La crisi profonda in cui versa il sistema sanitario nazionale è la questione più drammatica con cui la nostra società è costretta a confrontarsi quotidianamente. Un numero infinito di persone e famiglie che in Italia chiede accesso alle cure presso la sanità pubblica, istituita formalmente nel 1978, ma che purtroppo pare non avere più la forza di sostenere la salute di tutti quelli che sul territorio Italiano ne fanno richiesta.
Le ragioni di questa debolezza, che si traducono in “pericolosa inefficienza”, sono da ricercarsi in quella che viene definita come la più grande crisi economica del millennio, verso cui economia e politica di tutte le nazioni si adoperano alla ricerca di soluzioni per proteggere il valore assoluto della società civile: “la sanità collettiva”.
Quando la popolazione gode di buona salute, ogni ambito sociale ne beneficia ed in quel luogo si sceglie di vivere, restare e far crescere le proprie radici; purtroppo non in Basilicata.
Sanità Futura – Basilicata, l’associazione dei centri ambulatoriali specialistici, da più di un ventennio ha steso chilometri d’inchiostro per raccontare e denunciare disservizi ed errori commessi nella gestione del sistema sanitario Regionale, non facendo mai mancare la “proposta” tesa ad evitare il disagio a cui tutti stiamo assistendo.
Nell’anno che verrà la popolazione Lucana perderà nuovi servizi sanitari ed a sentirne il peso saranno i cittadini dei paesi ubicati nelle aree periferiche: Irsina, Santarcangelo, Policoro, Bernalda, Lagonegro, Avigliano e tutti gli altri piccoli comuni delle provincie di Matera e Potenza. In questi comuni, infatti ,sono ubicati i centri medici privati accreditati che garantiscono alla popolazione locale servizi e prestazioni sanitarie che i distretti pubblici non riescono più a garantire da più di un decennio.
Stiamo parlando di Centri diagnostico-terapeutici, specialistici e laboratori accreditati a cui la Regione Basilicata assegna risorse irrisorie da utilizzare per erogare prestazioni sanitarie (ovviamente insufficienti) ai cittadini residenti nelle aree periferiche di provincia.
Il Centro Studi della nostra Associazione ha ripetutamente pubblicato approfondimenti ed analisi che dimostrano l’insufficiente distribuzione di risorse ai centri specialistici dei comuni di provincia, i cosiddetti “CEA più piccoli”, quelli a cui vengono assegnate risorse ben più basse della soglia economica di sopravvivenza. Le aziende sanitarie, grandi o piccole che siano, esistono e funzionano grazie al rispetto delle regole economiche relative ai costi ed ai ricavi, ed a queste strutture sanitarie la Regione ha conferito l’accreditamento istituzionale chiedendo loro di servire per proprio conto i fabbisogni di salute della popolazione residente in quelle aree. A ciò non corrisponde un’adeguata assegnazione di risorse, sicché queste strutture “più piccole” sono spesso costrette a bloccare l’accesso dei pazienti locali o di aree limitrofe ed a prenotarli in lista d’attesa per l’anno successivo, potendo ben immaginare le gravi conseguenze.
L’assegnazione dei “budget di spesa”, che le strutture ricevono ogni anno dalla Regione, si assottiglia drammaticamente di anno in anno, al punto da non consentire più l’operatività e rendendo insostenibili i costi richiesti per l’organizzazione delle risorse umane e dei beni strumentali – impossibile restare aperti al pubblico.
Il legislatore Nazionale ha ampiamente previsto e prevenuto queste ipotesi e si è pronunciato in un apposito Decreto Legislativo, il 229/99 art. 8 quater co.3 lett. b, chiedendo alle Regioni di individuare “una soglia minima di sopravvivenza” delle strutture che nella nostra Regione non è stata mai assegnata; in altri termini è come far partire un aereo senza il giusto carico di carburante.
Anche la IV commissione permanente consiliare della Regione Basilicata, presieduta dal Consigliere Nicola More, si è occupata di questa tematica ed, in corso di valutazione del lavoro sull’analisi del fabbisogno promulgato dal Dipartimento Salute regionale, ha ritenuto doveroso esprimere parere favorevole con raccomandazioni: ” – alla Giunta regionale di adoperarsi per realizzare una perequazione territoriale tra le due Provincie di Potenza e Matera utilizzando le economie o gli extra-budget. – alle Aziende Sanitarie di evitare la centralizzazione dei servizi nelle città capoluogo delle rispettive province, tenendo conto dei territori afferenti agli ex distretti soppressi nel 2023″.
Anticipando il contenuto dei nostri ulteriori approfondimenti, la DGR n.389/24, “Criteri per la determinazione del fabbisogno regionale delle prestazioni di specialistica ambulatoriale ex art.25 legge n.833/78 e mappa di compatibilità per il triennio 2024 – 2026”, presenta profili poco chiari e di dubbia coerenza con la realtà, motivo probabile per cui la commissione sanità regionale ha dovuto richiedere attenzione supplementare al proprio parere.
Senza alcuna retorica possiamo affermare che la Regione Basilicata assegna alle strutture sanitarie risorse economiche sotto forma di budget, utilizzando criteri che penalizzano le aree periferiche considerando i centri medici sparsi fuori dalle aree provinciali come strutture di “serie B” e, per sottolineare un tema molto caldo in queste settimane, relega in “serie B” anche tutta la provincia di Matera rispetto a quella di Potenza.
I dati pubblicati dalle Aziende Sanitarie parlano chiaro ed, utilizzando il campione numerico dei centri di Fisiokinesiterapia, è lampante la dimostrazione di questa pesante discriminazione laddove 6 strutture regionali di FKT ricevono il 58,4% contro altre 15 che si frazionano il restante 41,6%, in un contesto generale in cui le strutture FKT della provincia di Potenza assorbono il 78,6% lasciando alle colleghe del materano il 21,4%.
Questi numeri, frutto di scelte politico-amministrative molto discutibili, impattano solo sulle “strutture più piccole”, ancor peggio se ubicate nell’area del materano che, nel persistere di queste condizioni, avranno vita breve e dovranno chiudere. Questa disparità di trattamento discrimina essenzialmente i cittadini lucani poiché il calcolo della quota in euro pro-capite a loro assegnata per le cure di specialistica ambulatoriale vede fortemente penalizzati i pazienti dell’area materana con soli € 14,69 rispetto ai € 29,82 assegnata ai pazienti della provincia di Potenza – i cittadini residenti nella provincia di Matera sono assistiti dal sistema sanitario regionale con meno della metà -.
Quando un “piccolo negozio di paese” chiude, tutti pensano che sia per colpa di un nuovo centro commerciale ed al contempo lo vanno a cercare, ma qui è molto diverso; quando un “piccolo centro medico” chiuderà, sarà chiuso e basta e non ci sarà null’altro a sostituirlo, semplicemente non ci si potrà più curare se non a distanza di kilometri, ma se le cure richiedessero trattamenti continui e quotidiani la rinuncia prevarrebbe sul disagio drammaticamente.
Sanità Futura invita l’Assessore alla Salute della Regione Basilicata – Cosimo Latronico – ad un’attenta riflessione su queste tematiche, il cui valore più alto è “la vita delle persone”, avviando azioni e rinvenendo risorse che possano mettere in sicurezza i “Centri Medici Accreditati di piccole dimensioni”, presenti in tutta la Regione, mettendo in calendario con urgenza un dialogo propositivo con gli operatori coinvolti.