Margherita Perretti, Presidente Commissione Regionale Pari Opportunità: “L’importanza dell’utilizzo di un linguaggio di genere all’interno delle Istituzioni”. Di seguito la nota integrale.
Fino a ieri immaginavo che il Parlamento italiano avesse già adottato, da tempo, nei regolamenti della Camera e del Senato, le disposizioni relative ad un uso corretto del linguaggio di genere nel corso dei lavori parlamentari. Diciamo che lo davo per scontato, considerato che in molti Paesi europei l’attenzione ad un corretto uso del genere nel linguaggio tecnico ed amministrativo, oltre che nella lingua parlata, è già un dato acquisito.
L’Italia, purtroppo, su questo come su altri fronti attinenti alle politiche paritarie, è molto indietro, e quanto accaduto ieri in Senato, con la bocciatura grazie al voto segreto, dell’uso di un linguaggio inclusivo e rispettoso della parità di genere, lo conferma ampiamente.
Nel nostro Paese le prime raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana risalgono ad Alma Sabatini, nel 1986, da allora esperte ed esperti lavorano in tal senso e le prime indicazioni per un uso paritario sono contenute nella legge n.903/1977, ed un forte richiamo alla necessità di usare un linguaggio non discriminatorio arriva con la direttiva del 23 maggio 2007 “Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche”, emanata per attivare la direttiva europea 2006/54.
Manca ancora, però, una matura sensibilità verso la discriminazione di genere nell’uso del linguaggio, pesa un pregiudizio diffuso verso l’inutilità di questa pratica, sebbene sia evidente lo stretto legame tra l’uso linguistico e la disparità sociale del potere.
Se il linguaggio definisce il perimetro di ciò che esiste e delle relazioni che produce, l’eliminazione del genere femminile significa sottrarre non solo consistenza fisica, ma anche emotiva e mentale ai bisogni, alle aspirazioni, ai ruoli e alle responsabilità, al protagonismo delle donne che, nonostante un sistema culturale radicato, arcaico e patriarcale, occupano un posto nella società al pari di ogni uomo.
Le parole, invece, possono essere un efficace strumento della lotta alle disuguaglianze di genere, per la promozione di un cambiamento socio-culturale.
Oggi, dopo quel voto sbagliato di ieri in Senato, come Commissione Regionale Pari Opportunità siamo ancora più orgogliose di aver sollecitato ed ottenuto, dal Consiglio regionale dello scorso 28 giugno, la votazione della risoluzione con cui la massima assise della Basilicata si impegna in tempi brevi all’ “adozione di linee guida finalizzate alla promozione di un linguaggio di genere in linea con la normativa vigente a livello nazionale ed internazionale per garantire l’utilizzo di un linguaggio rispettoso della dignità e del ruolo delle donne ed linea con l’evoluzione della nostra società”.
Certamente impegneremo tutte le nostre forze per ottenerla in tempi brevi, perché l’uso corretto del linguaggio comporta l’affermazionedi diritti, il diritto alla conciliazione e alla parità retributiva, ad una realizzazione professionale e ad occupare ruoli, e i diritti costituiscono l’essenza di una società democratica.