Report del webinar con istituzioni per progetto “Caschi rosa” degli Stati generali delle donne a favore di donne e famiglie afgane.
Isa Maggi Referente Nazionale degli Stati Generali delle Donne, Associazione di Promozione Sociale senza scopo di lucro, ha presentato il Programma di Azione, da tempo diffuso, “Caschi rosa – Interventi strutturati per donne e giovani donne afghane”, infatti, vista l’emergenza Afghanistan in atto nell’ambito delle azioni positive proposte nell’ambito del progetto Città delle Donne, gli Stati Generali delle Donne hanno attivato da subito l’iniziativa Caschi Rosa, con una duplice finalità: attività concreta di accoglienza in Italia di giovani donne, provenienti dall’Afghanistan, in collaborazione con Enti ed Istituzioni preposte all’attivazione di corridoi umanitari, per permettere loro di concludere i propri percorsi di formazione e di istruzione presso le nostre scuole, Università, Centri di Formazione. In merito alla fase di accoglienza proattiva il progetto operativo già in atto di SGD “Città delle Donne”, ha proposto un appello strutturato ai Sindaci e alle Sindache delle Città delle donne per dare la propria disponibilità all’accoglienza di giovani donne per costruire il loro futuro di libertà e autonomia attraverso un programma di gestione di attività e di controllo e garanzia del loro benessere per poter continuare e avviare il proprio percorso formativo e di vita, secondo Protocolli da attivare. Città delle Donne è una piattaforma politica di ampio respiro che prelude alla Carta di Dubai che SDG presenterà al prossimo Expò, la cui adesione è aperta a tutti i Sindaci e Sindache. Nelle more della fase organizzativa internazionale, molti Sindaci e Sindache hanno già volontariamente avanzato proposte di accoglienza a donne e bambini. Abbiamo chiesto pertanto a livello nazionale e a livello regionale anche in Basilicata… ai Sindaci e alle Sindache delle Città delle Donne, all’ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, nazionale e regionale, al Rettore dell’Università della Basilicata e alle Prorettrici alle Pari Opportunità e alle Disabilità… di: 1. accogliere giovani donne a cui garantire vitto e alloggio adeguato. Dovrà essere specificato il numero di donne e le condizioni di accoglienza (appartamenti, alloggi universitari, altre forme…) anche nel caso di giovani donne con figli; 2. possibilità di proseguire o avviare gli studi (scolastici o universitari) nella città ospitante. Dovrà essere specificato per ogni donna/adolescente/bambino/a, in base all’età la proposta di inserimento scolastico con la scuola e/o l’ateneo e previo accordo con l’Ateneo se nella medesima città, gli Istituti scolastici anche attraverso un accordo generale con i Provveditorati o con i singoli presidi; 3. possibilità eventuale, post fase formativa, di inserimento lavorativo. Dovrà essere indicato per ogni unità in età lavorativa la possibilità di eventuale occupazione (mansioni, attività tempi, retribuzioni/contributo oltre al vitto e alloggio) con datore di lavoro e condizioni contrattuali; 4. supporto psicologico e linguistico. Dovranno essere indicate le strutture sociali e sanitarie di supporto, e dovranno essere fornite relazioni sullo stato delle persone e del loro inserimento sociale ai Sindaci e eventualmente anche ai Prefetti; 5. ai Prefetti abbiamo chiesto di vigilare e controllare l’implementazione del programma umanitario di sostegno alle donne afghane. Maria Anna Fanelli Referente Regionale degli Stati Generali delle Donne della Basilicata ha ringraziato Isa Maggi per il grande sforzo profuso e ha precisato che il Progetto “Caschi Rosa” è stato ampiamente diffuso in Basilicata e seguito da tanti soggetti istituzionali e non, peraltro presenti alla riunione. A, quindi, ringraziato tutti i partecipanti per aver accolto l’invito ad un incontro che si è posto come proficuo e di confronto anche rispetto al sistema di accoglienza, di integrazione e di inserimento lavorativo in Basilicata, relativo alla grave situazione umanitaria in atto, sistema che in Basilicata grazie agli interventi dei Prefetti, dell’Università, dei Comuni, di Esponenti nazionali del Ministero del Lavoro e di tante altre Realtà e Associazioni, anche private, risulta di grande efficacia e operatività.
