Si è svolto nella sala biblioteca dell’Isabella Morra di Matera il seminario regionale “A che punto siamo …il Pei secondo l’ICF” che fa capo al progetto “I Care” (Imparare, comunicare, agire in una rete educativa”). Un seminario promosso dal Miur regionale per portare nell’ambito delle scuole in rete i concetti basilirari dell’ICF ossia la classificazione internazionale del funzionamento delle disabilità e della salute in rapporto alle fuzioni e alle strutture corporee , alle limitazioni dell’attività e alle restrizioni della partecipazione che si manifestano nella prima infanzia, nell’infanzia e dell’adolescenza e i fattori ambientali. L’ICF con i suoi codici utilizza un linguaggio comune che può essere applicato tra varie scienze e discipline e adottato oltre i confini nazionali per favorire il progresso dei servizi e delle politiche e della ricerca nell’interesse dei bambini e degli adolescenti. A rendere edotto l’uditorio composto da dirigenti, docenti della primaria e primaria secondaria di primo grado istituto superiore è stata la docente Serenella Besio, ordinaria di Pedagogia dell’integrazione presso l’Università degli Studi della Valle d’Aosta, che ha disquisito sulla classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute e sull’ICF a scuola la costruzione del PEI (Piano Educativo Individualizzato” e la prof.ssa Nicole Bianquin che ha spiegato l’utilizzo del modello PEI di Matera per la rielaborazione dei piani già esistenti e utilizzati sul territorio regionale.
Ha introdotto i lavori il preside dell’Istituto Isabella Morra Osvaldo Carnevale. All’incontro ha partecipato anche Antonietta Moscato dell’USR di Basilicata.
Il preside Carnovale ha esordito così: “ Sono impressionato da questo tipo di ricerca relative all’ICF e quindi sulla persona e questo tipo di lavoro deve essere esteso a tutta la docenza”.
La Moscato: “ L’Isabella Morra è scuola-polo con trenta scuole in rete. Questo progetto va avanti da tre anni con il metodo della ricerca-azione e la Regione lo sta sostenendo. Ci sono scuole che hanno lavorato con l’ICF anche se i medici delle ASL hanno mostrato perpleessità. Ritengo chel’ICF è un paradigma che può aiutare molto e la scuola deve sapere usare gli strumenti che mette a disposizione. L’ICF deve dare la possibilità di vedere le persone superando il quadro medico ed entrando nel Bio-Medico-Sociale e non solo considerando l’alunno con disabilità”.
La docente Besio: “ L’ICF è una giovane classificazione, dal 2001, relativa alla salute e ai domini ad essa correlate che ci aiutano a descrivere i cambiamenti sulle funzioni che ci descrivono i cambiamenti nelle funzioni. Serve a fornire una base scientifica nel settore per classificare le conseguenze delle condizioni di salute , stabilire un linguaggio comune per la descrizione degli stati di salute. E’ uno strumento per misurare il funzionamento delle persone nella società indipendentemente dalle menomazioni e si applica ad un’area più vasta rispetto alla tradizionale classificazione della salute e della disabilità. L’ICF afferma il modello Bio-Psico-Sociale che sintetizza ciò che è valido sia nel modello medico che in quello sociale senza fare l’errore di ridurre l’intero problema a una sola delle sue parti. E inoltre aggiunge un’ importante attenzione all’individuo (psico)”. In sede laboratoriale i docenti e i dirigenti hanno risposto ad una serie di quesiti su concetti di criticità e punti di forza dell’ICF che sono stati seguiti dalla Bianquin.
Il Modello Pei basato su ICF dovrebbe essere compilato da tutte le parti coinvolte; la componente medica deve essere obbligatoria; si ha l’impressione che usando l’ICF si possa dettagliare meglio la situazione dell’alunno e si possono individuare gli obiettivi in modo più preciso anche sul concetto di performance.
Carlo Abbatino