“Educazione e disabilità”. Questo il tema del seminario scientifico organizzato nell’ambito del corso di Scienze della formazione primaria dell’Unibas dai docenti Claudio De Luca, Domenico Milito e Paola D’Antonio. All’incontro hanno partecipato numerosi relatori della Fnism e della Fondazione Turano e un numeroso gruppo di studenti che frequentano a Matera il corso di Scienze della formazione primaria dell’Unibas.
Dopo i saluti istituzionali di Claudio De Luca, coordinatore del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, Università della
Basilicata la docente Paola D’Antonio, Prorettrice alla Disabilità e DSA dell’Unibas ha relazionato sull’inclusione degli studenti universitari presso l’Ateneo lucano: studio e analisi di un primo quinquennio di attività del CISD, Carmelo Turano, neurologo e neurochirurgo, Presidente Fondazione Turano sulla mission delle Neuroscienze nel tempo presente, Caterina Podella, neurologa e formatrice, amministratore di Dia Swiss Institute su “Neuro Education: un ponte fra chi insegna e chi apprende”, Saveria Dandini De Sylva, Presidente Istituto Leonarda Vaccari su “La persona con disabilità fra health care e social care” e Gennaro Colangelo di Humanitas/LUMSA sul laboratorio espressivo come problema e come progetto. L’incontro si è concluso con uno spettacolo teatrale a sorpresa del gruppo di attori diversamente abili formati dall’Istituto Leonarda Vaccari.
Paola D’Antonio, Prorettrice alla Disabilità e DSA dell’Unibas “Siamo onorati di poter ospitare a Matera i relatori della Fondazione Turano, di Istituto Leonarda Vaccari e Dia Swiss Institute per questo incontro che consente ai nostri studenti di sperimentare sul campo le nozioni acquisite all’Unibas durante il corso di formazione di Scienze della formazione primaria”.
Carmelo Turano, neurologo e neurochirurgo, Presidente Fondazione Turano. “Gli insegnanti sono il tessuto vitale e danno la formazione alla nostra potenza, i nostri giovani. Se a questo modo di insegnare possiamo aggiungere un potenziamento che sono le Neuroscienze, cioè come funziona il cervello, riusciamo a passare all’alunno, in un modo più semplice delle cognizioni che lo fanno più bravo, più efficiente e la forza di una nazione si misura in quella che è la potenza dei giovani, la potenza intellettuale”.
Saveria Dandini De Sylva, Presidente Istituto Leonarda Vaccari: “Durante il mio intervento dedicato alla persona con disabilità fra health care e social care spiego che non ci deve essere nessuna differenza tra health care e social care. La mission dell’Istituto Vaccari è la cura per la disabilità, che deve essere cura, sanità, avviamento al lavoro e scuola, tutti aspetti che devono camminare insieme, si deve mettere al centro la persona con disabilità e riuscire a lavorare per soddisfare i bisogni, che devono essere concatenati, in maniera tale che la qualità della vita possa essere migliore. L’Istituto Vaccari oggi vuole dare una dimostrazione di quello che fa con i disabili e non, per favorire l’inclusione.”
Caterina Podella, neurologa e formatrice, amministratore di Dia Swiss Institute: “In questo seminario intendiamo promuovere le buone prassi della neuroeducation, che è una delle branche più interessanti ed entusiasmanti delle attuali ricerche neuroscientifiche. La neuro education è un insieme di ricerche, applicazioni e tecnologie, che possono essere sfruttate per migliorare non solo il benessere della mente in persone senza disabilità, ma anche e sopratutto per attivare le abilità residue in persone che hanno disagio cognitivo o disturbi nella comunicazione o nell’apprendimento. La neuroeducation si propone come ambito in cui migliorare le tecniche riabilitative e le tecniche educative, questo porta a voler incontrare gli ambiti in cui questo va calato, cioè le famiglie e la scuola”.
Gennaro Colangelo di Humanitas/LUMSA illustra le finalità del laboratorio espressivo: “E’ una nuova realtà, definita nuova per comodità ma che in realtà è nata 30 anni fa, di attività trattamentali che vengono declinate dalla nuova spettacolarità e immesse nella scuola sopratutto per evidenziare il disagio di persone fragili. E’ fortemente inclusivo, non crea spettacoli iper-professionali ma crea un processo di formazione che è molto più importante del prodotto finale”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro (foto www.SassiLive.it)