I Padri Rogazionisti, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Matera-Irsina, hanno inaugurato nel pomeriggio presso il Villaggio del Fanciullo di Matera la Casa di Accoglienza “Annacarla”, una ragazza materana deceduta nel 2018 alla prematura età per una malattia. Un’ala dell’immobile che ospita il Villaggio del Fanciullo è stata ristrutturata per accogliere le nuove povertà di oggi che proprio la Caritas diocesana, attraverso l’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, ha rilevato: assenza di una struttura per Mamma e Bambino in difficoltà. Rogazionisti e Caritas, in sinergia, hanno realizzato questo progetto come segno di attenzione ai bisogni di coloro che vivono una condizione di fragilità.
La realizzazione di questa “Opera segno” rappresenta la modalità per dire, con impegno, che la carità va assicurata con gesti concreti. Nello specifico, la Casa di Accoglienza è stata realizzata nella villetta che si trova all’interno dell’Istituto e ospiterebbe dalle 12 alle 15 persone in 4 camere al piano superiore. Al piano terra, sono previsti atrio esterno, il centro d’ascolto, la sala pranzo, soggiorno e Tv, la cucina e la lavanderia. Inoltre un i mini-appartamento di circa 50 metri quadri con camera, bagno e angolo cottura destinato all’accoglienza di una famiglia disagiata. Questa ristrutturazione, di circa 300 metri, è un’opera bellissima. Il concetto che sta alla base di questa attività è che aprirsi all’ascolto e all’accoglienza, sono atteggiamenti fondamentali per una vera carità e sono possibili solo laddove tutta la comunità insieme partecipa. La Casa d’Accoglienza è una struttura flessibile, estremamente funzionale, facilmente accessibile e in grado di assicurare ai suoi ospiti tutti i servizi per il tempo necessario di cui hanno bisogno.
La gestione sarà curata dai Padri Rogazionisti e dalla Caritas in stretta collaborazione e l’accesso sarà gratuito. Coloro che conoscono la sofferenza, hanno la capacità di evangelizzare noi tutti, poiché questa evangelizzazione ci porta alle periferie dove incontrare per primi, appunto i poveri, quali compagni di viaggio. Per fare tutto ciò abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Dopo il ritrovo nel piazzale antistante il cancello di ingresso alla Casa, l’evento di inaugurazione è partito con la scopertura della targa. A seguire nel cortile interno della Casa si è svolto un momento di riflessione.
Dopo i saluti di Padre Alessandro Polizzi sono arrivati gli interventi di Anna Maria Cammisa, Direttore Caritas Diocesana di Matera-Irsina, Caterina Rotondaro per l’ufficio del piano sociale del Comune di Matera, Antonio Nicoletti, il padre di Annacarla, Padre Angelo Sardone, Superiore del Villaggio del Fanciullo di Matera e Monsignor Pino Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina.
Al termine degli interventi, per riflettere sulla famiglia e sulle sue fragilità da aiutare a superare, è stato letto un brano della poetessa Alda Merini “Il mio presepe privato”, articolo sul Natale scritto nel 2006 dalla poetessa Alda Merini e pubblicato da “Avvenire”, che riportiamo di seguito.
È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c’è, o che almeno non si compra. Io quest’anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù.
Casa: quanto la ami a Natale! Ricordo quando, sempre bambina, persi la mia, abbattuta anche quella: allora c’erano le bombe, ci rifugiammo chi nelle risaie e chi nei paesi limitrofi, dove tutti eravamo un po’ degli stranieri. Nei granai la sera recitavamo il rosario su dei pagliericci di fortuna, poi di giorno si andava nelle cascine in cerca di pane, in breve… si mendicava dai contadini abbienti.
Io dormivo con una vecchia che ogni notte pregava la morte che la venisse a prendere, e avevo paura.
Ma come bambina ho dovuto accontentarmi. Adesso che sono un’anziana poetessa… continuo ad accontentarmi. Ma ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c’erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo… Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l’amore della Madre… Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l’amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.
Anch’io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché… nella mia casa sarebbero stati bene, e una madre si fa sempre derubare. L’abbiamo derubata, ma soprattutto – e sembra un eufemismo – avremmo voluto (che Dio mi perdoni) portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi. Sono passati decenni da quei Natali.
Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le “nenie” di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino. Il mio presepe privato.
La fotogallery dell’inaugurazione della Casa di Accoglienza “Annacarla” (foto www.SassiLive.it)