“Dopo anni di battaglie e di leggi a favore delle pari opportunità di genere ancora bisogna urlare ‘Basta discriminazioni!’ e come ogni anno l’otto marzo, al di fuori delle mimose e delle feste, rappresenta un momento di analisi della situazione socio-economico al femminile. Non servono slogan in occasione della Giornata internazionale della Donna, ma consapevolezza che ancora l’attuale situazione economica italiana, rappresenta un’evidente crisi sistematica, un malessere generale le cui prime vittime sono le donne”.
E’ quanto sostengono dall’Ugl Basilicata, il segretario regionale Giovanni Tancredi, il segretario lucano pensionati Egidio Graziano e il segretario provinciale di Matera, Pino Giordano per i quali, “l’8 marzo deve essere giornata di risposte concrete per le donne di tutte le età le quali, fanno quotidianamente i conti con i dati Istat: per ogni figlio che nasce, la famiglia riduce il proprio tenore di vita di circa il 30% e questo ha effetti immediati sulla vita lavorativa della donna. Nulla ha fatto il Governo Renzi in merito a tale questione, ignorato insieme a ciò anche importanti ed altri temi come le disparità salariali e pensionistici, non tenendone conto dell’alto tasso di disoccupazione femminile. La donna, non avendo a proprio favore adeguate politiche di genere, né un welfare che consideri le necessità al femminile, è costretta ad abbandonare il mercato del lavoro per dedicarsi unicamente alla famiglia che cresce. In Basilicata – proseguono Tancredi, Giordano e Graziano -, il tasso di disoccupazione femminile, già più alto rispetto a quello maschile, è destinato a crescere ed in maniera direttamente proporzionale calerà anche il tasso di natalità, già a livelli tali (1,2 figli per donna) da non garantire il ricambio generazionale. è urgente da parte del governo e delle istituzioni affrontare le questioni previdenziali ancora aperte, comprese le irresponsabili razionalizzazioni delle pensioni di reversibilità. Le donne rappresentano l’anello debole della catena – concludono i segretari Ugl – i loro posti di lavoro sono i posti maggiormente a rischio e sarà difficile parlare, nella sistematicità della crisi, di conciliazione famiglia e lavoro, quasi impossibile sarà pensare di restare a casa, uscire dal mondo del lavoro e poi rientrarvi in presenza di un sistema di Welfare che anziché partire dalle esigenze della famiglia, si basa solo ed esclusivamente sulla famiglia ed in particolare sulla donna. Per ciò ci appelliamo alle istituzioni affinché la donna non venga ricordata solo l’8 marzo”.