È on line l’Osservatorio nazionale sulle residenze per anziani realizzato dallo Spi Cgil allo scopo di monitorare le principali caratteristiche dell’evoluzione dell’offerta alle famiglie. A oggi, su 6.500 strutture recensite per una copertura 280.000 posti letto, 70 sono in Basilicata (1.312 posti letto). Delle strutture lucane, solo il 33% fornisce informazioni sui posti letto e più del 90% sono private. Scarse anche le informazioni riguardanti il personale (35,7%) mentre raggiungono almeno il 50% le strutture che danno informazioni più o meno dettagliate sui servizi. Ancora più ridotto il numero di strutture che forniscono indicazioni sulle rette (10%) e che si sono dotate della Carta dei servizi (13%) mentre quasi la metà ha un sito web.
Interessante notare come esistano delle forti peculiarità regionali in merito alle figure professionali che ne rispecchiano le diverse normative in materia di residenzialità per anziani. Ad esempio, la presenza dello psicologo, che caratterizza il 28,0% delle strutture, ha un’incidenza molto maggiore alla media in alcune regioni come il Veneto (82,9% di cui ben il 97,4% in organico), il Piemonte (42,6%), la Puglia (39,2%), il Lazio (38,8%), la Basilicata (40,0%) e la Calabria (34,2%).
Per quanto riguarda le altre figure professionali in Basilicata il 28% è costituito da animatori, il 20% da assistenti sociali e il 4% da educatori professionali.
“Il lavoro realizzato dall’IRES Lucia Morosini in collaborazione con lo Spi Cgil è una banca dati sul piano nazionale che attualmente non ha eguali e che nessun centro di ricerca aveva finora mai realizzato – afferma Nicola Allegretti, segretario generale Spi Cgil Basilicata – Ora si tratta di continuare a mantenere aggiornato questo importante strumento, sulla base delle nuove segnalazioni che le stesse strutture possono farci pervenire al fine di implementare ulteriormente la banca dati”.
L’indagine è rivolta alla comprensione di come le strutture residenziali pubbliche e private promuovono le loro attività, come comunicano alle famiglie i servizi offerti e le professionalità impiegate. Inoltre l’indagine si propone di osservare la regolazione regionale delle modalità di comunicazione e di individuare i parametri ottimali idonei a innalzare i livelli di trasparenza e qualità dell’informazione resa ai cittadini.
“Ma il progetto – continua Allegretti – vuole anche essere la base informativa per un rinnovato e più esteso impegno di un lavoro congiunto tra le strutture territoriali dello Spi e della Funzione Pubblica volto alla tutela delle persone anziane ospiti delle residenze e dei lavoratori che vi operano, nella reciproca convinzione che la qualità del servizio e la qualità delle condizioni di lavoro vanno di pari passo.
Il report – conclude -ha confermato il processo di crescita delle residenze private non convenzionate e non accreditate, sintomo, come più volte sottolineato, della mancanza di una politica nazionale per la non autosufficienza e di un evolvere rapido del bisogno in connessione alle trasformazioni socio demografiche che mette a dura prova anche i sistemi di protezione delle regioni che hanno investito di più (sia in termini di risorse che di progettazione e innovazione dei servizi) sulla non autosufficienza”.