I Padri Rogazionisti, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Matera-Irsina, presso il Villaggio del Fanciullo di Matera, hanno realizzato: la Casa di Accoglienza “Annacarla”. Un’ala della struttura del Villaggio, è stata ristrutturata per accogliere le nuove povertà di oggi che proprio la Caritas diocesana, attraverso l’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, ha rilevato: assenza di una struttura per Mamma e Bambino in difficoltà. Rogazionisti e Caritas, in sinergia, hanno realizzato questo progetto come segno di attenzione ai bisogni di coloro che vivono una condizione di fragilità.
La realizzazione di questa “Opera segno” è, altresì, la modalità per dire con impegno, che la carità va assicurata con gesti concreti. Nello specifico, la Casa di Accoglienza è stata realizzata nella villetta che si trova all’interno dell’Istituto e ospiterebbe dalle 12 alle 15 persone in 4 camere al piano superiore. Al piano terra, sono previsti atrio esterno, il centro d’ascolto, la sala pranzo, soggiorno e Tv, la cucina e la lavanderia. Inoltre un i mini-appartamento di circa 50 metri quadri con camera, bagno e angolo cottura destinato all’accoglienza di una famiglia disagiata. Questa ristrutturazione, di circa 300 metri, è un’opera bellissima. Il concetto che sta alla base di questa attività è che aprirsi all’ascolto e all’accoglienza, sono atteggiamenti fondamentali per una vera carità e sono possibili solo laddove tutta la comunità insieme partecipa. La Casa d’Accoglienza è una struttura flessibile, estremamente funzionale, facilmente accessibile e in grado di assicurare ai suoi ospiti tutti i servizi per il tempo necessario di cui hanno bisogno.
La gestione sarà curata dai Padri Rogazionisti e dalla Caritas in stretta collaborazione e l’accesso sarà gratuito. Coloro che conoscono la sofferenza, hanno la capacità di evangelizzare noi tutti, poiché questa evangelizzazione ci porta alle periferie dove incontrare per primi, appunto i poveri, quali compagni di viaggio. Per fare tutto ciò abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Domenica, 4 ottobre p.v. – ore 17.00
Viale Carlo Levi, 2
MATERA
Scaletta evento
h 17:00 Ritrovo nel piazzale antistante il cancello di ingresso alla Casa e inizio evento di inaugurazione con la scopertura della targa
h 17:10 Ingresso nel cortile interno della Casa e momento di riflessione.
Modera Padre Alessandro Polizzi che introduce e passa la parola per gli interventi di saluto e riflessione nell’ordine a:
– Anna Maria Cammisa – Direttore Caritas Diocesana di Matera-Irsina
– Un rappresentante della Famiglia Nicoletti
– Padre Alessandro Perrone – Superiore Provinciale Italia Centro Sud dei Padri Rogazionisti
– Sua Ecc. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo – Arcivescovo Diocesi Matera-Irsina
Al termine degli interventi segue, per riflettere sulla famiglia e sulle sue fragilità da aiutare a superare, la lettura di un brano della poetessa Alda Merini: IL MIO PRESEPE PRIVATO
(Articolo sul Natale scritto nel 2006 dalla poetessa Alda Merini e pubblicato da “Avvenire”)
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È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c’è, o che almeno non si compra. Io quest’anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù.
Casa: quanto la ami a Natale! Ricordo quando, sempre bambina, persi la mia, abbattuta anche quella: allora c’erano le bombe, ci rifugiammo chi nelle risaie e chi nei paesi limitrofi, dove tutti eravamo un po’ degli stranieri. Nei granai la sera recitavamo il rosario su dei pagliericci di fortuna, poi di giorno si andava nelle cascine in cerca di pane, in breve… si mendicava dai contadini abbienti.
Io dormivo con una vecchia che ogni notte pregava la morte che la venisse a prendere, e avevo paura.
