Anche le comunità di lucani all’estero hanno promosso iniziative in occasione della Giornata sulla violenza contro le donne. Tra le più significative, la Missione Cattolica Italiana di Amburgo Madonna di Loreto – coordinatore da 9 anni il lucano don Pierluigi Vignola – ha promosso ieri ad Amburgo l’incontro – “No! L’Amore è un’altra cosa” – insieme all’Associazione Prima Persona e con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia in Hannover, del Consolato Onorario d’Italia di Amburgo, del Cgie (Consiglio Generale Italiani Emigrati) di Germania e del ComItEs di Hannover. La missione, che è una tra le prime ad essere istituita in Germania, nel 1952, due anni dopo la sede di Berlino, è attiva non solo in campo ecclesiale, ma anche dal punto di vista sociale, di assistenza (è sede del Patronato Ital) e di aggregazione degli italiani presenti nella città tedesca e del mondo associativo, oltre che punto di contatto con il Consolato Generale di Hannover. Oltre ai relatori provenienti dalla Germania, dall’Italia e dalla Romania (Palazzo Italia con il presidente Giovanni Baldantoni, Enzia Barbaro presidente Aci), presenti alla manifestazione il Console Onorario ad Amburgo Anton Andreas Rössner, Monsignor Wilm Sanders, già presidente del Capitolo Cattedrale della Arcidiocesi di Amburgo, il Consigliere del Cgie Giuseppe Scigliano, Francesco Bonsignore, Vicepresidente del ComItEs, Mariella Costa del Consolato Generale ad Hannover. Don Pierluigi ha sostenuto che “la violenza di genere non è solo l’aggressione fisica di un uomo contro una donna, ma include anche vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce, violenze sessuali, persecuzioni, compiute da un uomo contro una donna in quanto donna e perché lui si sente superiore; ed a volte sfocia nella sua forma più estrema, l’omicidio”. “Ancora oggi – ha aggiunto il coordinatore della Missione di Amburgo – circa un terzo delle donne di tutto il mondo è vittima di violenza, fisica o sessuale, nell’ambito della famiglia o al di fuori di questa. La maggior parte degli atti di violenza avviene tra le mura domestiche, soprattutto da parte del partner, senza distinzione di età, ceto sociale ed economico, etnia. La violenza contro le donne include anche i casi di violenza psicologica e di stalking (atti persecutori), di molestie sul luogo del lavoro, la “tratta delle schiave” finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, il matrimonio forzato, l’aborto forzato e la sterilizzazione forzata”.
“Credo si faccia tanto rumore dopo le tragedie ma – ha detto Enza Barbaro, presidente Aci (Associazione Cuochi Italiani) – si parli poco di prevenzione, e la forma migliore di prevenzione per la donna è il lavoro in quanto il lavoro per la donna è libertà, libertà economica, libertà di espressione. Bisogna sforzarsi a far diventare , la nostra , una societa’ egualitaria attivando azioni positive a favore delle competenze delle donne in campo lavorativo e non accontentarci delle famigerate ” quote rosa ”, che a mio avviso ancor piu’ evidenziano le distinzioni tra il maschile ed il femminile”. Poi l’esempio del Gruppo Donne Chef. “Ho voluto creare all’interno dell’Aci – ha spiegato Barbaro, creatrice della Torta della Pace in occasione della settimana della cucina italiana a Bucarest- un brand tutto al femminile denominato ”Donna Chef”, al fine di valorizzare la figura femminile in un Mondo ,quello della ristorazione ,tutto al maschile, dove la gerarchia di genere e’ purtroppo una realta’ contro la quale ci misuriamo ogni giorno. La donna e’ stata considerata da sempre la regina dei fornelli ma a patto che fossero quelli di casa sua o al massimo di un ristorante senza speranza di stelle. Nessuno ha messo mai in dubbio la sua naturale vocazione a nutrire la prole,il marito, e perche’ no l’allegra brigata di amici. Ma una cosa e’ cuocere ed un’altra e’ cucinare , perche’ questa e’ considerata una faccenda da uomini”. Contro la violenza sulle donne Giovanni Baldantoni (Palazzo Italia) ha proposto “insieme a maggiore prevenzione, la costruzione di reti e la sinergia che – ha detto – sono fondamentali per poter agire sulla dimensione culturale, sanitaria, sociale, politica, legale, che hanno come scopo la prevenzione della violenza e il benessere della donna”. Ha quindi fatto un’analisi: a seguito delle violenze dai partner (attuali o precedenti), più della metà delle vittime soffre di perdita di fiducia ed autostima (52,75%). Tra le conseguenze sono molto frequenti anche ansia, fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%), disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), nonché difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria (24,9%), dolori ricorrenti nel corpo (21,8%), difficoltà nel gestire i figli (14,8%) e infine autolesionismo o idee di suicidio (12,1%). Di tutto questo però oggigiorno le donne sono più consapevoli: denunciano di più (11,8 del 2014 contro 6,7% del 2006), ne parlano di più (la percentuale di chi non ne parla con alcuno è diminuita dal 32% del 2006 al 22,9% del 2014), e si rivolgono di più ai centri antiviolenza. L’emancipazione femminile che finalmente ha posto la donna in condizioni – almeno formalmente – paritarie rispetto all’uomo, ha evidentemente sconvolto gli equilibri. Tanta violenza verso una donna sembra la risposta di un uomo esasperato dalla consapevolezza di essere inadeguato al dialogo con una compagna in grado di competere con lui in ogni campo; la risposta di un uomo schiacciato dall’incapacità di gestire il confronto con una persona che, oltre a non essere più sottomessa dal punto di vista economico e lavorativo, ha riacquistato la piena autonomia decisionale anche in campo affettivo”. Ha poi concluso: “è arrivato il momento di agire. O si espande e si rinnovi la volontà di una maggiore consapevolezza e quindi si comprende che si è delle vittime in mano a dei carnefici, o si vedrà se stesse, gli altri e la vita sempre dalla stessa finestra”.