Confermato il successo del Cai Onlus alla presentazione del cortometraggio “Solo per te” durante la Tavola Rotonda sul Femminicidio, organizzata il 28 Novembre presso Palazzo Gattini in Matera. Numerosissima la presenza della cittadinanza materana, che, con grande emozione, ha seguito la visione del corto, vertente sul tema del femminicidio in ambito familiare. Tra le Autorità presenti in sala, il Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Fabiani e signora, il Capitano, Corciulo, Il Maresciallo dell’Esercito Italiano della Caserma di Altamura, il Consigliere Regionale Nicola Benedetto, i presidenti di associazioni materane, le Suore del Sacro Cuore di Matera, la Madre Superiora e le Suore dell’Ordine del Divino Zelo di Altamura, nonché altri appartenenti al Corpo della Polizia di Stato, all’Arma dei Carabinieri ed all’Esercito Italiano. Ha rivolto il benvenuto ai presenti, il segretario del Cai, Giovanna Casamassima, che ha esplicitato la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del fenomeno della violenza contro le donne. Un fenomeno esteso e dilagante, esercitato dal genere maschile su quello femminile; un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale, senza distinzioni di razza, di religione e di età. Il Presidente del Cai, Ivana Giudice, dopo i ringraziamenti di rito, ha evidenziato come il cortometraggio, realizzato in assenza di finanziamenti o sovvenzioni di sorta, è stato realizzato in 8 ore di riprese e pochi giorni di montaggio, avvalendosi delle risorse umane, del cuore grande, della sensibilità di ciascuno dei soci, che ha prestato la propria opera, alcuni improvvisandosi anche attori, affinchè il corto potesse avere vita. Tra questi, il presidente ha voluto ringraziare pubblicamente il sig. Giuseppe MASCIANDARO, di Foto PM ed il sig. Maurizio RUSCIGNO, per aver messo a disposizione del Cai gratuitamente la loro professionalità per le riprese ed il montaggio del corto. Ha presentato, poi, gli interpreti: Giorgia Olivadese, Matteo Spadaro, Giovanna Casamassima, Maddalena Servedio, Marino Onofrio, e se stessa, ringraziandoli per la disponibilità e la genuinità con cui hanno interpretato i loro ruoli, sottolineando la straordinaria interpretazione della protagonista. Il cortometraggio racconta di una famiglia che, agli occhi della società, sembra vivere una apparente normalità quotidiana, ma che in realtà nasconde il dramma della violenza, che, giorno dopo giorno, si consuma all’interno delle mura domestiche. La protagonista, Bianca, vive una condizione di straziante agonia nell’ambito familiare, dovuta alle continue vessazioni fisiche e psicologiche subite ad opera del coniuge, e che, anno dopo anno, l’hanno relegata in uno stato di allarmante fragilità emotiva. Ma, nel momento in cui lei acquisisce la consapevolezza dell’alternativa che ha nell’optare per una vita diversa, non più costruita sull’apparenza di un matrimonio ormai divenuto improseguibile, è proprio in quel momento che il coniuge carnefice vede sfuggire dalle mani tutte le certezze sulle quali ha formato e rafforzato la sua personalità, palesata agli occhi della società come mite e riservata, ma che all’interno delle mura domestiche sfocia in una brutale aggressività. Il messaggio che il Cai – come sostenuto dal Presidente – ha voluto rivolgere a tutte le donne vittime e non di violenza, è quello di focalizzare la loro attenzione intorno ai campanelli di allarme della violenza, sia psicologica che fisica, e di conseguenza reagire in maniera consapevole ed intelligente, spezzando quel filo sottile che lega la vittima al carnefice, evitando assolutamente di prolungare negli anni le violenze, con pseudo giustificazioni di sorta ancorate ad una tradizione ancestrale, che non può più aver ragione d’essere in una società che si proclama civile. E’ per questo che “ il Cai invita le donne vittime di violenza a rivolgersi alle Forze dell’ordine, ai Centri Antiviolenza, agli sportelli di ascolto, alle professionalità specializzate, per denunciare quelle violenze, prima che sia troppo tardi”. Con il ruolo di moderatore, svolto brillantemente dalla giornalista Giusi Cavallo, si è dato inizio alla Tavola Rotonda, cui hanno partecipato, in qualità di relatori: la Luisa Fasano, Vice Questore Aggiunto presso la Questura di Matera, la Presidente di Acquedotto Lucano Rosa Gentile, ed il sociologo Michele Finizio
