Calcio a 5, Cmb rinuncia alla serie A. Di seguito la nota integrale della società guidata dal presidente dimissionario Rocco Auletta.
Tifare, urlare, gioire e talvolta piangere. Per l’uomo è necessario, sempre e ovunque, sentirsi parte di qualcosa. Nello sport non solo si è parte di un gruppo, cioè di una tifoseria, ma si è parte di un gruppo che supporta un altro gruppo, cioè la squadra, a cui il primo si considera interconnesso e indissolubilmente legato. È come se fosse una matrioska: io e altri supportiamo un insieme di persone alle quali ci sentiamo legati e con le quali sentiamo di condividere qualcosa. Il tifoso non gioca nel campo, ma è di fondamentale aiuto con il suo incitamento.
Il CMB, negli ultimi 10 anni, è stato in grado di costruire un’identità forte e una forma di aggregazione in un territorio che non offre nulla e che identifica lo sport come unico mezzo di aggregazione sano e costruttivo. Così come Achille non è realmente eroe finché qualcuno non legge la sua leggenda, emozionandosi e custodendo nella memoria le sue imprese, neanche lo sport senza il mondo che lo circonda e che riempie i palazzetti con corpo, mente e anima sarebbe il mito contemporaneo che è diventato. Il CMB è diventato grande grazie alla sua “Famiglia”, a quello che di sano è stato in grado di costruire intorno, grazie alla passione dei suoi dirigenti, le manifestazioni di affetto dei tifosi, tutte dimostrazione di un percorso ma soprattutto di una ascesa veloce e coinvolgente che ha permesso ai colori biancazzurri di vincere campionati e di essere protagonista di tre stagioni in Serie A, con traguardi importanti come la semifinale di Coppa Italia. Una scommessa vinta grazie al supporto di tutti, ad eccezione della classe politica e del mondo imprenditoriale lucano, sempre distanti e poco attenti alle reali problematiche della società. Abbiamo posto tutti i mattoni che ci erano richiesti per provarci, siamo arrivati nell’Olimpo del futsal, ci siamo giocati Coppe contro i Campioni d’Italia ma ci siamo anche resi conto che in questa Regione siamo soli e che lottiamo senza armi.
Il CDA e l’assemblea tutta, condividono le ragioni esposte dal presidente nel comunicato pubblicato relativamente alle proprie dimissioni, ragioni che, si sottolinea, devono essere lette congiuntamente, visto che senza strutture e senza risorse finanziare, sia pubbliche (contributi regionali) che private (sponsor), si è, appunto, disarmati.
Evidenziamo un aspetto che sfugge ai più sul nostro territorio, abbiamo raggiunto la serie A ed abbiamo disputato tre campionati di serie A, grazie principalmente al supporto finanziario di aziende del nord Italia.
Gli ultimi giorni sono stati intensi e soprattutto determinanti per il futuro del club, serate estive di riunioni e interlocuzioni con imprenditori materani, manifestazioni di interesse che si sono tradotte in un nulla di fatto e che rappresentano l’ennesima dimostrazione di una tessuto imprenditoriale lucano distante e troppo spesso legato ad un tornaconto personale dove lo sport è visto come vetrina e non come passione da coltivare, aggregazione e missione sociale, dove progetti lungimiranti vengono troppo spesso sottovalutati e “snobbati”; interlocuzioni che alla fine si sono dimostrati una farsa, o forse più precisamente una “pagliacciata”.
Interlocuzioni che sono continuate anche con la Regione Basilicata, ma con il solito refrain, “stiamo vedendo”, ma da questo punto di vista, le risposte da ora in avanti verranno date ai legali della società.
Ci saremmo aspettati almeno un’accelerata da parte delle Amministrazioni Comunali competenti in termini di strutture sportive, ma nulla, tutto tace. Vorremmo però sottolineare un aspetto importante, rispetto ad un messaggio errato che sta propagandosi, ovvero “non ci sarete quindi inutile accelerare i tempi”, la realtà sotto gli occhi di tutti è invece un’altra “ci avete disintegrato, da quattro anni a questa parte, portandoci allo sfinimento assoluto, senza, tra l’altro, un bagliore di luce nel futuro, in termini di certezze”.
Proprio per tutti coloro che hanno la memoria “corta”, vorremmo riassumere i nostri ultimi 4 anni. Infatti proprio 4 anni fa, ribadiamo 4, parte il nostro pellegrinaggio, da Grassano a Salandra, con la promessa che a dicembre dello stesso anno saremmo ritornati a casa. Naturalmente, proprio per questo motivo, i calciatori abitano a Grassano e gli allenamenti Si svolgono a Salandra. Ovviamente a dicembre non rientriamo e questo tran tran quotidiano, Grassano – Salandra, dura 2 anni (anche il primo di A). Inutile evidenziare gli ingenti sforzi finanziari oltre che in termini organizzativi, senza alcun contributo da parte di chicchessia. All’alba del terzo anno, ci trasferiamo a Matera, presenza del Covid, seppur in deroga, disputiamo le partite alla Tensostruttura di Via dei Sanniti, ma il problema è dietro l’angolo, perché l’anno successivo c’è la necessità di effettuare lavori di adeguamento alla Tensostruttura, causa formazione condensa. Come al solito non ci perdiamo d’animo. Incontri in Regione, e con l’ausilio di un politico locale e dell’Assessore allo sport della Regione Basilicata, vengono assegnate, al Comune di Matera, somme per 200.000,00 euro, che con l’aggiunta del contributo comunale di € 50.000,00, diventando complessivamente € 250.000,00. Nel frattempo ci trasferiamo a giocare ed allenarci a Policoro, mentre i calciatori abitano a Matera, con la promessa che a fine ottobre saremmo ritornati a Matera. Manco a dirlo, abbiamo giocato tutta la stagione a Policoro, con un vero e proprio “bagno di sangue” sia a livello finanziario che organizzativo. Ed oggi, dopo un anno? silenzio assoluto, la gara per i lavori non è stata ancora appaltata, e come al solito, tutto tace.
Nella Regione del lamento funziona così, se esiste qualcosa di bello si deve far in modo di eliminarla, altrimenti poi non ci sono i motivi per piangere e lamentarsi perché non c’è nulla. In virtù di quanto sopra esposto, ma anche di altra miriade di motivi, che è inutile ritornare a citare, Il Consiglio Direttivo del CMB non intende più assumersi l’impegno di iscrivere la squadra al prossimo campionato, sia di Serie A che del settore giovanile. Porte ancora aperte a chi vuole subentrare ma ad oggi non ci sono le condizioni per proseguire l’avventura in Serie A.
Pertanto, la società è costretta ad un drastico ridimensionamento , che potrebbe portare persino al “ritorno” nei campionati regionali. Immaginare che pochissimi “pazzi”, possano portare avanti un progetto così impegnativo, è impensabile. Ci abbiamo provato con tutte le nostre forze ma si tratta di un’impresa che per il momento non è sostenibile. Nulla potrà cancellare gli anni vissuti insieme, il ricordo e l’affetto di un territorio, speriamo solo che questo gesto possa aprire gli occhi di molti, anche se ci crediamo poco.