“La Regione Basilicata ha aderito al Progetto Mimosa, la campagna di sostegno e prevenzione contro la violenza sulle donne, perché questo problema è soprattutto una questione culturale e culturalmente bisogna incidere sull’immaginario collettivo, affinché il ruolo della donna si svincoli da un concetto arcaico e inadeguato e possa riconquistare la fondamentale funzione sociale che le spetta”. E’ stata la chiosa dell’assessore regionale alle Politiche della Persona, Flavia Franconi, alla conferenza stampa sul Progetto Mimosa tenutasi presso la Sala Inguscio della Regione Basilicata. Al tavolo presenti anche il presidente di Federfarma Potenza, Franco Caiazza, la presidente dell’associazione Farmacie Rurali di Basilicata, Guglielma Punzi, e la presidente di Farmacie Insieme, Angela Margiotta.
“Una donna non si tocca neanche con un fiore”. È lo slogan della campagna di sostegno e prevenzione contro la violenza sulle donne che porta il nome di Progetto Mimosa. Un’iniziativa, a cui ha aderito la Regione Basilicata, promossa dall’associazione Farmaciste Insieme, che vede il coinvolgimento di più soggetti, tra enti locali e associazioni no profit, il sostegno attivo di Federfarma Potenza e dell’Associazione Farmacie Rurali di Basilicata.
Ha aperto la conferenza stampa il presidente di Federfarma Potenza, Franco Caiazza, che ha sottolineato la sua presenza maschile soprattutto in qualità di testimone dell’ “altra metà del cielo”, causa del problema. “Il genere maschile deve capire che il problema della violenza sulle donne è un problema di tutti – ha sottolineato Caiazza- soprattutto dei maschi. Sapere che esiste una rete di protezione, con strumenti di tutela per coloro che troppo spesso sono vittime innocenti della forza fisica ed economica di noi uomini, significa prestare più attenzione anche alle conseguenze. Bisogna festeggiare le donne tutti i giorni, non solo nelle date a loro dedicate. E il sistema farmacie è in prima linea su questo fronte – ha concluso il presidente di Federfarma – perché la farmacia è “donna” in quanto cura e crea benessere sia fisico che psicologico ai suoi assistiti”.
Per l’assessore regionale alle Politiche della Persona, Flavia Franconi, la violenza sulle donne non è solo un problema culturale che incide sulla salute delle donne, ma anche un problema sanitario che si riverbera sulla salute psico-fisica dei figli. “I dati scientifici – ha affermato la Franconi- evidenziano gravi scompensi cardiaci e nervosi su altri elementi fragili della famiglia e della società: i figli. Questi ultimi, infatti, in età adulta si ammalano di alcune patologie direttamente conseguenti alle violenze perpetrate sulla madre e un assessore alla sanità deve sopraintendere non solo alla salute dei cittadini presenti ma anche a quella dei cittadini di domani”. L’assessore ha ricordato tra le varie azioni messe in campo per la risoluzione del problema anche il progetto sulla tratta, già approvato ed in piena esecuzione.
La presidente dell’associazione Farmacie Rurali di Basilicata, Guglielma Ponzi, ha focalizzato l’attenzione sul ruolo di ascolto silenzioso delle farmacie.”Si contano – ha detto – innumerevoli casi in cui, quando la casa degli affetti diventa un pericolo costante per le donne, si innesca una silenziosa richiesta d’aiuto a cui la farmacia deve rispondere. La capillarità territoriale permette alle farmacie di essere il primo punto d’approdo per colei che ha subito violenze e ha riportato dei danni fisici, oltre che psichici”. ” La farmacia è un luogo in cui deontologicamente si assicura la privacy e l’ascolto da parte di altre donne – ha continuato la Ponzi- in quanto le farmacie sono condotte per la maggior parte da donne. La sinergia tra Federfarma e Regione Basilicata – ha chiuso la presidente dell’associazione Farmacie Rurali di Basilicata – dimostra quanto la discussione sulla salute delle donne debba essere una riflessione aperta tra istituzioni, cittadini e politica”.
Ha concluso gli interventi la presidente di Farmacie Insieme, Angela Margiotta, che ha raccontato come il Progetto Mimosa abbia avuto inizio: “La nostra storia nasce da un caso semplice. Nelle farmacie associate abbiamo lasciato i volantini con l’elenco dei centri antiviolenza e i punti di ascolto sul bancone e dopo pochi giorni, nell’assoluto anonimato, sono spariti tutti. Poi, dopo due mesi, le donne hanno cominciato a contattare i vari centri indicati e, con nostra sorpresa, anche a denunciare. La cosa funzionava e quindi dovevamo costruire una rete in tutta Italia, affinché la luce nel cuore delle donne non venisse spenta da nessuno. E così abbiamo fatto”.
Tutti i centri antiviolenza e d’ascolto in Basilicata tentano di realizzare lo stesso sogno, ovvero “un mondo dove a picchiare sia solo il sole”, come dichiara la promessa contenuta nell’opuscolo “Giù le mani”: un vademecum per le donne che non vogliono più tacere e che indica recapiti telefonici e servizi offerti dai vari Comuni, Associazioni ed Enti locali della Basilicata.