Dopo l’addio al calcio di Francesco Totti riportiamo le riflessioni sul tema di Vincenzo Viti.
Caro Direttore,
Mi consenta qualche pensiero in libertà, fuori dei sentieri che abitualmente frequentiamo.
Ho vissuto, in una solare domenica romana, la rappresentazione dell’epicedio amoroso fra Roma e Totti, eroe eponimo acclamato per oltre un quarto di secolo.
Non tifo per la Roma pur se vivo il culto dei romani come un avvolgente rito pagano. Sono legato,per ragioni genealizie,all’Atalanta che mi fa soffrire da oltre sessant’anni (felice eccezione quest’anno). Un legame che nacque quando appresi da mio Padre che la squadra di Bergamo aveva stravinto con la Sampdoria. Un amore a vita, irrazionale,un rigurgito nativo che si è ancor più consolidato quando ho appreso che il Presidente del sodalizio, Percassi è nato, per una favolosa coincidenza come me, a Clusone,splendido centro della Val Seriana,ove i miei genitori si erano temporaneamente trasferiti.
Ne scrivo solo per comunicare e condividere un sentimento che va oltre le emozioni sincere e contaminanti che hanno domenica scorsa dominato la scena diffondendo un tenero afrore di fraternità,di empatia,di retrocessione nelle acque lustrali dell’infanzia.
Aggiungo che la mia predilezione per l’Atalanta nasce dalla ricerca di un’ identità protettiva contro il fascino omologante delle grandi potenze del calcio. Quindi dalla rivendicazione delle ragioni della”provincia” come condizione dell’anima, innocenza e integrità, orgogliosa minorità epica contro la forza dei poteri metropolitani. Eppoi dall’urgenza di difendere una Dea dalle arroganze terrene di Juventus,Milan,Inter e via disputando!
Ma,tornando a noi, ho visto ieri,sotto il cielo di Roma,dispiegarsi quel sottile, perfido refolo del sentimento che si prende la rivincita contro il cinismo e la prepotenza degli interessi e le oscurità del Gioco. Mi sono sentito coinvolto dalla potenza delle lacrime (quanti adolescenti e non solo !), dalla forza irresistibile del gesto,della virtù e della lealtà (contro la molle indifferenza della romanita’ quotidiana) nel rendiconto “naif” che Totti ha voluto dedicare alla sua gente!
Instillando dentro una prosa infantile e didascalica (la sua) la profondità di un sentimento viscerale e di una comunicazione totale.
Un autentico miracolo in un tempo incendiato da insulti sanguinosi,da turpiloqui, talvolta da razzismi beceri.
Mi sono chiesto. Ma il calcio non è,nelle tante congetture ad uso del sociologismo applicato,
la “prosecuzione della guerra”?
Come vogliono le antiche metafore di Clausewitz?
Ma quando il calcio viene declinato come poesia povera ed estrema,estenuata e felice proiezione del sentimento,non diviene piuttosto metafora dell’armonia del mondo,del trionfo del valore umano, in una parola, della pace?
Questo avrei voglia di dirle, caro Direttore,a fianco di un evento a suo modo eccezionale.
Totti, la sua famiglia, il mondo intorno a lui,una cornice che aiuta a sperare.
Pnzam a u MATER !
Viti sei andato a Roma allo stadio… Embè sai quanto ce ne frega? Per forza ci devi ammorbare con le tue riflessioni egoistiche e inutili per una città che hai contribuito a rovinare?
…..dell’epicedio amoroso……
………..perfido refolo……………..
…………..metafore di Clausewitz?………
….Instillando dentro una prosa infantile e didascalica (la sua) la profondità di un sentimento viscerale e di una comunicazione totale………..
…………………….il calcio viene declinato come poesia povera ed estrema,estenuata e felice proiezione del sentimento,non diviene piuttosto metafora dell’armonia del mondo,del trionfo del valore umano, in una parola, della pace?………………..
VCINZ,,,,,,,ca na partit si giut a vdè.
Caspita, ancora più colte dei comunicati di Angelino, queste brevi note di Vincenzo.