Sabato 25 giugno 2016 alle ore 17,30 presso la sala convegni della Camera di Commercio di Matera è in programma un seminario promosso dalla Comunità di Sant’Egidio per illustrare il progetto dei “Corridoi umanitari”. All’incontro partecipano Corrado Petrachi della Comunità di Sant’Egidio di Roma e Dawood Yousefi del Movimento “Genti di Pace”. Riportiamo di seguito la scheda del progetto.
Partono i corridoi umanitari. Dall’Italia un segnale di speranza per l’Europa
I corridoi umanitari sono frutto di un Protocollo d’intesa sottoscritto da:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli
Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie;
Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione; Comunità di Sant’Egidio; Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia; Tavola Valdese.
Si tratta di un progetto-pilota, il primo di questo genere in Europa, e ha come principali obiettivi:
evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini;
impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre;
concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo;
consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.
I corridoi umanitari sono il frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici e protestanti:
Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario.
I corridoi umanitari prevedono l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di due anni, di mille profughi dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra), dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsahariani interessati da guerre civili e violenza diffusa) e dall’Etiopia (eritrei, somali e sudanesi).
L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle organizzazioni che lo hanno promosso, grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi. Non pesa quindi in alcun modo sullo Stato. La stessa Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche nell’ambito del progetto Mediterranean Hope e la Tavola valdese per il tramite della Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD), provvedono alle spese per l’ospitalità dei profughi. Alcune associazioni, come ad esempio la Comunità Papa Giovanni XXIII, presente da mesi nel campo libanese di Tel Abbas, hanno facilitato, con il loro generoso impegno, la realizzazione del progetto.
Una volta arrivati in Italia i profughi non solo sono accolti, ma viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori ed altre iniziative. In questa prospettiva viene loro consegnata una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua.
Per tutti questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile dagli Stati dell’area Schengen e non solo dalle associazioni o da privati.
La selezione e il rilascio dei visti umanitari avviene su questa base:
Le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei paesi interessati dal progetto o
segnalazioni fornite da attori locali (Ong locali, associazioni, organismi internazionali, Chiese e
organismi ecumenici ecc.) predispongono una lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione
viene verificata prima dai responsabili delle associazioni, poi dalle autorità italiane;
L’azione umanitaria si rivolge a tutte le persone in condizioni di vulnerabilità,
indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica;
Le liste dei potenziali beneficiari vengono trasmesse alle autorità consolari italiane dei Paesi
coinvolti per permettere il controllo da parte del Ministero dell’Interno;
I consolati italiani nei paesi interessati rilasciano infine dei Visti con Validità Territoriale
Limitata, ai sensi dell’art. 25 del Regolamento visti (CE), che prevede per uno Stato membro la
possibilità di emettere dei visti per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di
obblighi internazionali.
Le organizzazioni che hanno proposto il progetto allo Stato italiano si impegnano a fornire:
assistenza legale ai beneficiari dei visti nella presentazione della domanda di protezione
internazionale;
ospitalità ed accoglienza per un congruo periodo di tempo;
sostegno economico per il trasferimento in Italia;
sostegno nel percorso di integrazione nel nostro Paese.
I Paesi coinvolti nel progetto sono, nella prima fase, il Libano (circa 600 profughi) e il Marocco (150), nella seconda l’Etiopia (250).
Si prevede quindi l’arrivo di mille persone in 24 mesi. Dopo la valutazione dei risultati da parte di un nucleo di monitoraggio, si prenderà in considerazione la possibilità di continuare.
Da Beirut a Roma, lunedì 29 febbraio
Il primo gruppo ad utilizzare i corridoi umanitari – dopo l’arrivo all’inizio di febbraio di una sola famiglia per motivi di salute – è rappresentato da 93 profughi, tra cui 41 minori. Originari di diverse città siriane tra cui Homs, Aleppo, Hama, Damasco e Tartous, musulmani, in gran parte, e cristiani, hanno vissuto, in media, per tre anni in Libano, in piccoli campi spontanei come quello di Tel Abbas, nel Nord del Paese, a pochi chilometri dalla Siria, o in altri alloggi di fortuna. In Italia saranno ospitati in diverse case e strutture di accoglienza a Roma e nel Lazio, in Emilia Romagna, Trentino e Piemonte.