“Basta fare cassa sui pensionati e sfruttarli come bancomat dello Stato. Con l’inflazione che erode il potere di acquisto e i risparmi, l’aumento del 10% nell’ultimo anno dei beni alimentari e il “caro benzina”, non si può negare più negare quello che è un giusto diritto: l’adeguamento delle pensioni. Le notizie che stanno trapelando in queste ore, relative ad un ulteriore taglio della rivalutazione all’inflazione delle pensioni non è accettabile e per questo ci mobiliteremo con le consultazioni territoriali, preparandoci a scendere in piazza il prossimo 7 ottobre a Roma, e siamo pronti a fare anche ricorso alla Corte costituzionale se tale decisione dovesse essere confermata, per illegittimità costituzionale”. È quanto afferma Angelo Summa, segretario generale Spi Cgil Basilicata.
“Non è più accettabile che questo Governo, come hanno fatto anche altri dal 2011, usi le pensioni per ripianare il deficit del Paese. Da tempo – aggiunge – la Cgil sta sollecitando un confronto con il Governo, che è sordo agli appelli delle parti sociali che stanno richiamando l’attenzione sulla necessità di una vera riforma delle pensioni, sulla necessità di superare la legge Monti-Fornero, ma soprattutto di garantire la piena tutela del potere di acquisto delle pensioni, che vanno indicizzate e aumentate.
Questo centrodestra, invece, ancora una volta prova a fare cassa sulle fasce deboli e piuttosto che ricercare le soluzioni nel contrasto all’evasione fiscale, la alimenta con la flat tax e l’innalzamento del contante.
Si va nella direzione opposta all’unica strada perseguibile per consentire al nostro Paese di avere le risorse per dare risposte alle lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, che continuano ad essere i più tartassati”.
Per Summa “serve subito una riforma fiscale progressiva, chi ha di più paga di più, come sancisce la nostra Costituzione che all’art.53 fa riferimento alla capacità contributiva e il criterio di progressività. Bisogna liberare le risorse e soprattutto prenderle dove ci sono, a partire dagli extra profitti delle banche e delle compagnie petrolifere. Non mettere le mani nelle tasche dei soliti noti. Ma soprattutto un Paese che si rispetti deve ripartire dal lavoro, abolendo la precarietà, oggi dilagante a causa delle 50 tipologie contrattuali che hanno reso i giovani sfruttati, senza diritti e senza alcuna prospettiva e che per questo vanno all’estero in cerca di una vita dignitosa
Sono queste – conclude – le priorità che vanno affrontate. Investire in sanità, istruzione, infrastrutture. Servono politiche di sviluppo che vanno nella direzione della transizione energetica e digitale, creando nuova occupazione soprattutto per i giovani. Non è più sopportabile la liturgia dei giovani che scappano e che non fanno più figli perché non possono accedere ad un mutuo e tanto meno pagarsi un affitto. Questi sono i temi reali del Paese a cui vogliamo dare voce e lo faremo in questi mesi di mobilitazione che ci porteranno alla grande manifestazione del 7 ottobre a Roma, per cambiare le politiche economiche di questo governo”.