Fasano, Portavoce del Questore e addetto all’Ufficio Stampa, ha discorso, in maniera critica ed incisiva, delle modalità con cui, in presenza di reati denunciati di violenza contro le donne, si esplicano gli interventi delle Forze dell’Ordine, attraverso una interessante disamina del fenomeno sia sotto il profilo codicistico che legislativo, evidenziando le criticità ancora presenti, dal momento che non è ancora prevista una definizione comune del fenomeno, capace di stabilire livelli minimi e coprire tutte le forme di violenza, atteso che la violenza fisica, sessuale e psicologica, costituiscono ancora le tre forme di asservimento che limitano l’autonomia e la libertà di scelta della donna. Purtroppo, il problema reale, ha proseguito la d.ssa Fasano, è concretizzato dalla circostanza che il cd. ‘pacchetto vittime’ è tutt’altro che una risposta adeguata al problema, in quanto ancora non se ne riconosce la natura penale a tutte le manifestazioni della violenza. L’intervento è proseguito con l’illustrare alcuni casi concreti di cui si è occupata in qualità di Dirigente della Squadra Mobile, evidenziando anche la difficoltà incontrata (e grazie al delicato lavoro svolto, superata), dinanzi alla reticenza delle vittime nel denunciare le violenze consumate all’interno delle mura domestiche, concludendo con la esortazione, rivolta a tutte le donne, di denunciare i casi di violenza, perchè di fronte a tali scempi non vi può essere né tolleranza, né giustificazione. La Presidente di Acquedotto Lucano, Rosa Gentile, che ha partecipato ai lavori parlamentari sulla legge antistalking, ha focalizzato l’attenzione sulla necessità che vengano inflitte pene più incisive nei confronti di coloro che si rendono rei di questi tipi di reato, ricordando come, precendentemente alla legge antistalking, questi reati non avessero alcuna puntuale disciplina normativa. Ha, poi, evidenziato come la Convenzione di Instambul, ratificata dall’Italia il 10 settembre 2013 ed entrata in vigore il 1 agosto 2014, fondata sulla prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la punizione dei colpevoli, rappresenta il primo strumento giuridicamente vincolante in materia, perché per la prima volta viene trattata la questione della violenza in tutte le sue diverse manifestazioni. Il dr. Finizio è, invece, ntervenuto in maniera critica, sostenendo che per affrontare il fenomeno del femminicidio è necessario abbandonare i luoghi comuni della sociologia da salotto o da bar, il racconto della cronaca ad effetto, le prese di posizione inamovibili, le prolisse disquisizioni intellettuali sul tema. Il vero problema è che le tante storie personali delle donne vittime della violenza, i femminicidi, appaiono sempre più chiaramente come un fenomeno culturale, ancorato a quell’immaginario patriarcale totalmente costruito sul ruolo dominante del maschio predatore e sulla donna sottomessa. In questa concezione, la donna va protetta oppure predata. L’idea che una donna sia persona e quindi appartenga solo a sé, è un concetto che ancora fatica ad affermarsi nella società. Se si analizzano le scene del delitto di femminicidio, nella maggior parte dei casi va in scena il dramma della gelosia, dove la morte è sempre collegata alla decisione di autonomia assunta dalla donna, dove gli uomini uccidono per amore e dove le donne muoiono per aver osato abbandonarli. Secondo il dr. Finizio, se non siamo intellettualmente pronti a quella evoluzione culturale necessaria, basata sul rispetto, sulla libertà, sulla dignità di ciascun individuo, purtroppo ci ritroveremo sempre dinanzi a scene annunciate. La serata si è conclusa con il monologo dal titolo “Infelici e contente. Storia di ordinaria makarìa”, recitato dall’attrice Anna Dimitri, di origine salentina, che ha lavorato con registi come Comencini, Winspear, Thanassis Rentzis, Oldoini, anche autrice ed attrice di spettacoli teatrali musicali, e cantante. Si ricorda l’incisione, nell’anno 2004, di quattro brani musicali della Dimitri presso gli studi della Real World di Peter Gabriel. La Dimitri ha recitato con sorprendente straordinarietà il racconto che vede protagonista una giovane donna che si barcamena tra i meandri dell’invidia e del senso comune per condure la sua esistenza, all’ombra di un marito in guerra e sotto il riparo del suo lavoro di levatrice. Una giovane donna che vive in un paese grigio e retrogrado, succube della soddisfazione del desiderio del potente del paese, ma che riesce a riscattarsi per mezzo di quello strumento da tanti temuto, da tutti identificato con l’archetipo della maga che somministra incantesimi, della strega che fabbrica filtri e pozioni che riusciranno a riscattarla dal giogo della tirannia e della cieca violenza.