Nella Casa Circondariale di Potenza giovedì 30 novembre è stata celebrata la Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha invitato i governi, le organizzazioni e le ONG a realizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica, evidenziandone fra l’altro il significato di ricorrenza civile di valori quali coraggio, contrasto a regimi dittatoriali e impegno politico.
Il 25 novembre, infatti, nel 1960 si consumò il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
La giornata promossa dalla Direzione della Casa Circondariale di Potenza nella persona del Direttore Paolo Pastena e organizzata dall’Area Educativa, ha inteso coinvolgere i detenuti ospiti, in un percorso, condotto dallo scrittore e formatore Dino De Angelis, volto a sensibilizzare sul tema della violenza di genere che rappresenta una violazione dei diritti umani ed è uno dei più gravi ostacoli alla realizzazione della parità.
De Angelis ha “esplorato” insieme ai detenuti le radici culturali all’origine di tale fenomeno e le elaborazioni filosofico-politico spesso tradotte in leggi che hanno sancito l’inferiorità femminile, consente di cogliere le mutazioni profonde che hanno attraversato le società e le persistenze etiche e culturali che hanno, d’altro canto, legittimato forme diversificate di violenza di genere.
Ciò che è emerso dalle storie e dal confronto è che la violenza maschile sulle donne continua ad essere una “ostinata presenza” nel nostro quotidiano, tra le mura domestiche, che spesso nascondono un dolore celato e vissuto in famiglia. Quasi una donna su tre nel mondo dichiara di aver subito una violenza psicologica o fisica. Un “pugno al cuore” che coinvolge nel profondo gli affetti, i sentimenti, le emozioni di chi la subisce, ma anche di chi entra in contatto con le vittime per il ruolo che è chiamato a rivestire.