Conferenza stampa di presentazione del Report della Caritas sull’emergenza pandemia oggi a Melfi alla presenza del Vescovo, Mons Ciro Fanelli, del direttore della Caritas, Peppino Grieco e dell’Assessore alla Protezione Civile del Comune di Melfi, Vincenzo Bufano.
“Dopo il lungo lockdown di primavera a cui ci aveva costretto la pandemia da Covid-19 – si legge nella nota della Caritas- il 18 maggio dello scorso anno il Consiglio dei Ministri approvava il decreto-legge che prevedeva una serie di misure per la ripartenza, la cosiddetta “Fase due”. A distanza di un anno da tale evento, e in considerazione della persistente situazione di emergenza che sta producendo effetti molto pesanti sulla situazione socio-economica dell’Italia e di altri Paesi, la Caritas Diocesana ha realizzato una quarta rilevazione sui bisogni, le vulnerabilità, ma anche le risposte e le speranze di questo tempo.
La rilevazione ha avuto l’obiettivo di indagare ciò che è avvenuto nel territorio diocesano da settembre 2020 a giugno 2021. Sette mesi nel corso dei quali, accanto al perdurare delle situazioni di contagio, sono emersi evidenti segnali di ripresa e l’attivazione di nuove forme di sostegno a favore di persone, famiglie e imprese colpite dagli effetti socio-economici della pandemia”.
L’Assessore Bufano in segno di gratitudine ha consegnato un attestato di riconoscimento per l’opera prestata dalla Caritas, insieme ad altre associazioni di volontariato, in collaborazione con l’Amministrazione comunale a seguito della stipula di un protocollo di intesa all’indomani dell’inizio dell’emergenza epidemiologica a beneficio e supporto dell’intera comunità di Melfi. Tra le iniziative messe in campo a contrasto della povertà – continua Bufano- vi è la IES Card (Interventi Economici Straordinari) che ha intercettato il bisogno di circa 400 famiglie di Melfi”.
“Dal 1 settembre 2020 al 17 giugno 2021, la Caritas Diocesana – precisa Grieco- ha accompagnato 3.795 persone. Le donne sono la maggioranza: 53,7%, così come sono la maggioranza gli italiani (67,8%).
Quasi una persona su quattro (24,4%) è un “nuovo povero”, cioè non si era mai rivolta in precedenza alla rete Caritas. Si tratta di 820 persone in totale. In questo caso l’incidenza degli italiani è ancora maggiore: il 80,4% dei nuovi poveri è infatti un nostro connazionale. Complessivamente, da marzo 2020 ad oggi, in oltre un anno di pandemia, si sono rivolti alla Caritas 10.630 nuovi poveri.
Accanto a situazioni legate ai bisogni fondamentali della persona (il lavoro, la casa…), compaiono bisogni inerenti alla sfera formativa e al disagio psico-sociale, che colpiscono soprattutto le donne e i giovani:
– difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione femminile;
– difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione giovanile;
– persone/famiglie con difficoltà abitative;
– povertà educativa (abbandono, ritardo scolastico, difficoltà a seguire le lezioni, ecc.);
– disagio psico-sociale dei giovani.
Anche altri fenomeni sono segnalati in aumento: il disagio psico-sociale degli anziani e delle donne, la povertà minorile, la rinuncia/rinvio dell’assistenza sanitaria ordinaria, non legata al Covid, le violenze domestiche.
Le persone più frequentemente aiutate dalla Caritas sono state soprattutto: persone con impiego irregolare fermo a causa del Covid19; lavoratori precari/intermittenti che non hanno potuto godere di ammortizzatori sociali; lavoratori autonomi/stagionali, in attesa delle misure di sostegno; lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga.
Gli ambiti e i settori economici che hanno risentito maggiormente della crisi economica correlata al Covid sono stati soprattutto quelli legati alla ristorazione, degli esercizi commerciali e delle attività culturali, artistiche e dell’artigianato.
Sul fronte delle risposte, accanto ai servizi relativi ad aiuti materiali, segnaliamo le attività di tipo formativo e orientativo:
– attivazione di un Fondo specifico di sostegno economico alle famiglie in difficoltà;
– attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali promosse da amministrazioni centrali/territoriali (reddito di emergenza e di cittadinanza, bonus autonomi, bonus affitti, buoni spesa e bonus alimentari, cassa integrazione, vari benefit regionali, ecc.);
– interventi nell’ambito educativo: distribuzione tablet/pc/connessioni/device per famiglie meno abbienti, distribuzione tablet/pc alle scuole; acquisto libri e materiale scolastico; pagamento rette scolastiche/asili; pagamento mensa scolastica; sostegno educativo a distanza; aiuto compiti/aiuto per la didattica a distanza/dopo scuola online; borse di studio per l’iscrizione università o per sostenere la frequenza delle scuole superiori; abbonamenti ai mezzi pubblici per gli studenti; progetti contro l’abbandono scolastico; sportelli di supporto psicologico, ecc.
– Fondo diocesano di sostegno economico alle piccole imprese.
Da sottolineare ancora una volta il grande contributo offerto complessivamente dagli oltre 70 volontari operanti nei sedici centri della diocesi, che hanno saputo dare un segno tangibile della presenza fraterna della Chiesa, accanto a tante situazioni di disagio e sofferenza.
Una delle lezioni apprese in tempo di pandemia si riferisce alla crescente consapevolezza che “nessuno si salva da solo”. La Chiesa si è fatta da subito segno di una comunità presente, con significative e diffuse esperienze di collaborazione operativa sussidiaria con vari enti pubblici o del privato sociale. Non si è trattato di esperienze occasionali, ma in buona parte proseguono in modo stabile.
Nel contempo si è rafforzata ancor di più la collaborazione intra ecclesiale: la Caritas Diocesana ha avuto rapporti stabili con le parrocchie, con il Volontariato Vincenziano, con gli Scout dell’Agesci, con le associazioni ecclesiali, con le Acli.
“Solo lavorando uniti, “a tutti i livelli della società” – ha concluso Mons Fanelli- si potrà infatti, come sottolinea Papa Francesco “superare non solo il coronavirus, ma anche tanti altri virus che da tempo infettano l’umanità”, come “il virus dell’indifferenza, che nasce dall’egoismo e genera ingiustizia sociale”.