Giovanna Ferraiuolo, psicologa e direttrice del Centro Studi Anziani di Basilicata ha inviato alla nostra redazione un contributo di riflessione per la Giornata Internazionale delle Persone Anziane.
Dai dati dell’ultima Indagine Europea sulla salute 2015 (Ehis, wave 2) in Italia, la speranza di vita a 65 anni è più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media Ue. Per le patologie croniche, nel confronto con i dati europei, emergono in generale migliori condizioni degli italiani tra i meno anziani (65-74 anni), con prevalenze più basse per quasi tutte le patologie. Proprio questa fascia d’età considerata dall’indagine, coincidente con i primi anni di pensionamento, è anche segnata da una ridefinizione dei ruoli sociali: da genitore a nonno/a, da occupato a pensionato. Si assiste ad un cambiamento nel modo di concepire la vita, si modifica il rapporto con il coniuge, con il compagno che spesso si è avuto accanto per una vita, c’è più tempo di stare insieme, di condividere quello che accade tutti giorni. Ma la possibilità di vivere con una maggiore rilassatezza i rapporti sociali, liberi dai condizionamenti occupazionali e dalle responsabilità familiari molto spesso si sostituisce ad un fenomeno che caratterizza soprattutto la realtà dei piccoli comuni del sud Italia: l’emigrazione di giovani anziani.Le famiglie si disgregano perché in modo significativo partono i figli molto spesso unici. Alcuni decenni fa le famiglie non si “dividevano” poiché o partivano tuttio perché c’era sempre qualche figlio o figlia che restava con i genitori. Ma oggi questo fenomeno coinvolge sia i figli che gli stessi genitori spesso anziani. La popolazione sarà più vecchia del previsto e sarà più sola per quel fenomeno che ormai da più parti viene definito il “care drain”. Certamente le tecnologie e i trasporti rendono meno traumatica la lontananza per esempio all’interno dell’Italia ma ci sono momenti, situazioni personali o eventi familiari, pensiamo alla nascita dei nipotini, in cui la vicinanza anche fisica è fondamentale, insostituibile. Allora ecco migliaia di genitori anziani “emigrano”, spesso con un pendolarismo stagionale, tra i paesi di origine e i luoghi dove si sono spostati i figli soprattutto per esigenze lavorative. Inizialmente i genitori anziani sono lasciati soli quando i loro figli adulti emigrano per “una vita migliore” in Italia o all’estero, e vivono nella speranza di “seguirli più tardi”, ma che spesso non si realizza.Mentre gli anziani sono la spina dorsale di alcune famiglie che sostengono i loro nipoti, altri sono una “generazione persa” da valorizzare. Invece queste persone anziane, a cui ogni anno dedichiamo una giornata, appartengono ad una generazione trascurata perché non solo hanno perso il proprio sistema di sostegno, ma sono anche sono costretti ad emigrare o a rimanere soli. Hanno spessodifficoltà economiche, problemi psicologici e relazionali ma sono troppo orgogliose per parlarne.In realtà le persone anziane rimangono legate alla vita – sperimentando i successi e le sfide del vivere quotidiano – attraverso la generazione più giovane.