Si conclude oggi la tre giorni che ha visto svolgerse i lavori del sedicesimo congresso nazionale del Serra International Italia, a Genova. I temi affrontati sono stati di grande interesse: “Principi Universali e Nuovi Linguaggi”.
Tema estremamente attuale e stimolante che richiama, da una parte alla necessità di difendere quei principi universalmente considerati irrinunciabili, dall’altra alla sfida che questa difesa comporta, in un mondo estremamente dinamico che richiede un continuo adeguamento di atteggiamenti e di linguaggi con particolare attenzione ai giovani, in questo anno a loro dedicato dal Sinodo dei Vescovi, per uscire da questo congresso più pronti e più capaci ad ascoltarli, ad accompagnarli, a far loro spazio.Illustri relatori che condividono la chiamata a questa sfida, tutti esperti in comunicazione e con esperienza diretta di vita vissuta con e per i giovani hanno reso prezioso questo convegno. Non sono mancati momenti di condivisione spirituale, culminanti nelle Sante Messe del Sabato e della Domenica , e occasioni privilegiate di condivisione e amicizia, in particolare in occasione della visita all’Acquario e della Cena di Gala nella prestigiosa Sala della Borsa con il passaggio delle consegne dal presidente Manuel Costa al nuovo Presidente Enrico Mori e ai suoi collaboratori.
In queste giornate memorabili il pensiero dei serrani e la fervida preghiera vanno al caro Junipero Serra perché nel giardino di Dio ci siano sempre germogli di vita buona del Vangelo che lascino un segno d’amore e di servizio. Ricordiamolo cosi:
Il villaggio dove Junipero nacque si chiama Petra. SI tratta di un piccolo villaggio nel cuore dell’isola di Maiorca.
Junipero nacque la mattina di venerdì 24 novembre 1713 da Antonio e Margarita Serra-Ferrer che lo chiamarono Miguel José. L’aspetto fisico del bambino non era dei più promettenti, era gracile, e suo padre pensava che non avrebbe potuto reggere alle fatiche nei campi. Sembrava infatti molto più a suo agio quando in parrocchia accusava ai lavoretti della sacrestia e quando studiava la grammatica, il latino, i canti gregoriani e serviva la Messa. Miguel José andava temprando il suo carattere a contatto con i francescani , il cui ordine imponeva austerità e obbedienza.
I suoi genitori decisero di metterlo a pensione presso un prete secolare di Palma perché gli insegnasse quanto occorreva per entrare in convento. Nel 1730 fu ammesso come novizio nel Convento di S.Maria degli Angeli di Gesù a soli 16 anni.
Nel 1731 Miguel Jose prese i voti e assunse un nuovo nome per simboleggiare la nuova direzione della sua vita. Scelse il nome di Junipero (Ginepro) per il dolce ricordo che serbava in cuore delle prime letture dei Fioretti , quando rideva con sua madre degli atteggiamenti ingenui di Fra Ginepro, l’amico di San Francesco. Completò gli studi nel grande convento di San Francesco di Palma: il corso durava sei anni , tre di filosofia e tre di teologia. Benché non ancora sacerdote, la sua preparazione gli valse la nomina di ‘Lettore di filosofia. Aveva 24 anni quando fu ordinato sacerdote nel 1737.Nel 1740 vinse la cattedra di filosofia: il suo allievo ed in seguito, suo biografo , padre Palou, dice che reggeva la cattedra a grande livello e che conosceva le Sacre Scritture così bene che sembrava le sapesse a memoria.intanto, nell’isola di Maiorca si parlava sempre più do lui come ottimo docente, straordinario predicatore e saggio confessore.
Junipero decise , insieme al suo allievo Palou, di intraprendere l’avventura missionaria; partirono con un’imbarcazione inglese che doveva portarli a Malaga e poi a Cadice.la destinazione era la capitale del Messico e fra Junipero volle raggiungerla a piedi , facendo così il suo primo lungo cammino sul suolo americano.Durante il cammino, Junipero inizio a sentirsi male : un insetto lo aveva punto mentre guadava un torrente e quella ferita non guari mai più.
