Mercoledì 3 maggio 2017 alle ore 15 presso l’Aula Grippo del Tribunale di Potenza l’AMI (Associazione Matrimonialisti Italiani), sezione di Basilicata, in collaborazione con l’Ordine degli Assistenti Sociali di Basilicata, l’associazione RiCreA e l’associazione ADAMO promuovono un incontro–dibattito dal titolo “Conflittualità genitoriale: affido condiviso e figli “spaccati”, siciopatologie e “dintorni” per affrontare l’annoso problema legato alla conflittualità genitoriale nell’affido condiviso.
La legge che ha disciplinato l’istituto è la n. 54 del 2006, nata per garantire ai genitori, anche dopo la separazione e/o il divorzio, un rapporto continuativo con uguali diritti e doveri nella gestione, educazione dei figli e nelle scelte quotidiane inerenti i loro maggiori interessi. Con l’introduzione della c.d. legge sull’affido condiviso, l’intendo del legislatore è stato quello di ridurre al minimo il trauma conseguente la separazione e dunque il trauma legato al distacco dei figli dal genitore con il quale non vivrà stabilmente.
Con la predetta legge si è cercato di garantire al genitore non collocatario, ovvero al genitore con il quale il minore, per via della separazione, non coabiterà più stabilmente, la possibilità di poter condividere, con l’altro genitore, le scelte inerenti la vita dei figli, continuando, cioè ad essere parte attiva così come in costanza di matrimonio. La Legge sull’affido condiviso è stata accolta con molto entusiasmo dagli addetti ai lavori, è stata vista come una importante novità, uno spartiacque che finalmente avrebbe messo entrambi i genitori sullo stesso piano, con questa legge non vi sarebbe più stato il genitore di serie A e il genitore di serie B. Tuttavia, nella realtà dei fatti e ancora oggi, dopo oltre 10 anni dalla sua entrata in vigore, il problema legato alla reale attuazione della legge, all’osservazione delle disposizioni del giudice è ancora attuale.
Elevati sono i conflitti fra i genitori in ordine all’esercizio del diritto di visita e /o alla condivisione delle scelte inerenti l’interesse dei minori. Ma tali conflitti in che modo incidono sul benessere psicologico del minore?, in che modo l’egoismo di uno dei genitori e il personale sentimento negativo nei confronti dell’ex coniuge, incide nella quotidianità del minore, nei suoi rapporti con i compagni, con gli insegnanti? In che modo le figure professionali che entrano in contatto con la famiglia (avvocati, assistenti sociali, psicologi, giudici), possono intervenire per ridurre al minimo, fino ad eliminare completamente la conflittualità?.
Questi alcuni degli argomenti al centro del confronto–dibattito.
Mag 02