Ma come bambina ho dovuto accontentarmi. Adesso che sono un’anziana poetessa… continuo ad accontentarmi. Ma ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c’erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo… Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l’amore della Madre… Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l’amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.
Anch’io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché… nella mia casa sarebbero stati bene, e una madre si fa sempre derubare. L’abbiamo derubata, ma soprattutto – e sembra un eufemismo – avremmo voluto (che Dio mi perdoni) portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi. Sono passati decenni da quei Natali.
Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le “nenie” di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino. Il mio presepe privato.
Al termine della lettura del brano segue il
RITO DELLA BENEDIZIONE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
R. Amen.
SALUTO
Pace a questa casa e a quanti vi abiteranno. La pace del Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
MONIZIONE INTRODUTTIVA
Carissimi, il Cristo, nato dalla Vergine Maria, che ha posto la sua dimora in mezzo a noi, si degni di entrare in questa casa e di benedirla con la sua presenza.
Egli abiti con voi, alimenti la solidarietà fraterna, condivida le vostre gioie e lenisca le vostre pene.
Il suo insegnamento e il suo esempio siano la vostra guida. Questa casa diventi un focolare di carità, perché da essa si diffonda il buon odore di Cristo.
LETTURA DELLA PAROLA DI DIO
Ascoltate la parola del Signore dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,28-32
Resta con noi, Signore.
E quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse andar più oltre.
Ed essi gli fecero forza, dicendo: Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno è già declinato. Ed egli entrò per rimaner con loro. E quando si fu messo a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, e spezzatolo lo dette loro.
E gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero; ma egli sparì d’innanzi a loro.
Ed essi dissero l’uno all’altro: Non ardeva il cuor nostro in noi mentr’egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?
PREGHIERA DEI FEDELI
Innalziamo la nostra preghiera al Figlio di Dio, Signore del cielo e della terra, che nella sua
incarnazione ha posto la tenda in mezzo a noi.
R. Resta con noi, Signore.
Signore Gesù Cristo, che insieme con Maria e Giuseppe
hai sacrificato la vita domestica,
vieni ad abitare con noi in questa casa,
perché ti sentiamo ospite e ti veneriamo Signore.
Tu che sei il fondamento
sul quale ogni costruzione cresce come tempio santo,
concedi agli abitanti di questa casa
di formare una dimora di pace nel tuo Spirito. R.
Tu che hai insegnato ai tuoi discepoli
a edificare la casa sulla roccia,
fa’ che questa famiglia, aderendo alla tua parola
superi ogni discordia e ti serva con tutto il cuore. R.
Tu che hai accettato in povertà e letizia
l’ospitalità degli amici,
fa’ che quanti sono in cerca di una abitazione
trovino, anche con il nostro aiuto,
una casa degna di questo nome. R.
Segue la preghiera del Signore:
Padre nostro.
PREGHIERA DI BENEDIZIONE
Assisti e benedici, Signore i tuoi figli
che oggi inaugurano questa casa:
fa’ che quando sono fra le sue mura,
trovino in te il loro rifugio,
quando escono, il loro compagno,
quando rientrano, il loro ospite ed amico;
e al termine dei loro giorni siano accolti nella dimora
che tu stesso prepari nella casa del Padre.
A lui sia gloria nei secoli dei secoli.
R. Amen.
Dopo la preghiera di benedizione, il Vescovo, taglia il nastro posto all’ingresso della cucina, asperge con l’acqua benedetta i presenti e la casa in tutte le stanze, dicendo secondo l’opportunità:
* Ravviva in noi, o Padre,
nel segno di quest’acqua benedetta,
il ricordo della nostra rinascita in Cristo
nella tua famiglia che è la Chiesa.
R. Amen.
CONCLUSIONE
La pace di Cristo regni nei nostri cuori
e la sua parola dimori abbondantemente in noi,
perché qualunque cosa facciamo in parole e in opere,
possiamo compierla nel nome del Signore.
R. Amen.