Si è svolto ieri Il Forum delle rappresentanze degli organismi di parità, i CUG, le associazioni di donne, le coordinatrici delle politiche femminili di organizzazioni datoriali e sindacali e dei partiti, promosso e coordinato dalla Commissione Regionale Pari Opportunità di Basilicata.
Obiettivo la costituzione di una rete permanente per un maggiore coinvolgimento del mondo delle associazioni e della società civile per la realizzazione dell’empowerment femminile e il contrasto ai divari di genere.
Il momento dal punto di vista sia storico-politico, che economico-sociale è molto particolare, contraddistinto da una drammatica emergenza, ma al contempo ricco delle opportunità offerte dalla ripartenza, che occorre saper cogliere. Per quanto riguarda la questione di genere, sicuramente in questo anno, caratterizzato dall’emergenza pandemica, si è diffusa una maggiore consapevolezza in merito alla necessità di operare una svolta. Però, nonostante i progressi dal punto di vista legislativo e sociale, le discriminazioni contro le donne restano un problema grave, in particolare sul fronte del lavoro. La crisi seguita alla pandemia si è scaricata quasi interamente sulle fasce più fragili dei lavoratori, insieme ai giovani soprattutto le donne, con situazioni lavorative caratterizzate da precariato e basse retribuzioni, soprattutto nel Mezzogiorno.
Nel corso del dibattito si è parlato di lavoro ed occupazione femminile in Basilicata, e della necessità di legare la formazione agli investimenti del piano strategico regionale, soprattutto in quei settori in cui solo una bassa percentuale di donne ha sviluppato competenze, quali discipline STEM, ICT, digitale, green e transizione energetica. La Regione deve investire in infrastrutture sociali, servizi per la conciliazione e la cura, ad alta occupazione femminile, creando al contempo nuovi posti di lavoro e strumenti di conciliazione, aggiornare la legge sugli asili nido, creare nuovi nidi, inclusi quelli aziendali.
Anche sul fronte salutee medicina di genere ci sono criticità da affrontare, dal ritardo della ripartenza degli screening oncologici all’avvio del protocollo sui percorsi parto in alcuni ospedali della Regione, la formazione in medicina di genere, una maggiore attenzione alle donne disabili, che subiscono una duplice discriminazione, un recupero della funzione dei Consultori sui territori.
Si attende il riavvio dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, fermo da anni ed utile strumento per contrastare un fenomeno in crescita con basso numero di denunce, e nella sua complessità difficile da affrontare. Certamente occorre immaginare dei percorsi di formazione ed avvio al lavoro delle donne vittima di violenza, anche attraverso l’autoimprenditorialità.
Le disuguaglianze di genere possono essere superate solo operando simultaneamente su istruzione, formazione, legislazione, servizi sociali, strategie aziendali, e tutti gli altri aspetti che le generano.
Al termine dei lavori le rappresentanze femminili presenti concordano nella presentazione di un documento al governo regionale, in occasione dell’8 marzo, contenente proposte e sollecitazioni, affinché l’incremento dell’occupazione femminile inneschi un circuito virtuoso e diventi motore dell’economia e si avvii un percorso sostenibile di riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza delle donne.