Onu: “In Italia discriminati famiglie e disabili”, intervento Giuliano (Garante infanzia e adolescenza Regione Basilicata). Di seguito la nota integrale.
In questi giorni l’ONU ha decretato che il nostro Paese è discriminatorio e non tutela famiglie e persone con disabilità. In particolare, la mancata occasione dell’approvazione di una legge che riconosca la figura del caregiver e che finanzi la sua attività, lede pesantemente la fiducia delle famiglie nelle Istituzioni e pone l’Italia in una posizione di violazione dei diritti umani.
Il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità (il più alto organismo riconosciuto a livello mondiale per la tutela delle persone con disabilità e delle loro famiglie) ha emesso questo parere il 3 ottobre 2022, in merito al ricorso presentato presso l’ONU nel 2017 dal presidente di Confad, attraverso il quale veniva denunciata l’insostenibile condizione di vita dei caregiver familiari in Italia, a causa di un ingiustificato vuoto legislativo, con conseguente violazione di importanti diritti della persona.
Il Comitato ONU ha accolto il ricorso avendo «riscontrato che l’incapacità dell’Italia di fornire servizi di sostegno individualizzati a una famiglia di persone con disabilità è discriminatoria e viola i loro diritti alla vita familiare, a vivere in modo indipendente e ad avere un tenore di vita adeguato». L’incapacità da parte dello Stato italiano di fornire alla famiglia un sostegno adeguato, compresa l’assistenza per le spese relative alla disabilità, una formazione adeguata, consulenza, assistenza finanziaria e cure di sollievo è in netto contrasto con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che l’Italia ha firmato e ratificato (Legge 18/2009).
Anche in Basilicata il Garante raccoglie ogni giorno appelli di questo genere: numerosissime le famiglie che si rivolgono a lui per problemi scolastici (in particolare a causa di insegnanti di sostegno che cambiano in continuazione o che non sono formati), problemi economici, difficoltà nel trovare/mantenere il posto di lavoro, difficoltà a reperire personale professionale e preparato, difficoltà nella gestione quotidiana del figlio stesso, difficoltà rispetto ad una completa assenza di una legge regionale per il Dopo di noi ed il Durante noi, difficoltà ad una collocazione dignitosa successiva all’età scolastica, difficoltà per le persone disabili ad accedere al mondo del lavoro e ad una vita indipendente, difficoltà ad accedere ai servizi (mai calibrati per soddisfare anche l’utenza portatrice di disabilità), difficoltà rispetto ad una legge regionale per l’autismo che non vede ancora la sua applicazione nella realtà, famiglie che non riescono a pagare le spese terapeutiche ai loro figli, e molto altro ancora.
È necessario un adeguato compenso per le famiglie con membri portatori di disabilità, nonché l’adozione di misure appropriate per garantire che la famiglia abbia accesso a servizi di supporto individualizzati adeguati, compresi i servizi di sollievo dall’assistenza, il sostegno finanziario, i servizi di consulenza, il sostegno sociale e altre opzioni di supporto adeguate al fine di garantire il godimento dei diritti sanciti della Convenzione di cui è stata contestata la violazione.
All’Italia è attribuito l’obbligo da parte dell’ONU di adottare misure per prevenire simili violazioni in futuro, legiferando in risposta ai bisogni di disabili e caregiver, reindirizzando le risorse dall’istituzionalizzazione ai servizi di comunità e aumentando il supporto finanziario per consentire alle persone con disabilità di vivere in modo indipendente e di avere uguale accesso ai servizi.
Il Comitato, infatti, si è pronunciato in termini di sostegni economici, maggiore accesso all’alloggio, attenzione al mantenimento del nucleo familiare, servizi di assistenza economicamente accessibili, regime fiscale agevolato, orario di lavoro flessibile, fino al riconoscimento dello status di Caregiver Familiare nel sistema pensionistico. In conclusione, il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità richiede allo Stato italiano, e in maniera uguale in tutte le regioni, l’adozione di misure appropriate al fine di dare piena attuazione alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Auspichiamo un’azione veloce da parte delle nostre istituzioni perché le famiglie non possono più attendere, soprattutto in questo momento storico così drammatico e difficile.