Margherita Perretti, Presidente Commissione regionale pari opportunità: “La parità tra i sessi nella Costituzione italiana come punto di partenza nel contrasto alle discriminazioni di genere”. Di seguito la nota integrale.
Il sistema legislativo in Italia per molto tempo ha rispecchiato una divisione dei generi in cui le donne non erano considerate persone autonome; agli inizi del 900 il quadro normativo non solo riproduceva il sistema di valori e di principi sociali, economici e culturali in cui era strutturata la società del tempo, ma contribuiva a radicare e rafforzare ulteriormente la divisione impari tra i sessi.
La svolta di tendenza, l’inizio del cambiamento avviene alla fine della seconda guerra mondiale, con la nascita della Repubblica.La Costituzione italiana, attraverso alcuni articoli chiave, è riuscita a capovolgere questo assetto, da un lato recependo i cambiamenti sociali ed economici che l’Italia viveva alla fine della seconda guerra mondiale, dall’altro attribuendo all’impianto legislativo un potere propulsivo ed innovativo del sistema di valori.
L’impostazione data nella Costituzione non è di contrapposizione tra i generi: non bisogna cancellare le differenze tra uomo e donna e rendere la donna uguale all’uomo. La storia del principio di uguaglianza è segnata dalla differenza, che è arricchimento. L’affermazione della diversità è un messaggio di rispetto e di avvicinamento.
Sosteneva Teresa Mattei, una delle Madri Costituenti: “Non è l’esigenza di affermare la nostra personalità contrapponendola alla personalità maschile. Noi non vogliamo che le nostre donne si mascolinizzino, non vogliamo che le donne italiane aspirino ad una assurda identità con l’uomo”.
La richiesta é di una piena parità di diritti di cittadinanza in una società che da lungo tempo ha ormai imposto alla donna la parità dei doveri.
Le Madri Costituenti erano 21 su 556 deputati, provenienti da diversi partiti, ma che sul tema della parità fecero fronte comune. Tutte avevano alle spalle storie di impegno sociale e politico, alcune anche esperienza di combattenti, di lotta partigiana, di carcere. Ben poche di loro furono ricordate, come Nilde Iotti, Angela Merlin, Anna Maria Guidi Cingolani, Maria De Unterrichter Jervolino, Teresa Mattei, mentre per la maggior parte di loro l’esperienza politica terminò con la Costituente.
Le Costituenti hanno svolto un lavoro lungimirante, perché hanno guardato avanti, anticipando con grande lucidità l’evoluzione della società italiana. Esse, non tenendo conto delle convinzioni e dei pregiudizi del tempo, si sono battute per far conquistare alla donna una parità di diritti che in ogni modo garantisce e legittima ogni riforma e ogni legge successiva. A loro dobbiamo quegli articoli della Costituzione che hanno consentito di iniziare il lungo percorso verso la parità di genere, ancora in itinere, spesso in salita.
Ed è l’art.3, che passa dall’uguaglianza formale del primo comma,all’uguaglianza sostanziale del secondo, il grande risultato ottenuto dalle Madri Costituenti. Esprime un concetto unitario, ma estremamente complesso: le discriminazioni per motivi di genere avevano origini storiche molto lontane e le Costituenti, grazie alla loro cultura politica e giuridica, ne erano perfettamente consapevoli. L’affermazione del principio della parità di genere non fu un risultato semplice né scontato. La Costituzione entrò in vigore, ma le discriminazioni rimasero.
Risulta pienamente condivisibile l’affermazione di Nilde Iotti: “… l’art.3 segna l’ingresso delle donne nella vita politica. La Costituzione con quell’articolo afferma il loro esser cittadine alla pari con tutti gli altri cittadini. Per me è punto che fa della Costituzione italiana, ancora adesso, una Costituzione moderna”.