Maria Anna Fanelli ha, pertanto, avviato con Isa Maggi il Webinar accogliendo i varie importanti interventi, di cui si riportano gli esiti in sintesi, esiti offerti dai partecipanti:
A livello istituzionale ha aperto i lavori la Consigliera Regionale Dina Sileo delegata dal Presidente della giunta regionale Vito Bardi del quale ha portati i saluti e la condivisione all’evento degli Stati generali delle donne della Basilicata e Nazionali per i quali ha espresso riguardo e apprezzamento. La Consigliera Sileo ha sottolineato poi l’impegno della Regione Basilicata che con tempestività, attraverso l’applicazione delle leggi regionali, ha sostenuto e incoraggiato attraverso gli Enti pubblici e privati preposti il sistema di accoglienza ,che si è sviluppato e si svilupperà con particolare riguardo per le politiche formative, sanitarie, per l’incremento dei servizi alle strutture di base, dei servizi socio-assistenziali e agli asili nido ed in molti altri settori e campi il tutto nel rispetto della cultura di provenienza. Infine, la Sileo ha richiesto una relazione relativa agli esiti del Tavolo operativo organizzato dagli Stati Generali delle donne della Basilicata ed in particolare del progetto Caschi rosa in maniera tale da poter recepire gli esiti e le proposte da presentare poi con una Sua mozione in un prossimo Consiglio regionale.
il Vice Prefetto Vicario della Provincia di Potenza Ester Fedullo nell’intervenire ha affermato che:
“con l’accoglienza assicurata dal governo Italiano ai profughi afghani, l’Italia ha adempiuto ai doveri di accoglienza verso coloro che fuggono dalle persecuzioni in attuazione dei principi fondamentali di solidarietà e assistenza cui si ispira la nostra Costituzione. Alla Regione Basilicata, a seguito del ritiro del contingente militare italiano in Afghanistan attraverso il ponte umanitario, sono stati assegnati n. 74 cittadini afghani. Si tratta per la maggior parte di nuclei familiari che sono stati accolti nei centri di Acerenza (7 nuclei familiari) e di Abriola (2 nuclei familiari), gestiti dalla Prefettura. Un nucleo familiare è stato accolto, in maniera del tutto gratuita, dalla Fondazione Madre Teresa di Calcutta di Potenza. Grazie all’ azione del Ministero dell’Interno e delle Prefetture è stato assicurato un rifugio sicuro a coloro che hanno collaborato in questi anni con il contingente italiano in Afghanistan e alle loro famiglie al fine di sottrarli a probabili ritorsioni nel loro paese di origine. La crisi umanitaria che ha colpito quel popolo non può lascare indifferenti e una grande azione di solidarietà è stata attuata da Comuni e associazioni di volontariato in tutto il Paese. La rete dei Comuni aderenti al progetto SAI, Sistema di Accoglienza e Integrazione, si profila come lo strumento migliore per garantire un’accoglienza adeguata alle esigenze dei profughi afghani in quanto garantisce mirati percorsi di inclusione, di formazione linguistica e professionale e di accompagnamento nelle scuole. Come noto, l’azione della Prefettura nel campo del fenomeno immigratorio si traduce altresì nell’assicurare accoglienza ai migranti provenienti dagli sbarchi sulle coste italiane attraverso il sistema dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) presenti nella provincia di Potenza, ove sono attualmente presenti n.765 richiedenti asilo. Si tratta per la maggior parte di un’accoglienza diffusa in appartamenti e in alcuni casi in centri collettivi; i migranti accolti sono per la maggior parte uomini ma sono altresì presenti alcuni nuclei familiari anche monoparentali. La seconda accoglienza, è assicurata mediante progetti di assistenza alla persona e di integrazione nel territorio, attivata dagli enti locali aderenti al Sistema di protezione per titolari di protezione nei Progetti SAI (ex SPRAR). Gli enti locali che attualmente hanno aderito alla rete sono 15 (10 per gli ordinari e 5 per i MSNA) e altri sono in fase di adesione. La Prefettura è inoltre promotrice di diverse azioni mirate all’ accoglienza attraverso l’adesione a progetti che si avvalgono di risorse di Fondi Europei a ciò dedicati e svolge un ruolo determinante nel coordinamento del “Tavolo Anticaporalato” che, grazie all’ azione congiunta delle istituzioni e delle associazioni competenti, promuove interventi di contrasto al caporalato e di affermazione della cultura della legalità nel settore del lavoro stagionale in agricoltura. Con le risorse europee del “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020″ (Fami)” è stato al riguardo realizzato un progetto per i servizi di integrazione dei migranti stagionali attivando, come per gli anni passati, in collaborazione con la Regione Basilicata e l’ASP di Potenza, il Servizio Trasporto, l’attività di accompagnamento, accoglienza, informazione, animazione dei lavoratori presso la sede del Centro di accoglienza, ex tabacchificio di Palazzo San Gervasio”.
