Sostenere l’invecchiamento attivo, le politiche abitative e i servizi alla persona che consentano la permanenza a casa degli anziani, anche non autosufficienti. È lo scopo dello Spi Cgil e dell’Auser che a Potenza hanno presentato la ricerca nazionale “Il diritto di invecchiare a casa propria – problemi e prospettive della domiciliarità”, un quadro di riferimento generale sul tema specifico della “domiciliarità”, vista dalla grande maggioranza delle persone anziane come la scelta più naturale al punto da considerarla una sorta di “diritto irrinunciabile”.
La pubblicazione è stata illustrata dal curatore Claudio Falasca , alla presenza del membro della presidenza nazionale Auser Lorenzo Mazzoli, della segreteria nazionale Spi Cgil Mina Cilloni, dei segretari generali Cgil Basilicata Angelo Summa e Spi Cgil Basilicata Nicola Allegretti e della presidente Auser Basilicata Sara Ulivi.
Partendo da un’analisi dei dati disponibili la pubblicazione affronta il tema della “domiciliarità” costruendo una visione futura sulla long term care. La ricerca prende in considerazione il ruolo della famiglia, le diseguaglianze di reddito, le condizioni abitative e gli standard urbanistici.
In Basilicata il tema della domiciliarità in inserisce in quadro demografico preoccupante. La popolazione regionale tra il 2011 e il 2017 è diminuita dell’1,3%, con una popolazione anziana regionale cresciuta del 7,5%. A fronte di un numero di anziani con limitazioni funzionali che cresce del 3,2%, il numero di indennità di accompagnamento riconosciute cresce solo dello 0,3%.
Chi si prende cura degli anziani lucani? La ricerca dimostra che tra il 2011 e il 2017 si riduce il numero delle colf (-12,3%) e cresce quello delle badanti (+11,7%) soprattutto donne di nazionalità non italiana. Se dovesse confermarsi questo trend nel tempo, nel 2065 l’indice di capacità di rinnovo dei cargiver familiari si ridurrà della metà, passando dall’attuale 1,4 allo 0,7. In questo contesto è di 47 euro la spesa pro capite dei Comuni per interventi e servizi sociali per anziani mentre sono 17,5 i posti letto per mille anziani residenti in regione nei presidi socio sanitari e socio assistenziali, occupati per il 66,7% da donne, di cui il 68,2% non autosufficienti.
La situazione è drammatica per gli anziani che vivono nelle proprie abitazioni: in Basilicata sono 26.828 le abitazioni con anziani soli spesso senza ascensore, per non parlare delle cattive condizioni stradali (35%), la difficoltà di parcheggio (13,5%), la scarsa illuminazione stradale (11,4%), le difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (11,2%).
Si capisce bene come l’apporto dell’Auser sia fondamentale. Nell’aiuto alla persona l’Auser regionale opera con un totale di 22 volontari impegnati nella sanità, nell’assistenza sociale e nella protezione civile nelle istituzioni non profit regionali. Sono 456 le ore di volontariato effettuate a oggi, per 832 chilometri percorsi su tutto il territorio regionale.
“Il quadro che emerge – affermano il segretario generale Spi Cgil Basilicata Nicola Allegretti e la presidente Auser Basilicata Sara Ulivi – dimostra che nel prosieguo degli anni la qualità della vita degli anziani e delle persone non autosufficienti peggiorerà in quantità e qualità dei servizi disponibili, poiché manca una strategia complessiva e il “sistema paese” è fermo alla monetizzazione, tra l’altro insufficiente, del disagio della persona. Dalle ricerca emerge con chiarezza che gli interventi messi in campo sono poco adeguati a rispondere alle esigenze di cura continuativa se non accompagnati da azioni di prevenzione attraverso il coinvolgimento delle persone in attività leggere di pubblica utilità, senza un piano generale di intervento sul sistema abitativo nazionale”.
L’Auser e lo Spi Cgil chiedono, pertanto, una legge organica nazionale sulla non autosufficienza e sull’invecchiamento attivo che includa un Piano nazionale per la domiciliarità, rivendicato unitariamente da anni dalle confederazioni sindacali con la presentazione al Parlamento nel 2006 delle firme raccolte per la proposta di legge di iniziativa popolare; il riconoscimento della domiciliarità come diritto della persona e del lavoro di cura familiare che va affrontato seriamente insieme al tema del badantato, l’applicazione dei principi contenuti nella “Carta europea dei diritti e delle responsabilità degli anziani bisognosi di assistenza e di cure a lungo termine”; la creazione di una rete di servizi di prossimità territoriale per la domiciliarità, garantendo un sistema di servizi a livello di territorio/quartiere in grado di garantire all’anziano una continuità di cura adeguata alle sue condizioni; un intervento sulla qualità abitativa e sulle politiche di nuova urbanizzazione delle città e del paese; maggiori risorse per la domiciliarità.
“A livello regionale – precisa Allegretti – è necessario rendere attuativa la legge regionale 29/2017 in materia di promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni con richiesta di finanziamento della legge e convocazione della consulta regionale per la predisposizione delle linee guida del programma triennale delle attività; rilanciare i piani intercomunali dei servizi sociali e socio-sanitari e l’avviso pubblico sulle disabilità gravissime con l’attuazione del piano triennale della disabilità; conoscere lo stato di attuazione degli avvisi pubblici a sostegno della domiciliarità e delle persone in particolare condizione di vulnerabilità e fragilità sociale insieme a una definizione delle procedure di autorizzazione dei servizi e delle strutture che svolgono attività socio-assistenziali per anziani (residenze e case di riposo) tramite apposita legge regionale. Queste le richieste avanzate anche con le altre organizzazioni sindacali dei pensionati all’incontro con l’assessore alla Sanità Rocco Luigi Leone e che attendono risposte”.
Conclude il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa: “Bisogna rilanciare la programmazione della spesa sanitaria in Basilicata. A oggi il welfare è calibrato solo sul sanitario o su servizi vuoti, inesistenti. Siamo all’anno zero dal punto di vista decisionale. Possiamo costruire un altro welfare in Basilicata, si tratta di ricostruire una rete sociale e immaginare una legge sulle case di riposo, per garantire strutture accreditate, aperte, dentro la quale stabilire standard qualitativi che permettono di esercitare il controllo. Non ci si può improvvisare imprenditori del welfare. Bisogna partire dai fabbisogni, rafforzando l’assistenza domiciliare: le risorse ci sono e sono nel Fondo sociale europeo. È necessario, però, riprogrammare le risorse secondo una visione chiara di welfare, che sia differente. Se tutto il peso dell’assistenza all’invecchiamento è basato su domanda offerta, se non c’è governo pubblico, diventerà un mercato. Su questo dobbiamo sfidare il governo regionale e richiamarlo alle proprie responsabilità: avanzassero una proposta seria su cui discutere con i sindacati”.