Summa (Spi Cgil): Ritardi nell’approvazione dell’accreditamento per le strutture per anziani, nominato il commissario. Un fatto gravissimo. Da anni chiediamo alla Regione l’approvazione del Manuale di accreditamento a tutela dei nostri anziani e dei lavoratori”. Di seguito la nota integrale.
“L’assistenza agli anziani non autosufficienti rappresenta una delle emergenze sociali del nostro paese e di questa regione, un’emergenza cui non corrispondono adeguate risposte assistenziali. La notizia della nomina del commissario per i ritardi della Regione Basilicata per l’approvazione del manuale di accreditamento delle strutture di assistenza per gli anziani, nonostante i continui avvertimenti e le richieste da parte della Cgil, è di una gravità inaudita”. Lo dichiara il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata Angelo Summa.
“È di tutta evidenza – prosegue Summa – che una delle conseguenze dell’invecchiamento demografico è il sempre maggiore bisogno di un’assistenza più o meno continuativa , che, peraltro, a causa del forte incremento di famiglie mononucleari, difficilmente riesce ormai ad essere erogata all’interno del nucleo familiare stesso.
Questo pone due ordini di problemi: da un lato la necessità di fornire una assistenza attraverso strutture adeguate, dall’altra quella di rafforzare l’assistenza domiciliare che oggi garantisce un servizio ancora molto limitato in termini di ore per anziano.
L’approvazione da parte della Regione Basilicata del Manuale per l’autorizzazione dei servizi e della strutture pubbliche e private che svolgono attività socio assistenziale e socio educative rappresenterebbe un primo tentativo di normare il settore attraverso la disciplina dei percorsi di accreditamento, autorizzazione e affidamento dei servizi sociosanitari, contemperando la perseguibilità economica con la valutazione di altri requisiti.
Obiettivo primario – aggiunge – è e deve continuare ad essere quello di garantire standard di qualità nell’offerta di assistenza e personale qualificato, ed è su questo innesto che si intrecciano il tema dei diritti degli anziani e dei lavoratori.
Nelle case di riposo si registrano spesso situazioni gravissime di sfruttamento di personale assunto per poche ore al giorno e costretto invece a lavorare per 48 – 50 ore settimanali. E ciò in parte stride con l’elevato costo delle rette, nonostante il quale evidentemente non si riescono a garantire condizioni di lavoro dignitoso né condizioni logistiche ed organizzative idonee, vista la situazione in cui versano molte strutture. Il Covid poi ha fatto esplodere la situazione, mettendo in evidenze tutte le criticità di un settore che va regolamentato con urgenza a tutela degli anziani e dei lavoratori.
Sono del tutto evidenti i crescenti bisogni espressi in questo ambito del welfare, come sono di tutta evidenza le opportunità che il settore socio- assistenziale e quello della cura delle persone offrono. Bisogna investire risorse e assumere il welfare quale tema politico centrale per renderlo una potenzialità per lo sviluppo del nostro territorio: il welfare crea lavoro e risponde ai bisogni delle persone .
Tutto questo è possibile – aggiunge Summa – se si interviene con una legge regionale che, assumendo la centralità della qualità dei servizi e della qualità del lavoro, definisca un sistema di accreditamento selettivo e introduca meccanismi di contribuzione pubblica per assicurare livelli di qualità, diritti ai lavoratori e tariffe sociali.
La programmazione dei servizi residenziali e l’assistenza continuativa agli anziani – conclude – necessitano di una profonda riorganizzazione e del potenziamento degli interventi. E questo non è solo un modo per meglio utilizzare le risorse pubbliche, ma è anche un cambio di paradigma sulle politiche di sviluppo: investire in welfare significa non solo rispondere ai bisogni e alla crescente domanda di assistenza, ma creare buona occupazione, con un rapporto risorse investite e occupati decisamente migliore di quanto si possa registrare in altri settori. Queste dovrebbero essere le linee della futura governance territoriale dei servizi socio sanitari e le direttrici del welfare regionale”.