Maria Anna Fanelli, referente regionale Stati generali delle donne della Basilicata e consigliera nazionale Ande: “C’è l’accordo per il recovery fund, ecco le richieste per le donne. Il women in business act. L’ecosistema imprenditoriale femminile e le azioni per il lavoro delle donne”.
Gli Stati generali delle Donne, sempre più impegnate in questi giorni con l’Alleanza delle Donne, a proporre un piano concreto di azioni possibili per “spendere bene” i fondi del Recovery Fund plaudono all’accordo raggiunto.
Intorno alle 6 del 21 luglio il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha comunicato con un semplice tweet il raggiungimento dell’intesa.
In virtù di quanto previsto dall’accordo sul Recovery Fund, l’Italia porterà a casa 208,8 miliardi di euro così suddivisi:
• prestiti: €127,4 miliardi (rispetto ai 90,9 proposti dalla Commissione UE);
• trasferimenti: €81,4 miliardi (poco meno rispetto ai 90 iniziali).
È stato il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad annunciare che l’Italia sarà la maggiore beneficiaria del fondo, proprio perché ha subito in modo rilevante i danni dell’emergenza sanitaria del Covid 19
Ora bisogna mettere in campo le riforme necessarie ad adeguarsi alle raccomandazioni della UE e rilanciare l’economia, pensando anche al mondo delle donne.
La crisi COVID-19 e le risposte politiche associate (ad es. il contenimento a casa, l’allontanamento sociale) hanno avuto un impatto significativo su settori dominati dalle donne, come ad esempio l’ospitalità, il turismo sostenibile (così come è stato messo in evidenza ieri nell’Incontro/Forum organizzato dalla Basilicata a cura di Maria Anna Fanelli) e la vendita al dettaglio…
Da queste premesse viene proposto un Women in Business Act, e cioè le azioni concrete pensate per promuovere l’ecosistema imprenditoriale femminile, alla luce dei dati presentati in queste ore da Unioncamere.
Le proposte contengono le azioni necessarie per rimettere in moto l’economia al femminile. Gli Stati Generali delle Donne con l’Alleanza delle donne sottolineano ancora una volta i benefici attesi di utilizzare il potenziale non sfruttato delle donne imprenditrici, compresa la promozione della crescita economica (fino al 2% del PIL globale secondo le stime) e aumentare la partecipazione della forza lavoro (contribuendo a raggiungere l’impegno dei leader del G20 a ridurre il divario di genere nella partecipazione della forza lavoro del 25% entro il 2025).
E poi? Infrastrutture certamente. Ma infrastrutture dedicate al lavoro delle donne e al miglioramento della qualità della vita delle famiglie.
Le donne hanno bisogno di strutture di quartiere e a domicilio (per anziani e disabili) a livello anche di condominio anche su modelli di coesione di piccoli gruppi in autorganizzazione (turnazione / cooperative di assistenza) servizi di qualità garantiti ovunque (scuola + pullmino e locale attesa x il rientro dei bambini/e) scuole a misura per la tutela dal Covid.
Perché oltre ai neonati (sempre di meno) noi donne abbiamo una marea di attività da assolvere in famiglia anche se composta da 2 persone (donne single con figli/e)
Manca soprattutto il lavoro ma manca anche il supporto per poter lavorare in serenità, a partire dagli asili nido e pensando anche ai percorsi di studio dei nostri figli e delle nostre figlie.