Si è svolta nel pomeriggio al Campo scuola “Duni” di Matera la cerimonia di intitolazione della pista di atletica al professore di Educazione fisica e atleta materano Primo Sinno, scomparso nel febbraio 2022. Il nome di Primo Sinno si affianca a quello di Emanuele Duni. E ora sono due le targhe all’ingresso del Campo Scuola di Matera.
All’evento sono intervenuti il sindaco, Domenico Bennardi, l’assessore allo Sport, Antonio Materdomini, il consigliere comunali Nicola Stifano e Pasquale Doria, il consigliere regionale Roberto Cifarelli e uno dei familiari di Primo Sinno, il nipote Carmine Sinno. Altri familiari di Primo Sinno hanno seguito la cerimonia dalla tribuna del campo scuola. Presenti anche gli atleti e i tecnici della Rocco Scotellaro Matera, storica società di atletica leggera della città di Matera.
La proposta di intitolare il Campo Scuola a Primo Sinno è nata da un ordine del giorno dei consiglieri comunali Pasquale Doria e Michele Paterino, approvato dalla giunta comunale guidata dal sindaco Domenico Bennardi. Nato il 13 luglio del 1939 e scomparso l’8 febbraio del 2022, Sinno è stato un instancabile educatore per diverse generazioni di materani. Nei lunghi anni di attività e dedizione totale allo sport, la sua fama ha superato i confini locali per affermarsi gradualmente in tutta la regione e fino a livello nazionale. Ha insegnato a lungo Educazione fisica nelle scuole cittadine, vivai naturali e fucine di talenti cresciuti con la guida di uno sportivo valente e autorevole, in grado di rafforzare come pochi l’autostima dei suoi allievi che, anche per questa ragione, la gratitudine, non lo potranno mai dimenticare. Il suo esordio come atleta del mezzofondo risale alla seconda metà degli anni ’50, specialità in cui si è cimentato senza risparmiarsi fino al 1966. Molteplici i titoli regionali conquistati nella sua carriera, maturando un riconoscimento di assoluto prestigio nel 1960, quando gli venne assegnato il compito e l’onore di tedoforo alla vigilia delle Olimpiadi di Roma. Portò la fiaccola olimpica per le strade di Matera, un’immagine di compostezza ed eleganza sportiva rimasta impressa a lungo nella memoria della comunità. Intenso è stato il duraturo impegno in veste di tecnico, che ha segnato profondamente la sua vita. Un percorso lunghissimo iniziato a maggio 1966, anno in cui venne inaugurato il Campo scuola ai margini del quartiere popolare di Serra Venerdì. Sin dalla nascita di questo tempio cittadino dello sport, Sinno è stato presente quotidianamente su pista e pedane, allenando in 45 anni migliaia di giovani materani e ragazzi della provincia. Nel novembre 1963 fu tra i fondatori della Polisportiva “Rocco Scotellaro” e dal primo giorno divenne il tecnico del sodalizio.
Di seguito l’ Omaggio al Maestro Primo Sinno di Pasquale Doria
Bisogna avere dalla propria il calcolo delle probabilità, ma è vero, chi trova un buon maestro trova un grande tesoro. Vale, a questo proposito, il vecchio adagio attribuito alla cultura ellenistica, secondo cui l’insegnante mediocre ripete a memoria, il bravo insegnante spiega, l’insegnante eccellente dimostra. Ma è il maestro che ispira.
Primo Sinno ci ha lasciato l’8 febbraio del 2022, circondato dall’affetto dei suoi cari e di tantissimi amici. Ci eravamo visti per l’ultima volta in occasione del suo ottantunesimo compleanno. Ho conservato qualche appunto, che ripropongo con lo stesso spirito. Non intendevo, però, fare il cronista e neppure per un attimo ho cercato di scavare nella miniera di testimonianze di cui era lucido depositario. Impossibile sorvolare, tuttavia, sul rigoroso preparatore atletico che ho conosciuto da ragazzo. Gli esercizi andavano eseguiti bene. Non era indulgente, meglio non farsi travolgere da quella forza della natura che esigeva non solo il suo personale rispetto, ma una vera e propria presa di coscienza, un’assunzione di responsabilità. Non gli bastava la prova muscolare, sopra ogni cosa veniva la maturazione, la consapevolezza di chi era lì a fare preparazione atletica e, poi, lui non aveva tempo da perdere con giovincelli con la testa tra le nuvole. Lezioni di vita chiare ed esemplari. Linguaggio schietto e impossibile da fraintendere. Chi non ci stava doveva prendere la via degli spogliatoi. Punto e basta.
C’è un’altra storia, tuttavia, l’ho apprezzata molti anni dopo. Fuori dall’ambiente sportivo, quando ho conosciuto una persona differente e molto più propensa al dialogo. Un confronto spesso arricchito da saggi consigli, sempre propedeutici a un impegno militante, nel senso che i suoi erano punti di vista vissuti, utili a affrontare con un minimo di corazza in più le inevitabili bordate della vita, quelle fuori dalle piste di atletica e dai palazzetti dello sport.
L’insegnamento principe era la dignità, direzione che Primo Sinno ha saputo indicare con decisione a tanti materani, specialmente a quelli del vicino quartiere al Campo scuola, a Serra Venerdì. Un salto ben fatto non era un encomiabile gesto atletico, ma molto di più. Significava abbandonare un’antica subalternità, seguendo la luce di un altro straordinario faro e le sue parole, quelle che ripetevano l’urgenza di entrare nella storia “con i panni e le scarpe e le facce che avevamo”. Doveva farsi giorno, non poteva essere più diversamente, e poteva accadere anche su una pista di atletica dove, mai prima di allora, la regina di tutte le discipline sportive riuscì a mietere tanti allori. Quella nobilissima società sportiva si chiama non a caso Rocco Scotellaro. In quei tempi, tutto ci parlava di Maestri, capaci specialmente d’ispirare e di osare, per diventare persone mature e autonome, soprattutto responsabili e umane.
Grazie Primo, ti ricorderemo per sempre giovane alfiere con quella fiaccola olimpica in alto che brucia fieramente nel vento della libertà. La nostra marcia comune, intanto, non si è fermata, continua.
La fotogallery della cerimonia di intitolazione del Campo Scuola a Primo Sinno (foto www.SassiLive.it)