Anche se la crisi ha ridotto notevolmente le cifre degli sprechi, ancora oggi le famiglie lucane, in media, buttano tra i rifiuti tra i 18-20 euro al mese di alimenti ancora commestibili (la media nazionale è di 28-30 euro al mese/famiglia). Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, soprattutto se si pensa che nell’ultimo anno sono aumentate le famiglie lucane che sui rivolgono alla Caritas per ritirare aiuti alimentari o essere ammesse alle mense. A rilevarlo è la Cia della Basilicata che in occasione della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare istituita dal ministero dell’Ambiente rilancia la campagna ai consumatori. L’iniziativa, oltre ad informazioni semplici ed efficaci, prevede l’organizzazione di laboratori presso le aziende agrituristiche per insegnare alle donne e ai consumatori come evitare lo spreco di molti prodotti alimentari, tra i quali il più diffuso è purtroppo il pane raffermo, attraverso piatti rielaborati della cucina contadina e rurale. Il pane cotto con le rape o semplicemente con la cipolla – spiega Matilde Iungano, presidente di Donne in Campo-Cia e “ambasciatrice” del mangiare sano-mangiare lucano – è sicuramente il piatto più diffuso ma è solo uno dei tanti dei cosiddetti piatti di ritorno. Per la pasta del giorno prima, ad esempio, la tradizione contadina ricorre alla frittata. Con i piatti antispreco si recupera il cibo non consumato, con le ricette a impatto zero si utilizzano anche le parti meno nobili specie delle carni di maiale. Ma si può riciclare tutto: la frutta sfatta per dolci o marmellate. Così i rifiuti si riducono al minimo. Ci sono poi i consigli per gli acquisti: comprare direttamente dal produttore, negli spacci aziendali, assicura l’acquisto di prodotti freschi con il giusto grado di maturazione e che durano di più; i prodotti sottocosto e le promozioni speciali ci spingono a comprare cibo in eccesso, destinato a finire in pattumiera; seguire la stagionalità specie per frutta e verdura; riordinare il frigo periodicamente per evitare di comprare alimenti già presenti; controllare la scadenza.
“E’ vero che tra le famiglie cresce la capacità di risparmiare e di riciclare gli avanzi, a riprova della fase economica di estrema difficoltà – spiega Dino Scanavino vicepresidente vicario della Cia- tanto che il 70 per cento dei cittadini dichiara di aver tagliato gli sprechi a tavola nell’ultimo anno. Ma la verità è che rimane ancora troppo alto il numero di chi non sa organizzare la propria spesa e finisce per far scadere gli alimenti nel frigo o per non dosare efficacemente le quantità da mettere nel carrello. Ed è così che, nonostante oggi in Italia 16 milioni di famiglie siano costrette a diminuire gli acquisti di cibo, è proprio tra le mura domestiche che si concentra più del 40 per cento del totale degli sprechi del Belpaese”.
“Ma a livello globale la situazione è ancora più drammatica, con ben 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che finiscono in discarica, pari a un terzo della produzione totale -ha ricordato il vicepresidente della Cia-. Alimenti che potrebbero essere usati in prospettiva per alimentare la popolazione mondiale in costante aumento e soprattutto per far fronte ai bisogni di chi soffre la fame e la malnutrizione”. “Serve, quindi, una maggiore consapevolezza da parte di tutti. Oggi più che mai è necessario acquisire una coscienza solidaristica orientata al risparmio e, più in grande, al riequilibrio dei mercati”.
Feb 06