Il Prefetto della Provincia di Matera Rinaldo Agentieri, che ha fatto giungere una Sua comunicazione scritta, ha sottolineato che anche la Prefettura di Matera si è mossa in piena attuazione dei principi di solidarietà della nostra Costituzione. E ha precisato che sono 25 le persone accolte in provincia di Matera. “Quindi allo stato si è provveduto a dare accoglienza a queste persone nella rete dei CAS ovvero in strutture messe a disposizione e gestite dalla Caritas di Tricarico, con cui sono state stipulate apposita convenzione. È stata privilegiata una sistemazione in appartamento dei nuclei familiari e cioè per 2 dei 4 nuclei arrivati, mentre per gli altri 2 e per la sola donna “single” arrivata contiamo si pensa di provvedere al più presto a trasferirli dalla struttura collettiva che attualmente li ospita in appartamenti”. Sempre nel materano la Prefettura si sta attrezzando alla stipula di ulteriori convenzioni al fine di accogliere eventuali nuovi arrivi, lanciando un caloroso appello agli enti locali, del resto già sensibilizzati allo scoppiare dell’emergenza, affinché si rendessero disponibili per convenzioni ad hoc. Tema fondamentale è quello dell’integrazione, lavorativa, scolastica, sociale (mediazione, assistenza socio-sanitaria, formazione, ecc.). A questo proposito il ministero dell’Interno ha manifestato l’intendimento di far transitare appena possibile i nuclei ospitati nel sistema SAI, previo un adeguato ampliamento dei posti, attraverso convenzioni locali (CAS).
Nell’intervenire Fra’ Pietro dell’Ordine dei Francescani Responsabile della Fondazione “Madre Teresa di Calcutta” con sede a Potenza e a Montecorvino, dopo aver ricordato l’operatività della Casa delle Donne presso la Chiesa di Santa Maria del Sepolcro, che oggi ospita una famiglia afghana di 6 persone e la Casa “Don Tonino Bello” di via Di Giura per soli uomini, ha precisato che l’accoglienza è fondata sull’assolvimento delle prime necessità curate da Fra’ Alberto e da volontari, il tutto basato sulla Carità e sul servizio dei volontari. La famiglia afghana ospitata è composta da quattro figli, il più piccolo di soli 5 anni, il capofamiglia è medico e la moglie è geografa, titoli di studio che non possono valere in Italia, per cui ha auspicato la collaborazione della cittadinanza tutta, già coinvolta nella rete di solidarietà, lanciata dalla Parrocchia di Santa Maria. Ha, infine, ricordato la Scuola Solidale per lo studio dell’italiano e di altre materie, sempre a cura dei volontari e dei Padri Francescani, Scuola che potrà senz’altro messa a disposizione della famiglia afghana e per la quale senz’altro è necessario l’apporto di ulteriori volontari.
Per quanto riguarda l’inserimento universitario la già Rettrice Aurelia Sole, oggi Prorettrice alle Pari Opportunità, nell’illustrare l’azione dell’UNIBAS ha ricordato che sta tessendo un lavoro a più livelli. Infatti, come Componente della Commissione di Genere della CRUI ha sottolineato che UNIBAS ha lavorato con le prefetture per i corsi PASIM, con il Cestrim per il sostegno alle donne vittime di violenza, con il Telefono Rosa, con la conferenza Nazionale dei CUG, e ha assicurato che l’Ateneo lucano è molto attento su questi temi. Ha aggiunto, inoltre, che in questa fase sta lavorando su più livelli, da una parte nella Commissione CRUI sul genere, con l’ente Regionale per il diritto allo studio della Basilicata (ARDSU) e con l’associazione Nazionale di tali Enti per il sostegno finanziario (Borse di studio, vitto e alloggio ecc.) ai rifugiati e in particolare alle rifugiate Afgane nel nostro paese. Negli scorsi anni proprio da un accordo tra ANDISU, CRUI e Ministero dell’Interno, è stato effettuato e continua ad essere proposto ogni anno, un bando nazionale di 100 borse per studenti con protezione internazionale. “Come Ateneo possiamo pensare a delle azioni per l’inserimento delle giovani donne afgane nei nostri corsi di studio, ma per fare questo serve una ricognizione puntuale della numerosità, delle generalità e dei titoli di studio in possesso delle aspiranti per valutare l’equipollenza del titolo di studio e favorire il corretto inserimento. Naturalmente un ruolo importante deve essere assunto dall’ARDSU, dalla Regione e dalle Prefetture con cui bisogna costruire insieme il modo per sostenere tale attività”.