Il 10 gennaio 1750 giunsero al collegio di San Fernando alla periferia di Messico, dove potevano apprendere nozioni sulla vita missionaria. Il padre guardiano decise di mandare Junipero nella Sierra Corda al centro della Sierra madre orientale, infestata dalla malaria e epidemie. Gli Indios di quella regione avevano sofferto ogni sorta di ingiurie nei secoli passati da parte dei soldati spagnoli che cercavano di sottometterli .i missionari avevano p4ovato ad evangelizzatori ma il nomadismo li attraeva sopra ogni altra cosa.
Padre Junipero ottenne l’incarico di prefetto nel distretto di Jalpan e Palou era il suo vice.Quelli che avevano di fronte erano ,selvaggi e i missionari dimostrarono loro affetto usando l’arte e la musica per attrarli. Sotto la guida di padre Serra tutti i missionari della Sierra del Gorda cominciarono a lavorare con tappe ? Banche, mattoni ecc. Lavorarono i campi, costruirono capanne, cappelle, seminarono orzo e grano, piantarono alberi da frtitta ecc…Fu un lavoro estenuante ma altrettanto proficuo: quando padre Junipero lascio i Pame , questi, per dimostrare che la loro fede cristiana era ormai salda, gli confermarono l’idolo di Chacum che loro speravano e che era diventato insignificante. Per otto anni Junipero girò il Messico in ogni sua parte con la sua gamba sempre dolente.in questi anni ,dal 1758 al 1767, considerati di evangelizzazione tra i fedeli , percorse a piedi circa 4.400 chilometri. All’età di 55 anni fu chiamato per dare inizio ad un’impresa storica: l’evangelizzazione della bassa California dove don Carlo IIIdecreto l’espulsione dei gesuiti di Ignazio di Loyola.
In quei luoghi la vita era veramente difficile: alcuni missionari trovarono il clima insopportabile e si ammalarono, altri persero la vita prematuramente, altri furono presi da turbe psico-fisica.Padre Serra seppe resistere a tutte le avversità da eroe .
Nei vent’anni trascorsi tra il Messico e la bassa California aveva percorso circa settemila chilometri a piedi , aggravando sempre più lo stato della sua gamba.
Ma continuava senza tregua la sua opera missionaria e nel 1769 fondo’ la missione battezzata col nome del re di Castiglia,San Fernando.ma ormai lo trasportavano su una barella con la quale giunse a San Diego dove costruì una cappella, la residenza dei missionari, granai e depositi. E ancora padre Serra raggiunse Monterey e trasferì la missione nella pianura del Rio Carmelo dove nacque il centro apostolico San Carlos Borromeo c.da Carmelo che divenne per 14 anni il suo rifugio.Qui morì e qui riposano i suoi resti mortali.
Fatto beato nel 1988, papa Francesco lo ha elevato agli onori dell’altare con la canonizzazione il 23 settembre 2015: Junipero ha saputo vivere la chiesa in uscita, quella chiesa che sa andare per le strade per condividere la tenerezza riconciliatrice di Dio. Scelse un motto che ispirò i suoi passi :’ Sempre avanti per vivere la gioia del Vangelo .la sua è la storia di un infaticabile messaggero di Dio che per adempiere alla missione affrontò grandi fatiche e pericoli. Non pare ,quindi, azzardata la scelta dei quattro amici di Seattle che a lui si ispirarono per costruire un movimento internazionale il cui principale carisma èil sostegno all’evangelizzaziobe e ai sacerdoti, specialmente ai giovani in cammino vocazionale.essi videro in lui il simbolo della necessità di portare la parola di Dio nei luoghi in cui non ha voce.