Più attenzione alle fasce deboli della popolazione. Parte da qui il decalogo delle priorità che il Patronato Inac-Cia, condiviso dall’Associazione Nazionale Pensionati della Cia, indica alla politica in prossimità delle elezioni del 25 settembre. Se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, intorno alla soglia di 400 euro mensili. In Basilicata ben il 78 per cento dei pensionati della regione (circa 135 mila) percepisce un’indennità che è inferiore di un terzo alla minima.
Nelle aree di campagna gli effetti della crisi sono amplificati, soprattutto per gli “over 65”, perché agli assegni pensionistici mediamente più bassi si unisce la carenza a volte strutturale dei servizi sociali -sottolinea l’Anp-Cia- aggravata dai continui tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza. La conseguenza è che oggi sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a rischio di povertà o esclusione sociale: un rapporto ancora più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che tocca il 30 per cento.
Gli ultrasessantenni -evidenzia ancora l’Anp-Cia Basilicata- sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento. Attualmente oltre l´80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti.
Ciò comporta che sono sempre più numerosi gli agricoltori lucani over 65 anni che, per sopravvivere, aiutare la famiglia e arrivare a fine mese, continuano ad occuparsi dei lavori nei campi. Una distorsione che azzera il ricambio generazionale in agricoltura.
Siamo di fronte – si legge nella nota – a pensioni da fame per chi ha lavorato in agricoltura, le più basse d’Europa. Questo costringe i produttori a continuare l’attività, bloccando il turn-over nei campi. La diretta conseguenza è uno dei più bassi indici mondiali di nuovi ingressi nel settore da parte dei giovani, fermi sotto il 6%.
A illustrare le misure necessarie il presidente di Inac, Alessandro Mastrocinque, che fotografa un Paese in crisi, in particolare nelle aree interne e rurali, dove alle difficoltà economiche si somma la mancanza di servizi essenziali.
Altra novità da considerare è l’introduzione di un “salario minimo” per i lavoratori, da prevedere in tutti i contratti contemplati, partendo da retribuzione di minimo 9 euro lorde per ora lavorata. “Stiamo parlando di una platea interessata di circa 8 milioni di cittadini, 3 milioni le donne -evidenzia Mastrocinque-. E poi serve subito il via anche ai “voucher per i lavoratori spot” che vanno introdotti per superare l’attuale ingessatura burocratica che da una parte genera lavoro sommerso e dall’altra comprime il mercato della manodopera disponibile”.
Ecco il decalogo delle priorità che indica il Patronato Inac-Cia:
Pensione di Equità
“Ape social” strutturale con ampliamento del beneficio ai lavoratori autonomi
“Opzione Donna” strutturale
Revisione del RDC, con controlli stringenti sui requisiti e il potenziamento politiche attive del lavoro
Voucher per i lavoratori spot
“Quota 41” per tutti i lavoratori
Attivazione o ripristino dei servizi socio-sanitari in Comuni rurali con meno di 2.500 abitanti
Revisione 14esima mensilità per i pensionati
Defiscalizzazioni per aziende che passano da un titolare over 65 a un under 40
Introduzione del “salario minimo” sui contratti di lavoro
“Rivolgiamo un appello a tutti i candidati per promuovere momenti comuni di confronto tecnico-politico su tematiche vitali per la tenuta del tessuto socio-economico del Paese -aggiunge il presidente di Inac-. Certamente, siamo super partes rispetto alla competizione elettorale, ma non abbiamo vincoli e preconcetti, quindi appoggeremo quelle proposte dei partiti che riteniamo più decisive e utili per le persone e per il Paese. In questo senso, la proposta ‘Quota 41’ sostenuta da molti schieramenti, da destra a sinistra, trova fin da subito il nostro apprezzamento, con l’auspicio che diventi legge”.