Sulla stessa traiettoria la Prorettrice all’inclusione Paola D’Antonio la quale ha affermato “Innanzitutto un apprezzamento alle organizzatrici per aver promosso in tempi immediati questa iniziativa che è molto importante perché vuole portare un contributo pratico alla accoglienza dei tanti profughi afghani in particolare per il mio ruolo di Prorettore con delega all’inclusione mi preme rappresentare che come componente della CNUDD Conferenza nazionale dei delegati dei rettori alle disabilità stiamo già valutando delle misure che favoriscono l’inclusione agli studi. La situazione impone per gli atenei italiani una assunzione di responsabilità finalizzata a intraprendere iniziative, autonome o in rete, rivolte ad esempio al supporto all’attività di inserimento di studentesse e studenti. Forti sono le preoccupazioni per la sorte annunciata di milioni di donne e ragazze afghane che rischiano di vedere annullato in una spirale di violenza il lento e faticoso cammino di affermazione dei più elementari diritti umani. Andare a scuola, vivere l’infanzia e la giovinezza nel rispetto dei propri tempi e delle proprie aspirazioni, scegliere in piena libertà il proprio futuro ed avere diritti di cittadinanza. Le cittadine e i cittadini italiani non possono assistere inerti alla possibile negazione dei diritti di queste donne. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) si sta trovando in questi giorni per vagliare tutte le proposte; si stanno ipotizzando di passare attraverso i campi profughi e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – oppure attraverso i contingenti di persone che stanno arrivando nelle nostre regioni e province. si tratta di un percorso difficile, ma vorremmo creare una sorta di ‘corridoio universitario'”. siamo un Ateneo da sempre impegnato su questo fronte e crediamo nella necessità di mettere a disposizione tutte le nostre risorse al servizio di una importante causa come è quella dei rifugiai.
Sicuramente l’ateneo lucano prevedrà, per gli studenti che decidono di iscriversi ai nostri percorsi formativi, delle misure di inclusione e di accompagnamento in particolare per introdurre nel tessuto universitario lucano ed italiano ancor prima siamo in continuo confronto con il ministero per conoscere la destinazione e le scelte e per noi sarà veramente un onore poter mettere a disposizione le nostre strutture ma anche le tante forme di assistenza di coinvolgimento che possano garantire un loro percorso di studi rispondente pienamente alle loro esigenze ma soprattutto ai loro interessi e ai loro obiettivi. penso che questo debba essere l’obiettivo fondamentale di ogni forma di accoglienza per garantire la risposta ai desiderata di ciascuno oltre che ai loro bisogni.”
