Si è svolta domenica 7 maggio a Rimini la gara di triathlon più importante in Italia, il mezzo Ironman 70.3. “La definizione di Ironman 70.3 – spiega Angelo Rubino delegato FITRI di Basilicata – è il risultato dalla somma delle tre distanze in miglia terrestri (1,2 + 56 + 13,1 = 70.3). Le tre frazioni erano così divise: 1,9 km di nuoto (1,2 miglia), 90 km in bicicletta (56 miglia) e 21,097 km di corsa, mezza maratona (13,1 miglia). All’evento hanno partecipato più di duemila atleti provenienti da tutto il mondo e Matera è stata rappresentata da quattro super triathleti: Antonio Ambrosecchia, Giuseppe Adorante, Gianpiero Colonna e Emanuele Andrisani.
Un evento di questo tipo si prepara con il lavoro di mesi e quando ci si avvicina alla gara il coinvolgimento aumenta mettendo in certi casi a dura prova il sistema di sopportazione dello stress. Affrontare il Rimini Challenge nella giusta condizione mentale è sicuramente uno dei presupposti per finalizzare l’allenamento svolto in funzione del raggiungimento di una prestazione sportiva. Una cosa che influenza positivamente il nostro approccio mentale alla gara di triathlon è “sapere” come comportarci nelle varie situazioni che si presentano in gara. Il giorno della verità – commenta Antonio ambrosecchia- comincia alle 6,30 di domenica mattina apro gli occhi e corro alla finestra. Il cielo grigio scarica una pioggia torrenziale, il vento forte tende le bandiere, il mare è scuro e tormentato dalle onde. Mi preparo ad uscire, idue chilometri che mi separano dall’area di transizione sono lugubri, poi però, una volta insieme ai compagni di squadra del Team Light Matera, con i sorrisi e gli incitamenti torna anche il coraggio. Come al solito mentre preparo la postazione per il cambio (ci sono sempre tanti dettagli da curare) il cuore sale di giri e l’adrenalina inizia a pompare dalle ginocchia. Non sento neanche più il freddo per la tensione, neanche quando dopo aver infilato la muta ci troviamo tutti insieme sulla sabbia gelida all’interno delle gabbie di partenza. Lo start è diviso in otto wave da circa 250 atleti l’una, a me tocca la terza. Quando quella davanti a noi parte e la nostra viene fatta avanzare fino alla fettuccia del via è come vedere la scena iniziale di “Salvate il soldato Ryan”. Un nugolo di braccia e teste sbatacchiato dalle onde lotta contro la corrente in direzione della prima boa, punto giallo ben visibile dalla spiaggia ma che immagino molto meno identificabile una volta in acqua .Cerco di concentrarmi unicamente sulla direzione da prendere, non troppo dritto alla boa per non “scadere” a causa della corrente e dover procedere a zig zag, ma neppure troppo esterno come vedo fare ad alcuni. Poi all’improvviso suona la sirena e mi ritrovo in acqua. Saltello sopra l’onda a riva, il fiato rotto, le gambe che si induriscono, fino a quando non avanzo più e sono costretto a buttarmi.
Galleggio, onda, inghiotto acqua salmastra. Quando sono nella pancia dell’onda non vedo dove sto andando: “calma e sangue freddo”, penso. Fino alla prima boa è una lotta poi finalmente quando riesco a girarla comincio a nuotare più velocemente.Prendo il ritmo e quando supero la seconda boa puntando alla spiaggia posso quasi surfare l’onda. Esco dall’acqua e corro a recuperare la bici.Inizio a pedalare sul lungo mare, comincio a spingere come si deve. Il finale è difficile, tra falsopiani, calcavia, curve e il fondo irregolare, ma in breve arrivo in zona cambio. Adesso arriva la corsa. Esco dalla T2 galvanizzato, mi metto subito e senza fatica a 4’50” pensando che sia il ritmo perfetto per completare i 21 km”.
“Qui a Rimini – spiega Emanuele Andrisani- ho spostato ancora più in là i miei limiti, imparando a non farmi condizionare dalle condizioni meteo, affrontare il mare in tempesta, ascoltare i messaggi del mio corpo e non dare retta ai pensieri negativi ma trasformarli in emozioni positive. Mentalmente suddividere la distanza in vari steeps e abituarsi a pensare positivo. Ragionare sempre”.
Giuseppe Adorante: “Dopo circa 8 mesi di duri allenamenti contraddistinti da rinunce, paure, sacrifici, discese e salite, consapevolezza dei propri limiti, ho esaudito un sogno che inizialmente pensavo fosse per me impossibile da realizzare: percorre il “red carpet” del triathlon 70.3 di Rimini con lacrime di gioia e incredulo di quello che ero riuscito a portare a termine. Un grazie doveroso va alla mia compagna e alla mia famiglia per avermi sopportato e supportato continuamente fino all’ultimo minuto prima della partenza e ai miei amici di allenamento, che sin dall’inizio si sono dimostrati unici e fondamentali per il raggiungimento del mio obiettivo”.
Giampiero Colonna: “Un’esperienza indimenticabile, quella vissuta a Rimini. Il coronamento di mesi di preparazione, rinunce e sacrifici. Mi avevano detto che non si arriva mai pronti a una competizione come questa, si può essere pronti solo ad affrontarne le sue insidie e difficoltà. Con questo presupposto ti ritrovi sulla linea di partenza di un Ironman 70.3 dove riconosci la tensione sul volto degli altri, perché è la stessa tensione che stai vivendo tu, ma in quel momento l’unica cosa che vuoi è partire, tuffarti in mare e dare forma a quel sogno che insegui da mesi. Un sogno che si concretizza e che prende forma su quel tappeto rosso che ti porta al traguardo, dove potrai abbracciare chi ti ha supportato per tutti questi mesi. Di certo il tempo finale non rispecchia le aspettative ma per quello sicuramente ci sarà occasione migliore.
Alla termine della loro impresa questi i loro risultati: Antonio Ambrosecchia 5h 29 min 17”sec; Giuseppe Adorante 5 h 37min 58sec; Gianpiero Colonna 6 h 52 min 35 sec e Emanuele Andrisani 6 h 53 min 44 sec”.