“Mettendo da parte i numeri ben tristemente noti, legati alla violenza che quotidianamente le donne subiscono, domani, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, mi piacerebbe che venisse ricordata la grande bellezza, che coloro che compiono certi gesti hanno dimenticato o non hanno mai conosciuto. Nell’accogliere profondamente l’invito che ci arriva dalla Commissione regionale pari opportunità di Basilicata, di unirci anche solo simbolicamente alla manifestazione che si terrà sabato a Roma e contemporaneamente a Potenza, nel piazzale intitolato a Grazia Gioviale, vittima lucana di femminicidio, sento di farmi promotore, come uomo, marito e padre prima ancora che come presidente del Consiglio regionale, di un messaggio di vicinanza, ma anche di un grido di allarme per dire basta alle tante, tantissime vittime di quello che è diventato un vero bollettino di guerra. E mi piace farlo, seduto su una di quelle panchine rosse, simbolo contro la violenza sulle donne, sparpagliate in alcune città della provincia tra cui Venosa”.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica, annunciando che si farà promotore “verso l’assemblea regionale, del progetto ‘posto occupato’, su iniziativa della stessa Commissione. Nella prossima riunione del Consiglio regionale verrà prevista l’occupazione simbolica di una sedia; un gesto concreto dedicato a tutte le donne vittime di violenza, nonché una reazione agli innumerevoli casi.Affinché la sensibilità verso una simile tematica parta dalle istituzioni”.
“Credo che il primo passo – ha aggiunto Mollica – sia valutare questo problema non solo come un male che attanaglia il genere femminile, ma che riguarda tutti quanti. È arrivato il momento che questo tema sia strettamente connesso e vincolato all’agenda dell’intera società e affrontato realmente con leggi e con risorse che prevengano e puniscano questi abusi. Tutti affermano che è giusto debellare questi crimini contro le donne, ma allo stesso tempo c’è una grande indifferenza. Nessuna società che tollera questo livello di violenza può definirsi democratica. Restare indifferenti, o relegare alle donne queste tragiche problematiche, è una forma di connivenza. Ad ogni donna vanno garantite la sicurezza, il diritto di vivere con tranquillità, senza avere paura, la libertà di uscire da sola o camminare in strade poco illuminate, sentendosi serena e a proprio agio. Per non parlare poi dei costi sociali ed economici di questa ‘piaga’ in termini di cure fisiche e psichiche, perdite di giornate lavorative, spese per i servizi legali e sociali. La violenza di genere è un rischio per la salute e la sicurezza sul lavoro, e può portare alla perdita di produttività, assenteismo, stress ed ulteriori forme di violenza”.
“Il 28 maggio del 2013, con 545 voti su 545 – ha detto ancora il presidente – la Camera dei deputati approvò la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Così l’Italia diventò il quinto Paese ad aver ratificato il provvedimento. Un trattato internazionale di più ampia portata che ci sia per affrontare il fenomeno della violenza contro le donne. La Convenzione ci chiede di lavorare su tre direttrici-le tre P – : Prevenzione, Protezione delle vittime (donne ma anche bambini, di cui troppo spesso ci dimentichiamo, ed è il più grave degli errori perché chi assiste ad una violenza domestica nell’infanzia è molto più esposto al rischio di diventare a sua volta, nella vita adulta, oggetto o soggetto di violenza), e solo da ultimo Persecuzione dei reati e la punizione di chi li commette. Il vero obiettivo è prevenire la violenza, in ogni sua forma. Per farlo, abbiamo bisogno di sinergie, di un approccio onnicomprensivo. Abbiamo bisogno di non far mancare neanche un anello alla catena di interventi e misure che lo Stato può mettere in campo – dalle campagne di educazione alla formazione degli operatori, dalla semplificazione dei passaggi della denuncia all’efficacia della rete di protezione e di accompagnamento in una nuova fase della propria vita”.
“Abbiamo bisogno, banalmente, di trovare risorse per finanziare queste misure – ha affermato Mollica -, e sarà necessario farlo da subito, anche in questi tempi di crisi dura. Abbiamo bisogno di capire che prevenire e contrastare la violenza domestica e sulle donne non è ‘solo’ a vantaggio delle donne, ma di tutta la nostra società. Bisogna che si parta dalle scuole promuovendo il superamento degli stereotipi di genere attraverso un’educazione alla differenza lungo tutto il percorso scolastico affinché la cultura che tenga conto delle differenze sia un valore aggiunto alle relazioni tra uomini e donne.Per fermare la violenza e per rapporti più sani ed equilibrati tra i generi o partiamo dalla scuola o perdiamo una grande occasione di cambiamento sociale e culturale. Tra l’altro, l’educazione nelle scuole rientra tra gli interventi previsti nel Piano regionale di prevenzione e contrasto alla violenza di genere 2015/2017. La nostra Regione, inoltre, con la legge n.3 del 2015, che modifica le leggi regionali n.9/99 (Istituzione di un fondo di solidarietà a favore di donne e minori vittime di reati di violenza sessuale) e n.26/2007 (Istituzione Osservatorio regionale sulla violenza di genere e sui minori) ha inteso aggiornare e di rendere più efficaci gli strumenti di contrasto al fenomeno della violenza di genere e sui minori.Di contro dico anche che possiamo legiferare quanto ci pare, ma, se non tocchiamo profondamente le coscienze, otterremmo solo imposizioni.È un lavoro profondo questo, di lungo periodo, da fare innanzitutto con e per gli uomini. Perché è la nostra dignità a morire, ogni volta che muore una donna”.