Nell’intervenire Pietro Simonetti Tavolo nazionale anti caporalato Ministero del Lavoro ha ricordato che “La Basilicata è stata da sempre un Regione aperta sia per l’emigrazione ed anche per gli immigrati. Gli emigrati lucani e loro discendenti sparsi nel mondo sono circa 1,2 milioni. I migranti stranieri con permesso di soggiorno al 2020 ammontano a circa 24.000 compresi i 3000 studenti che frequentano il sistema scolastico regionale. Dal 2015 al 2000 la Basilicata ha accolto circa 6000 richiedenti asilo di cui 600 minori accompagnati. In questa fase sono ospiti nella regione circa 1000 profughi di cui 120 minori non accompagnati. Per completare il quadro della situazione va detto che occorre sommare ai titolari dei permessi di soggiorno altre trentamila stranieri che lavorano ogni anno nei servizi di cura ed in agricoltura. Si tratta di persone che sorreggono, oltre alla scuola, il comparto del lavoro di cura ed agricolo. A fine agosto dell’anno in corso sono stati assunti in agricoltura 34 mila lavoratori e lavoratori di cui il 52%stranieri. L’arrivo dei 75 profughi Afghani, ora ospitati nei CAS, Centri di prima accoglienza, e in altri siti, pone specifiche questioni che vanno affrontate e risolte con attenzione vista l’estrazione, le professioni e le esperienze maturate in Afghanistan. Occorre prima di tutto definire lo status e fornire documenti di soggiorno. Le Prefetture alle quali sono affidate la gestione ed il coordinamento degli ospiti credo che verificheranno le professioni, i titoli di studio e le esigenze anche lavorative delle persone, oltre ad allocare gli stessi in strutture di seconda accoglienza che presentano modalità di gestione e servizi di livello più alto. Eviterei di allocare gli ospiti fuori dai centri abitati, tenendo conto dell’esperienza di accoglienza maturata in 75 Comuni Lucani a partire dall’inizio dei flussi di immigrazione. Sul terreno dell’inserimento scolastico esistono esperienze che possono contare su risultati positivi. Occorre nel contempo verificare la volontà delle persone a restare in Basilicata oppure andare in altre regioni o nazioni anche per eventuali ricongiungimenti. Inoltre occorre assicurare una adeguata mediazione culturale di livello medio alto. L’esistenza del registro regionale dei mediatori istituito nel 2016 può aiutare ad evitare improvvisazioni e superficialità. L’Organismo che ha positivamente organizzato questa iniziativa dovrà necessariamente rivolgersi alle Prefetture per i sostegni e le proposte avanzate in uno spirito di collaborazione e concretezza.”
Vincenzo Giuliano Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Basilicata ha aggiunto che “Il sistema di accoglienza dei minori deve essere ripensato coinvolgendo sempre di più le famiglie nel sistema di protezione dei minori, in considerazione anche degli ultimi avvenimenti in Afghanistan. Da diverso tempo ho predisposto un progetto di legge (a costo zero per la regione) sul “Sistema regionale di accoglienza, protezione e inclusione per minori stranieri immigrati non accompagnati. Tale proposta delinea un nuovo modello di integrazione in linea con le finalità e gli intenti della normativa in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
Le comunità educative, nell’impianto delineato dalla proposta, continuano ad essere punto di riferimento del sistema di integrazione con compiti di indirizzo e di protezione del minore. Le famiglie, invece, che devono essere individuate dalle stesse comunità, diventano luogo dove il minore straniero trova vitto e alloggio. In sostanza la famiglia non è “famiglia affidataria” (ma che potrebbe diventarla) né titolare delle altre responsabilità che la normativa vigente imputa alle comunità educative, bensì “abitazione – appendice” delle comunità stesse. Si eviterebbe così la fuga (fino ad oggi una sessantina circa, come da prospetto sopra evidenziato) di questi minori dalle comunità senza che se ne conosca la loro nuova destinazione. In estrema sintesi, il ruolo e le funzioni delle comunità, dei tutori e del sistema in genere di accoglienza andrebbero affrontati e riconsiderati con urgenza per adeguarli, sulla scorta dell’esperienza consumata, alle esigenze di inclusione vera di questi minori a noi affidati e non di solo soggiorno. In più oggi in Regione avvertiamo il bisogno di più tutori che si prendano cura di questi ragazzi. La Legge n. 47 del 2017 ha dettato le disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati attribuendo ai Garanti regionali il compito di selezionare e formare soggetti idonei ad assumere la tutela. Negli anni abbiamo formato circa cento tutori il cui elenco è gestito dal Tribunale dei Minori di Potenza che provvede a nominarli, di volta in volta, a fronte dei numerosi casi che si presentano.
Ma non sono sufficienti a dare le giuste risposte alle tante richieste pendenti presso il Tribunale per i Minorenni di Potenza. Per questo è stato promosso un nuovo corso di formazione per tutori volontari di minori stranieri non accompagnati, che arrivano in Basilicata e sono privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti. L’Avviso e il modello di domanda sono reperibili sulla pagina istituzionale del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del sito internet del Consiglio regionale della Basilicata. Fornisce indicazioni precise e dettagliate sui requisiti previsti per la presentazione della domanda ed indicazioni per la presentazione della candidatura oltre che sulla procedura che sarà seguita per la selezione degli aspiranti tutori. Il titolo di “volontario” che qualifica la funzione della tutela per minori stranieri non accompagnati ci pone di fronte all’esigenza di sentirci in tanti anche per affrontare le quotidiane “sfide” che la partecipazione attiva e volontaria al bene comune porta con sé: maggior tempo da dedicare a ragazze/i, possibilità di poter coprire l’intero fabbisogno regionale.”
