Non è solo un simbolo. E’ soprattutto un segnale a conclusione di un percorso didattico sulla necessità di mantenere sempre viva la fiaccola dei diritti, quello alla vita, al rispetto, alla libertà individuale, all’autodeterminazione.
La panchina rossa, posizionata all’ingresso della sede del Seminario del Liceo delle Scienze Umane “Rosa-Gianturco” di Potenza, è carica di una simbologia che coinvolge sì il ricordo di tante donne che l’hanno lasciata vuota perché vittime di violenza, ma che varca i confini dei femminicidi per collocarsi nella sempre attuale stagione dei diritti umani.
Perciò, la panchina rossa acquistata, per iniziativa della classe III B, dai liceali, in seguito ad una raccolta fondi, assume la metafora viva del ruolo e del valore che le donne hanno nella società contemporanea, dell’educazione e del rispetto verso tutti, della necessità di una costante riflessione sul bisogno di eliminare totalmente la violenza nei rapporti interpersonali.
La collocazione della panchina all’interno della scuola èquindi la parte finale di un progetto didattico, nel corso del quale sono stati affrontati i temi del femminicidio; del vuoto incolmabile delle morti innocenti all’interno delle famiglie e della società; della violenza immotivata e incomprensibile; della simbologia richiamata dal colore rosso che induce sempre a fermarsi per una riflessione.
Insomma, un invito a lottare per affermare con forza e convinzione i diritti universali e per condannare ogni maltrattamento e ogni forma di coercizione.
La panchina del rispetto, portatrice di tanti significati, è stata inaugurata con l’intervento del dirigente del “Rosa-Gianturco”, Antonio Laguardia, mentre alcune studentesse hanno recitato alcune poesie sul significato della piccola struttura, con la lettura di versi di un poetessa afroamericana Maya Angelou che ha combattuto contro ogni forma di abuso.
Sulla parete in corrispondenza della panchina sono stati collocati da due poster che propongono lo sviluppo culturale registrato negli anni lungo il complicato percorso dell’emancipazione e dell’abbandono della mentalità sessista, che purtroppo ancora si registra in alcune fasce della popolazione contemporanea.