Il direttore artistico dell’Accademia del Cinema costituta a Matera è stata una delle protagoniste del film materano “il Vaso di Pandora”. Michele Capolupo ha intervistato è dedicato all’attrice barese Maria Pia Autorino, che interpretata nel film materano il ruolo della dottoressa Fogis, segretaria del professore di archeologia: scopri l’intervista a cura di Michele Capolupo.
Maria Pia, come è nato questo legame con la Blu Video?
E’ stato il mio amico materano Nicola Fabrizio a presentarmi lo scorso anno Geo Coretti: in realtà io avevo dei contatti con un registra greco che doveva girare un film in Puglia e la Blu Video poteva sicuramente essere coinvolta in questo progetto. Io di solito nella borsa porto sempre con me lo “show reel”, in pratica il dvd di presentazione degli attori. A questo punto devo precisare che io insegno in due accademie pugliesi del cinema, a Bari e a Lecce. Discutendo con Geo è nata l’idea di fondare un’accademia anche a Matera e poi mi ha annunciato che stava per girare un film tutto materano. E’ scattato l’invito a far parte del cast e dopo aver letto la sceneggiatura ho deciso di accettare molto volentieri. Accanto a me voglio avere sempre un nucleo di persone che scalpitano per emergere nel panorama creativo cinematografico italiano.
Maria Pia Autorino, ci racconti la tua carriera artistica?
Faccio questo mestiere da quando avevo diciotto anni, dopo aver terminato il liceo. Ma l’arte è nel sangue e già all’età di tre anni ero sul palcoscenico, frequentavo corsi di danza classica. Poi ho deciso di approfondire le mie passioni, l’astrologia e la recitazione. Ai miei allievi dico sempre che
tutto nasce da un primissimo piano. Per un attore il valore di un’inquadratura è fondamentale.- Se riesci a far emergere una buona espressione sei un buon attore.
La mia carriera è costellata da diverse esperienze sul set. Ho fatto un film con Regina Bianchi, grande attrice napoletana, “Sotto gli occhi di tutti” nel 2000, ho lavorato molto in teatro e televisioni locali, Antenna sud, telenorba e Telebari. Ricordo con piacere Melensa per Telenorba e Black Eyes per Antenna sud, una fiction di 40 puntate prodotta nel 2005. Ma non posso dimenticare le mie prime esperienze: il programma religioso con Don Olindo Del Donno condotto a diciotto anni su Telebari. Dalle tv locali sono passato alle fiction televisive. Ho debuttato con Massimo Ranieri in due fiction, poi ho partecipato a “Un medico in famiglia” con Lino Banfi ed Enzo Salvi, “Compagni di scuola” con Massimo Lopez e Riccardo Scamarcio, “Giudice Mastrangelo” con Diego Abantantuono e Alessia Marcuzzi. Prestigiosa la partecipazione allo spot televisivo con Gabriele Salvatores per la Lottomatica, andata in onda su tutte le reti nazionali: mi è stato assegnato un piccolo ruolo ma è stata una grande esperienza.
Come ricorderai questo incontro con la Blu Video e la partecipazione al film “Il Vaso di Pandora”?
Come un riscatto dei terroni del sud.
Nel corso della tua carriera hai masticato tanti bocconi amari…in particolare cosa ti ha fatto male?
Il mondo del cinema, potrei dire quello dello spettacolo, è un mondo senza regole ma nessuno fa nulla per migliorarlo. Non è un caso che i nostri film all’estero non hanno più successo, tranne qualche eccezione.
Come definisci il film “Il vaso di Pandora”?
Non esistono vie di mezzo. Ci sono i grandi attori e poi ci sono le persone normali che hanno più o meno un talento, che non si può racchiudere in una parola ma è quella cosa profondamente legata alla natura stessa dell’individuo che in qualche modo respira una parte di creatività della propria esistenza. Poi è chiaro che un attore professionista si valuta in base ad una serie di caratteristiche e di esperienze. Per me questo film conferma che in una piccola città del sud esiste un gruppo di attori non professionisti che ha lavorato con grande entusiasmo dimostrando di poter realizzare un prodotto divertente, che può entrare in competizione con tante opere prime finanziate dagli enti pubblici mai uscite nelle sale. E la dimostrazione che quando c’è una grande energia di gruppo e una grande creatività i sogni possono diventare realtà.
Con il regista Geo Coretti hai lanciato il progetto di un’Accademia del cinema da realizzare a Matera, tanto da distribuire personalmente il questionario a tutti gli spettatori, circa duemila, che hanno visto il film nelle quattro serate in programmazione. Questo vuol dire che ci credi in persona?
Il contadino vero ama la propria terra, la semina, la innaffia, la cura e la ama. Noi faremo la stessa cosa con l’Accademia e con tutta la gente che vorrà aderire a questa iniziativa.
Cosa sogni per il futuro?
Il sogno di qualunque attrice è di riuscire ad interpretare il ruolo della protagonista. Ma come tutti i sogni possono diventare realtà o restare dei sogni. Ci sono tanti contatti ma ho smesso di illudermi.
Cos’è il mondo dello spettacolo?
Tutto quello che riguarda l’immagine e quindi la tv rimane tale e quindi superficiale, tutto quello che va oltre l’immagine diventa un rapporto profondo. Dipende soltanto dal contesto in cui lavori.
Cinema, tv e teatro. Dove ti sei trovata più a tuo agio?
A teatro per i rapporti con gli altri e molto a mio agio con me stessa nel cinema e nella televisione. Amo la solitudine non intesa come condizione di triste isolamento ma come approfondimento del rapporto con la propria anima.
Vi lascio con una frase che ispira ogni giorno la mia vita: “Il saggio è che riesce a vivere in equilibrio con i propri desideri. L’ho letta da qualche parte e l’ho fatta mia”.