Vittoria Tiziana Rotunno Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Potenza ha ricordato l’azione di supporto e di disponibilità offerta dall’Ente locale alle varie Realtà ospitanti le/gli afghane/i, assicurando l’attento e vigile lavoro del suo assessorato e dell’Ente tutto.
Da parte Sua Margerita Perretti Presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità nell’intervenire ha precisato che “La Commissione regionale Pari Opportunità ha messo a disposizione fin dall’inizio dell’emergenza afghana le competenze delle proprie Commissarie per collaborare con le altre Istituzioni ed associazioni a mettere in piedi un sistema di accoglienza che sia innanzitutto integrazione. Quindi istruzione, formazione e lavoro. Ognuno deve farsi parte attiva per consentire non un rifugio precario, ma la possibilità di tornare ad una vita normale per le famiglie afghane che hanno trovato rifugio in Basilicata. Questo processo di integrazione potrebbe avere un riscontro positivo sui nostri territori, rivitalizzandoli.”
Vita Angela Dirigente AOR San Carlo e ANDE Potenza, Rossella Rinaldi Coordinatrice Infermieristica A.O.R. Ospedale San Carlo nell’intervenire hanno aggiunto che “I profughi afghani inseriti all’interno del sistema di accoglienza ministeriale, dopo il riconoscimento dello status di rifugiati, necessitano di un lungo percorso di integrazione. A livello locale, in sinergia con i Comuni, molto possono fare le associazioni al fine di favorire l’integrazione e l’inclusione sociale. In sintesi:
· Sarebbe auspicabile partire dall’apprendimento della lingua italiana coinvolgendo i mediatori linguistici-culturali;
· aspetto psicologico – il supporto psicologico per chi è stato costretto a fuggire dal proprio paese lasciando affetti e consuetudini diventa di fondamentale importanza (molti bambini sono stati testimoni di atrocità contro i loro cari);
· Il coinvolgimento e l’attenzione soprattutto delle donne nel tessuto sociale che le accoglie sarebbe determinante affinché esse possano sentirsi parte integrante del nostro Paese. Ciò potrebbe concretizzarsi con la realizzazione di laboratori multiculturali, luoghi in cui le donne non solo potrebbero raccontare le loro storie ma creare un confronto utile ad acquisire il diritto di libertà.
· Ruolo sociale – Con l’aiuto delle Associazioni e dei Comuni, gli stessi profughi ma ancor più le giovani donne afghane potrebbero sviluppare un giornale on-line, utile a divulgare informazioni ad altri stranieri che arrivano in Italia, oltreché trasferire nozioni di base su regole, norme e diritti del nostro Paese (es. come ottenere la tessera sanitaria, a chi rivolgersi per…ecc..). La realizzazione di questo “Progetto” favorirebbe non solo l’integrazione ma darebbe alle donne un ruolo nella società civile.
Per ciò che attiene invece l’aspetto sanitario, potrebbe essere vantaggioso attivare ambulatori dedicati, ciò sarebbe possibile con la volontà sia regionale che delle ASL e delle Aziende Ospedaliere.
Garantire il diritto alla Salute è per l’Italia un dovere fondamentale, è risaputo che il 45% della popolazione afghana soffre di malnutrizione dovuta alle guerre, alla povertà e alla siccità, sarebbe auspicabile attivare ambulatori per monitorare le condizioni cliniche dei profughi e prevedere un programma di vaccinazioni obbligatorie dei bambini soprattutto in previsione di un sicuro inserimento nelle attività scolastiche italiane. Un ultimo aspetto sanitario dovrebbe essere rivolto alla pandemia COVID e a tutto ciò che attiene ad essa. Sarebbe utile fornire informazioni sulle regole che riducono il rischio di contagio attraverso opuscoli in lingua inglese ed afghana.”
Numerosi altri gli interventi sui quali in altre occasioni si avrà modo di riflettere ed aprire ulteriori confronti.