E’ un’emergenza spesso dimenticata nel fragore delle notizie su stragi in mare o su nuove barriere che sorgono ai confini: quella di migliaia di bambini e ragazzi che a causa della fuga dalla guerra perdono mesi ed anni di scuola, con danni incalcolabili sul loro futuro.
Per cercare di non ‘perdere’ una o più generazioni, un’azienda lucana specializzata in tecnologie avanzate per la comunicazione, la Openet, sta per lanciare un progetto pilota con la European Space Agency (Esa) per consentire ai giovani migranti – ma anche a tutti gli allievi che per motivi diversi sono impossibilitati ad andare a scuola – di seguire un percorso scolastico.
“Il progetto si chiama Oneclass! Openet for education – spiega ai margini della conferenza della Copeam ad Ajaccio Vito Gaudiano, ad di Openet – e nasce dalla nostra esperienza in Africa a sostegno dell’istruzione, grazie a classi a distanza che giungono agli allievi in luoghi remoti grazie a un collegamento via satellite e a un tablet. Che non hanno bisogno neanche di elettricità, perché possono essere alimentati grazie a pannelli solari. Il problema dell’immigrazione oggi non è solo economico, ovvero di gente che arriva a cercare lavoro, ma politico e sociale, perché molti ragazzi fuggono da guerre, e per molti di loro questo significa, tra viaggi, difficoltà nel Paese ospitante, perdere mesi o anni di scuola. C’è un bellissimo video che mostra una scuola siriana dove si fa l’appello, e non c’è nessuno che risponda. Questi ragazzi affrontano il problema dell’abbandono ma anche, persino quando si trovano in situazioni di accoglienza dignitose, quello dell’inserimento in nuovi percorsi scolastici, per esempio a causa della nuova lingua. Ecco, noi vogliamo fornire, grazie alla tecnologia, un sostegno didattico a questi allievi. Con videoconferenze, tutor, insegnanti che magari li seguono dalla Siria o da qualche altro paese, e materiale didattico, il tutto supervisionato grazie ad applicazioni di monitoraggio che seguono tutto il processo, fino al diploma”. L’Esa fornirà il suo sostegno grazie a quelle applicazioni di cui si occupa, ma che non sono molto note, che hanno utilizzi nella vita quotidiana.
Il progetto pilota, il primo del suo genere in Europa, partirà a settembre in due scuole in Basilicata, perché questa strategia, dice Gaudiano, può essere utilizzata anche per i bambini che si trovano in pluriclassi (più classi di diverso grado nella stessa stanza) oppure quelli che per malattia non possono andare a scuola. Sempre in Basilicata, la piattaforma verrà collegata con insegnanti in Francia o Inghilterra, per facilitare l’apprendimento delle lingue straniere. “Il fine è essere aperti al mondo e sostenere l’integrazione”, conclude Gaudiano.
Apr 09