi a persona.
Si evidenzia pertanto, ancora e anche nel nostro territorio, il grave problema della cronicità alla povertà. Ci sono, infatti, nuclei che oscillano tra il “dentro-fuori” la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità.
I bisogni maggiormente espressi, per un totale di 528, fanno riferimento all’area della DISOCCUPAZIONE – LAVORO e quindi alla mancanza di risorse economiche.
Gli interventi sono stati in totale 5294 maggiormente espressi nella macro area BENI E SERVIZI, che fanno riferimento alle seguenti micro aree:
o Alimenti (pacchi viveri e buoni pasto)
o Vestiario
o Mensa
o Alloggio (Pagamento affitti – Utenze)
Rispetto al 2022, sia le persone seguite, che i bisogni e gli interventi sono aumentati di circa un 20%.
La povertà che emerge ha a che fare con la mancanza di ciò che è necessario al benessere materiale, perché deriva dalla negazione di opportunità, a seguito della mancanza di lavoro, per lo sviluppo umano, quali condurre una vita, sana, creativa, godere di uno standard di vita dignitoso, godere di decoro, autostima, rispetto degli altri e delle cose cui le persone attribuiscono valore nella vita.